Sette attrici in scena, un giallo da camera ambientato in una notte di Natale degli anni '30 e un film da cui partire Otto donne e un mistero di Francois Ozon. Venti anni dopo quella che nelle mani del regista francese era una commedia noir piena di momenti musicali, in Italia si trasforma in un film leggero e meno cupo. Dirige Alessandro Genovesi che riscrive la storia con Lisa Nur Sultan, le donne diventano sette (7 donne e un mistero in sala dal 25 dicembre) e a interpretarle ci pensano Margherita Buy, Sabrina Impacciatore, Benedetta Porcaroli, Luisa Ranieri, Micaela Ramazzotti, Diana Del Bufalo e Ornella Vanoni. Con loro il regista ha cercato di fare un passo indietro e di "essere coraggioso e gentile. Dovevo portarle in un mondo che non esiste, è stato un lungo viaggio e loro mi hanno aiutato molto. Ho voluto indirizzare le energie nel divertimento più che negli schiaffi che sarebbero potuti partire! - racconta il regi_sta -. Siamo stati fortunati ad avere anche una scenografia così bella e un copione dalle grandi potenzialità per cui non rimaneva che suonarlo". Il resto ce lo racconta insieme alle sette fantastiche interpreti e alla sceneggiatrice.
Dalla piece al remake passando per Ozon
Rispetto all'originale di Ozon 7 donne e un mistero sposta l'ambientazione dagli anni '50 ai '30 mentre il testo "è stato reso più contemporaneo nel tipo di relazioni". Ma non solo: "È un film di Natale divertente per un pubblico di uomini e donne italiane che vengono da un anno pesante. È inoltre più agile, compatto e meno cupo, - spiega Lisa Nur Sultan - una storia con una forma di amicizia diffusa all'interno dei personaggi. La combinazione un po' giocosa e gioiosa che volevamo si è realizzata anche partendo da un copione, quasi un canovaccio, su cui le attrici potessero giocare e creare un ambiente in cui la gente avesse voglia di passare un pomeriggio di Natale. È un bel mondo in cui stare con delle punte di cattiveria qua e là, stemperate da un tono che nel film francese aveva derive più morbose e anni '50". A Genovesi interessava soprattutto "giocare e che venisse fuori l'aspetto giallo del film. L'obiettivo era confrontarmi con un genere e inquinarlo con un altro, la commedia. L'occhio è completamente diverso da quello di Ozon e c'è una donna in meno, perché non serviva; per quello che volevamo raccontare era sufficiente il ruolo di Luisa Ranieri". Il remake italiano rinuncia inoltre a tutta la parte musicale, "era un'idea di regia di Ozon, un conto è fare un remake un altro è rubare e copiare le idee degli altri".
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La forza delle donne
Tutto ruota attorno al misterioso omicidio di un imprenditore, marito, padre e amante al centro di un variegato gruppo di donne che si ritrova a dover risolvere il giallo dopo essersi riunito nella villa di famiglia. L'idea iniziale faceva un po' paura, non ne fa mistero Sabrina Impacciatore: "Prima di ogni lavoro vivo in uno stato di terrore perpetuo, questa volta ero terrorizzata dal pensiero di essere tutte donne, perché siamo cresciute con l'idea che siano sempre in competizione tra loro, invece la cosa magica e in cui credo profondamente, è che quando riusciamo a creare un terreno di gioco, ascolto e osservazione reciproca noi donne abbiamo una complicità inarrivabile per gli uomini, perché ci capiamo su tanti piani differenti. - dice - Nel tempo ci siamo prima osservate, studiate, a volte anche fraintese, poi progressivamente la relazione tra noi è cresciuta di giorno in giorno andando verso il sostegno reciproco e il gioco. Troppo spesso le donne dimenticano di giocare". Un clima che anche Margherita Buy definisce di complicità: "Basta con l'idea che le donne debbano farsi la guerra: se siamo unite saremo sempre più forti", asserisce l'attrice, anche lei inizialmente un po' timorosa.
Fuori dal coro invece Luisa Ranieri: "Non ero affatto spaventata, ho subito pensato: 'Che bello, finalmente un film con tutte donne'. Abbiamo fatto un lavoro di squadra e ci scambiavano costantemente delle idee, era quasi un lavoro a tavolino come si fa a teatro. Storicamente le donne erano zitelle da maritare, per fortuna ci si è evoluti; in questo caso eravamo tutte donne intelligenti e soprattutto grandi professioniste". La forza del film per Micaela Ramazzotti sta proprio nelle interpretazioni delle sue colleghe, "attrici pazzesche con tempi comici geniali. Quando poi ho saputo che ci sarebbe stata Ornella Vanoni ho pensato: 'E quando mi ricapita'!", confessa. Ma contano anche "il tocco da Agatha Christie, le musiche, la coesione. Un film di sole donne al cinema dà molto coraggio. Ho un'inclinazione all'asociale, sfioro il misantropo e a livello umano questa è stata una grande esperienza. Volevo davvero conoscerle e avere a che fare con delle colleghe brave e intelligenti come loro. È stato un arricchimento, sono convinta che sette uomini insieme non sarebbero stati in grado di arrivare a fine riprese". Anche per Benedetta Porcaroli, la più giovane del gruppo, non è stato difficile lanciarsi in quello che scherzando chiama "un esperimento quasi antropologico".
Una storia di vendetta o sorellanza?
Ma tra atmosfere hitchcockiane e segreti che improvvisamente vengono a galla nell'arco di una notte, 7 donne e un mistero è anche una storia di vendetta e invidie reciproche. Secondo Luisa Ranieri più che di vendetta il film parla della "possibilità di scoprire altarini, vengono fuori i nodi e i conflitti subdoli che esistono in tutte le famiglie. C'è un progressivo svelare e scoprire ciò che non si deve sapere, alla fine nessuna si vendica, anzi c'è un includere l'altro". Il loro rapporto con il sentimento di vendetta? Per Sabrina Impacciatore è inesistente perché "non ho dentro di me la possibilità di serbare rancore e non riesco a concepire l'idea di vendicarmi. Dimentico i torti a parte i tradimenti dell'anima, in quel caso elimino completamente la persona dalla mia vita. Non la frequento più".
"Io lo sarei per quattro secondi. Sono convinta che se fai del male prima o poi ti torna indietro. La penso molto e aspetto che arrivi", scherza Buy. A prevalere più dell'dea della vendetta è secondo Ramazzotti "il coraggio di queste donne di tenere aperto il vaso di pandora scoperchiato, di rimanere comunque coese e trovare una propria strada". Che è quella della convivenza pacifica in barba ad un immaginario diffuso che le vuole perennemente in guerra tra loro.