Al Festival del Cinema Europeo di Lecce 2021 si celebra 7 chili in 7 giorni, oggetto di un recente restauro grazie a Infinity+. Il film interpretato da Carlo Verdone e Renato Pozzetto, è stato fortemente voluto dal fratello di Carlo, Luca Verdone, che sognava l'esordio dietro la macchina da presa. Proprio i fratelli Verdone sono intervenuti a Lecce a presentare il film insieme a Silvia Annichiarico, interprete di Samantha, la moglie del personaggio di Carlo Verdone.
Girato nei dintorni di Monteverde, storico quartier generale dei Verdone, 7 chili in 7 giorni si fa beffe dell'ossessione per la forma fisica e delle cliniche per il dimagrimento raccontando la truffa di due soci, Alfio e Silvano, che decidono di aprire una clinica propria proponendo un programma suicida e affamando i clienti di turno desiderosi di riconquistare la forma perduta. A parlare della genesi del film è Luca Verdone: "Accarezzavo da tempo l'idea di realizzare una farsa sulle cure dimagranti. Ho proposto il progetto a Cecchi Gori e lui si è subito dimostrato interessato così ho scritto il soggetto in una notte. Lui mi ha detto 'Se c'è tuo fratello il film si fa'. Carlo è un generoso e ha accettato".
Una commedia di prime volte
La versione restaurata di 7 chili in 7 giorni è disponibile su Infinity+ dall'11 novembre. Pur vantando due pezzi da novanta della comicità italiana come Carlo Verdone e Renato Pozzetto, nel 1986, quando il film uscì, nessuno prevedeva un successo longevo come quello che poi è piovuto sul film. "All'epoca io e Carlo non avremmo potuto prevedere una vita così lunga, il film si è rivelato un successo di proporzioni incredibili anche in tv, in Spagna ne hanno fatto perfino un remake" confessa Luca Verdone, forte della complicità col fratello Carlo che puntualizza: "L'idea del titolo è mia, all'epoca in tv si vedevano solo culi, l'ossessione per la dieta era imperante. 7 chili in 7 giorni è un omicidio, fa ridere per forza".
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Pur essendo alla prima regia, Luca Verdone specifica di non essere stato intimidito dall'impresa: "Dirigere mio fratello è stato semplice. Siamo cresciuti insieme, ci conosciamo talmente bene che l'uno sa sempre cosa pensa l'altro. E poi non era la prima volta. Avevo diretto Carlo in una compagnia teatrale scolastica, lui faceva la parte di Panurgo in Gargantua e Pantagruel ed era già bravissimo". E proposito di prime volte, anche Silvia Annichiarico, in 7 chili in 7 giorni ha dovuto affrontare importanti novità: "Luca mi disse 'Tu sarai la moglie di mio fratello'. Mi ha scelto così, senza provino, senza niente. La mia prima scena d'amore è stata con Carlo, non lo avevo mai fatto prima. Non mi hanno detto niente, lui mi è zompato addosso e io sono scoppiata a ridere".
Le comparse di Fellini
Per quanto riguarda il gran numero di caratteristi presenti in ruoli secondari, Il regista ammette di aver saccheggiato l'archivio di Federico Fellini: "Avevo scelto l'aiuto di Fellini, Filippo Ascione, che prendeva le foto dai faldoni del maestro. Quando mi serviva qualche figura grottesca attingevo a quelle foto che mi sono state utilissime. La nonna, Fides Stagni, era una pittrice futurista, mi regalò perfino un suo quadro, Er Chiodo, ha fatto quasi tutti i film di Fellini così come il Cardinale. Quando invitai il maestro a vedere il film, la scusa era per fargli vedere come avevo utilizzato le sue comparse. Alla fine non venne perché avevo un impegno con Mastroianni e Anita Ekberg a Grottaferrata, ma mi scrisse una letterina molto gentile".
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Ridere, col polically correct, è una disgrazia
Ancora oggi il pubblico ricorda le battute di culto di 7 chili in 7 giorni scritte da Luca Verdone con Leo Benvenuti e Piero De Bernardi. "Era un flusso continuo di idee, la sceneggiatura era la base, ma certe battute di Carlo e Renato nascevano al momento, c'era una buona dose di improvvisazione. Quando si hanno grandi attori devono vivere, devono essere lasciati liberi". La libertà di cui ha goduto 7 chili in 7 giorni oggi probabilmente non esisterebbe per via del politically correct. Tante gag del film non sarebbero accolte in un film che si fa beffe delle taglie forti. Come ammette il regista: "Oggi nel mainstream si tende a drammatizzare i problemi. Noi abbiamo fatto il film dando un'impostazione leggera, piacevole che i registi di oggi non darebbero. Mi ero ispirato a certi film inglesi come Pranzo reale di Malcolm Mowbray, ma oggi non la spunterei".
Carlo Verdone è molto critico sulla situazione attuale della comicità e specifica che oggi è più difficile fare commedia. Il motivo? "Quando ho scritto Vita da Carlo, ogni giorno ci fermavamo un'ora a rivedere tutto in ottica polically correct, è diventato un percorso a ostacoli, anzi una tragedia. Spesso non si riesce a contestualizzare il momento e il tempo. A me queste critiche non stanno bene perché arriveremo a ridere un po' meno. Non si può più dire niente. In quest'ottica i miei film o quelli di Alberto Sordi andrebbero tutti buttati". Verdone è ancora più lapidario quando viene interrogato sull'esistenza di un suo possibile erede: "Non c'è. Ho avuto l'onore di avere un piede nell'epoca d'oro dei grandi della risata, Sordi, Manfredi, Tognazzi, e poi mi sono inventato qualcosa di nuovo. Bisogna aver fatto un certo tipo di percorso. Oggi nessuno lo ha fatto, ma prima o poi qualcuno arriverà e porterà qualcosa di nuovo nel genere. Non vedo l'ora che succeda".