La silenziosa riva di un fiume, in aperta campagna, alla tiepida luce dell'alba. Il primo piano di una giovane donna orientale, Jocelyn (Joan Chen), intenta a truccarsi davanti allo specchio. Un uomo di mezza età, Pete Martell (Jack Nance), esce da una baita e si avvia verso il fiume con la sua canna da pesca, quando avvista una lunga sacca di plastica depositata dall'acqua sulla spiaggia. Pete si avvicina, intimorito, fino a scorgere una chioma di capelli biondi che fuoriescono dalla sacca. "È morta... è avvolta nella plastica!", sono le parole dell'uomo, poco dopo, mentre telefona allo sceriffo.
Introdotto dalle immagini ironicamente idilliache della sigla e dall'ipnotico tema musicale di Angelo Badalamenti, quello appena descritto è uno degli incipit più celebri negli annali della televisione. Ancora qualche minuto, e da quell'enorme sudario di plastica sarebbe emerso il volto livido della giovanissima Laura Palmer, innescando il quesito che, per mesi interi, avrebbe monopolizzato l'attenzione e la curiosità del pubblico di tutto il mondo: chi ha ucciso Laura Palmer?
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Il mistero di Laura Palmer: un'altra televisione è possibile
Era l'8 aprile 1990 quando la ABC mandava in onda il primo episodio, novantaquattro minuti di durata, di Twin Peaks, serie ideata, scritta e prodotta da Mark Frost, già fra gli autori di Hill Street - Giorno e notte, e da David Lynch, il visionario e geniale regista di capolavori del calibro di The Elephant Man e Velluto blu. Una scommessa senza precedenti, a dir poco rischiosa in virtù del tono decisamente macabro e dark del racconto, ben lontano dagli stilemi della TV del decennio precedente, e soprattutto inedita nell'ambito di un panorama televisivo rigorosamente codificato per un target 'familiare'. Un vero e proprio azzardo, che nell'arco di una domenica sera ipnotizzò e tenne incollati davanti allo schermo quasi trentacinque milioni di spettatori negli Stati Uniti. Improvvisamente la ABC si rese conto di avere fra le mani un successo senza precedenti, che nelle settimane a venire - la serie venne mandata in onda il giovedì sera - si tramutò in un autentico fenomeno di costume, in grado di trascendere i consueti confini di uno sceneggiato televisivo e di far scoprire che un'altra televisione era possibile: una televisione con caratteristiche mutuate in parte dal cinema, una televisione che non fosse stereotipata e rassicurante, ma che al contrario sapeva innescare turbamenti profondi ed inquietudini sconosciute prima di allora al piccolo schermo.
Per oltre sette mesi il mistero di Laura Palmer, la reginetta di bellezza e studentessa modello con il volto ormai iconico dell'attrice Sheryl Lee, vittima di un omicidio dai contorni mostruosi e surreali, ossessionò il pubblico di tutto il globo, impegnato a seguire passo dopo passo le indagini condotte dall'agente speciale dell'FBI Dale Cooper (Kyle MacLachlan) e dallo sceriffo Harry S. Truman (Michael Ontkean) fra gli abitanti della ridente cittadina di Twin Peaks, districandosi fra scheletri negli armadi e angoscianti premonizioni, fra un sottobosco criminale di cui nessuno avrebbe mai sospettato l'esistenza ed elementi soprannaturali che sembrano indirizzare verso un altrove onirico, la cosiddetta Loggia Nera. Con una decisa deviazione rispetto ai canoni del poliziesco televisivo o del tradizionale murder mystery, Lynch diede vita ad un affascinante connubio fra il giallo di provincia, la soap opera e il thriller paranormale, trascinando gli spettatori all'interno di questo microcosmo disturbante e tenebroso, allo scopo di rivelare i lati oscuri celati dietro una superficie di apparente serenità e perbenismo.
I gufi non sono quello che sembrano: l'eredità di Twin Peaks
Acclamato già all'epoca della sua originaria messa in onda dalla critica, che ne riconobbe immediatamente la dirompente portata innovativa, Twin Peaks venne ricompensato nel gennaio 1991 con tre Golden Globe: miglior serie drammatica, miglior attore per Kyle MacLachlan e miglior attrice supporter per Piper Laurie, sopraffina nel ruolo dell'ambigua Catherine Martell, complice ed amante del losco faccendiere di Twin Peaks, Benjamin Horne (Richard Beymer). Ma accanto al formidabile MacLachlan, già attore feticcio di Lynch in Dune e Velluto blu, e a veterani di Hollywood quali Beymer e la Laurie, il cast della serie schierò anche numerosi attori emergenti, destinati a rimanere legati ai rispettivi personaggi: da Sheryl Lee, nel doppio ruolo della defunta Laura Palmer e della sua cugina dai capelli corvini, Madeleine Ferguson, a Lara Flynn Boyle nei panni di Donna Hayward, la migliore amica di Laura, e Sherilyn Fenn in quelli di Audrey Horne, la sensuale figlia di Benjamin, infatuata dell'agente Cooper; senza dimenticare l'esordiente Frank Silva, un tecnico selezionato per caso da Lynch stesso per impersonare il malefico Bob, creatura demoniaca che per anni avrebbe popolato gli incubi degli appassionati della serie.
I'll see you again in twenty-five years
L'anno prossimo Twin Peaks potrebbe riapparire in TV, a venticinque anni di distanza dalla trasmissione del trentesimo e, ad oggi, ultimo episodio: Beyond Life and Death, puntata conclusa da un clamoroso cliffhanger che, nel giugno 1991, lasciò i fan della serie con una curiosità tutt'oggi insaziata sulla sorte dei protagonisti. "Ti rivedrò ancora fra venticinque anni", aveva predetto lo spirito di Laura Palmer all'agente Cooper; e quale maggiore conferma dell'enorme popolarità di cui continua a godere Twin Peaks di una terza, attesissima stagione? Una stagione la cui realizzazione, tuttavia, sembra ora in bilico dopo l'inaspettato abbandono di David Lynch, provocato dal fallimento delle trattative fra il regista e il canale Showtime. Un eventuale 'ritorno' che, in ogni caso, avrebbe luogo in un panorama completamente differente rispetto a quello di un quarto di secolo fa: la TV odierna, come ben sappiamo, è mutata radicalmente rispetto al lontano 1990, e in ampia misura tale evoluzione è stata possibile proprio grazie ad un prodotto come Twin Peaks. La serie di Lynch, del resto, ha esercitato e continua ad esercitare un'imprescindibile influenza sulla narrativa per il piccolo schermo: un'influenza rintracciabile in diversi titoli che, in un modo o nell'altro, ne hanno seguito (almeno in parte) le orme...
Da Twin Peaks a X-Files: la rivoluzione ha inizio
Il 12 luglio 1990, appena tre mesi dopo la messa in onda del pilot di Twin Peaks, sulla CBS debuttava una serie che sarebbe stata presto paragonata alla sua concorrente della ABC: Northern Exposure, banalmente rititolata nella versione italiana Un medico fra gli orsi. Filmata, come Twin Peaks, nello Stato di Washington, benché ambientata in Alaska, e collocata nella cornice di un'altra cittadina immaginaria, Cicely, Un medico fra gli orsi descriveva a sua volta stranezze ed eccentricità della vita di provincia attraverso personaggi bizzarri osservati dallo sguardo di un protagonista 'estraneo', il dottor Joel Fleischman (Rob Morrow), proveniente da New York. Anche Un medico fra gli orsi era un prodotto contraddistinto da uno stile anticonvenzionale, rispetto alle regole della TV coeva, e da note di umorismo grottesco, e nell'episodio Russian Flu arrivò perfino a rendere omaggio a Twin Peaks con molti, palesi riferimenti.
Nel 1993, sulla Fox debuttò invece un altro show di culto della TV degli anni Novanta: X-Files, la fortunatissima serie di fantascienza con protagonisti gli agenti dell'FBI Fox Mulder (David Duchovny) e Dana Scully (Gillian Anderson), alle prese con segreti legati all'esistenza degli UFO e casi che sfociavano nel paranormale. In onda per nove stagioni, fino al 2002, con ascolti record in tutto il mondo, X-Files portò avanti quell'impostazione sdoganata da Twin Peaks appena tre anni prima: il perturbante come tratto distintivo del racconto ed atmosfere cupe e gravide di angoscia, tali da attirare un pubblico di giovani e giovanissimi che, prima di allora, avevano sempre preferito i brividi del cinema alla pacata tranquillità delle serie TV. Prodotto coraggioso e sperimentale, proprio come quello di Lynch, X-Files ha avuto fra l'altro, come interprete principale, quel David Duchovny che era già comparso in tre episodi di Twin Peaks nei panni femminili di Denise Bryson, un agente della DEA che si trovava a collaborare con il suo ex collega Dale Cooper, svelandogli la propria natura femminile e la passione per il cross-dressing.
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Le nuove strade del mystery: Lost e Desperate Housewives
Se negli anni Novanta la massima declinazione del genere mystery in ambito televisivo è stata senza dubbio Twin Peaks, nel decennio successivo la serie che ha avuto un impatto simile, sempre sviluppando un intreccio costruito attorno ad un grande mistero centrale, è stata di sicuro Lost, un instant cult in onda sulla ABC per sei stagioni, fino al 2010, e in grado di tramutarsi in un gigantesco fenomeno di massa, a dispetto di un sostanziale declino - nella qualità e negli ascolti - in prossimità delle ultime stagioni. Se il cuore di Twin Peaks era costituito dalla ricerca della verità sull'omicidio di Laura Palmer, Lost ha catalizzato l'attenzione di decine di milioni di spettatori mediante gli interrogativi legati al disastro aereo che ha portato un manipolo di superstiti e trovare riparo su un'isola tropicale: in apparenza un'isola deserta, ma gravida in realtà di terribili segreti. Se in Twin Peaks la cittadina fra i "picchi gemelli" non era ridotta a mero teatro delle vicende, ma sprigionava suggestioni di incredibile potenza, in maniera analoga l'isola di Lost si propone come una fonte inesauribile di tensione: un regno sconosciuto e insidioso da esplorare puntata dopo puntata...
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Lost: i personaggi che hanno fatto la serie
Lost: i 10 migliori episodi della serie
Un'annata trionfale, il 2004, per la ABC, che appena un mese dopo Lost faceva debuttare un'altra delle serie evento del nuovo millennio: Desperate Housewives, ritratto delle esistenze di un piccolo gruppo di casalinghe nel ridente quartiere residenziale di Wisteria Lane. Ideato da Marc Cherry e ispirato in parte allo humor nero e all'impietosa satira dell'American way of life messa in atto nel 1999 dal pluripremiato American Beauty di Sam Mendes, Desperate Housewives ha conquistato fin da subito un enorme consenso fra critica e pubblico. E uno dei principali meriti della serie è stata proprio la sua capacità, perlomeno nelle prime stagioni, di amalgamare in un accattivante mix una pluralità di ingredienti eterogenei: il giallo e la soap opera, la sit-com e il noir, secondo una formula non troppo lontana da quella di Twin Peaks. Della serie culto di Lynch, in particolare, Desperate Housewives ha ripreso uno degli elementi cardine: lo smascheramento, ironico e dissacrante, della "doppia vita" nascosta dietro i colori pastello, i falsi sorrisi e i prati perfettamente curati delle villette di una comune cittadina di provincia, la fittizia Fairview, non così diversa da Twin Peaks o dalla Lumberton di Velluto blu. E vale la pena ricordare che, a partire dalla seconda stagione, del cast di Desperate Housewives ha fatto parte anche Kyle MacLachlan nella parte di Orson Hodge, subdolo ma affettuoso consorte della casalinga Bree Van de Kamp (Marcia Cross).
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Tra sci-fi e giallo: da Fringe a Wayward Pines
È ancora J.J. Abrams, già tra gli artefici del successo di Lost, a contribuire, nel 2008, alla creazione di Fringe, serie di fantascienza dai contorni soprannaturali che prende espressamente a modello appunto i due pilastri televisivi degli anni Novanta, ovvero X-Files e Twin Peaks. Oltre agli inside joke che rimandano all'universo di Twin Peaks, un intero episodio della seconda stagione, Northwest Passage, è costruito come un vero e proprio omaggio alla serie di Lynch (il cui working title, fra l'altro, era appunto Northwest Passage). Nella puntata, il protagonista Peter Bishop (Joshua Jackson) si reca in una cittadina nello Stato di Washington, dove una ragazza viene sequestrata e uccisa, spingendo Peter a collaborare con lo sceriffo Mathis (Martha Plimpton), tra una fetta di torta della tavola calda e contatti con universi paralleli... vi ricorda qualcosa?
Ma un omaggio ancora più smaccato a Twin Peaks è stato quello offerto nel 2010 dalla serie Psych con l'episodio Dual Spires (occhio al titolo!), un'altra indagine poliziesca sull'omicidio di una ragazza in una cittadina di provincia, tale Paula Merral (provate ad anagrammare le lettere del suo nome...). L'episodio vanta numerose citazioni a Twin Peaks e, soprattutto, la presenza di ben sette membri del cast della serie di Lynch nelle vesti di guest star, fra cui Sheryl Lee, Sherilyn Fenn, Dana Ashbrook e Ray Wise, oltre alla voce di Julee Cruise, la quale aveva già interpretato le canzoni di Badalamenti in Twin Peaks. E negli ultimissimi anni molte altre serie dal taglio mystery hanno mostrato un debito, talvolta più evidente, in altri casi soltanto accennato, nei confronti del magistero di Twin Peaks. I creatori di Bates Motel, ad esempio, hanno dichiarato di aver tenuto presente la serie di Lynch quando hanno ambientato l'ideale prequel del film Psycho nell'immaginaria cittadina di White Pine Bay, in Oregon, soffermandosi sui torbidi segreti degli abitanti del luogo e sulla componente violenta ed orrorifica celata dietro i sepolcri imbiancati della borghesia di provincia.
Altre serie, inclusa la blasonatissima True Detective, hanno recuperato quello che è ormai a tutti gli effetti un tòpos della narrativa poliziesca televisiva, ovvero le indagini sul brutale assassinio di una ragazza poco più che adolescente. E se True Detective ha messo in evidenza proprio gli aspetti più foschi e più crudi di una simile vicenda, un notevole trait d'union con Twin Peaks lo si può rintracciare nelle prime due stagioni di The Killing, adattamento datato 2011 di una serie della TV danese, in cui il fulcro del racconto è costituito dall'interrogativo al cuore del plot: chi ha ucciso Rosie Larsen? Dall'ambientazione sulla costa Nord-Ovest del Pacifico ai toni inesorabilmente sinistri della messa in scena, l'acclamato crime drama firmato da Veena Sud è stato più volte paragonato a Twin Peaks, pur conservando una propria coerenza interna ed un rigoroso realismo del tutto assente dalla serie di David Lynch. Confronto obbligato, infine, e ancor prima della messa in onda, quello fra Twin Peaks e una nuova serie del filone mystery che debutterà il mese prossimo sulla Fox: Wayward Pines, con una cittadina di montagna dell'Idaho a fare da sfondo alla vicenda dell'agente dei Servizi Segreti Ethan Burke (Matt Dillon), incaricato di far luce sull'improvvisa scomparsa di due suoi colleghi fra gli impervi boschi di Wayward Pines.
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Lisa Simpson nella Loggia Nera: Twin Peaks e la parodia
A certificare lo statuto iconico di Twin Peaks nel nostro immaginario collettivo non poteva che essere la sua trasformazione in oggetto di parodia: e fra le numerose parodie realizzate nel corso degli anni, quale migliore tributo di un omaggio all'interno della serie animata più popolare dell'ultimo quarto di secolo, I Simpson? La prima parodia è quella elaborata nella seconda parte di uno degli episodi più popolari de I Simpson, Chi ha sparato al signor Burns?, trasmesso nel 1995 in due puntate distinte, a cavallo fra la sesta e la settima stagione.
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Impegnato a indagare sul tentato omicidio del signor Burns, il goffo Commissario Winchester si addormenta per ritrovarsi, in sogno, in una stanza circondata da drappi rossi, identica alla Loggia Nera, con tanto di musica di sassofono in sottofondo, mentre Lisa Simpson si materializza davanti a lui danzando e parlando al contrario, come il misterioso nano ballerino che suggeriva a Dale Cooper gli indizi sulla morte di Laura Palmer. Il Commissario Winchester, però, si dimostra assai meno recettivo di Cooper, costringendo la povera Lisa, esasperata, ad abbandonare gli enigmi e ad esplodere in un furioso: "Controlla nell'abito di Burns, cazzarola!". Ma non è finita qui: due anni dopo, nell'episodio Lisa's Sax, osserviamo Homer mentre, in piena notte, se ne sta incollato davanti alla TV a guardare una puntata di Twin Peaks, con il Gigante che balla insieme a un cavallo. Homer, estasiato, esclama un sonoro "Genialmitico!", salvo poi aggiungere: "Non ho la minima idea di quello che sta succedendo". Un'ammissione che, con tutta probabilità, sarà stata valida pure per tanti spettatori del 'vero' Twin Peaks, ieri come oggi; ma che, in fondo, non diminuisce di un grammo il coinvolgimento e l'ammirazione per una serie che ha cambiato in maniera irrevocabile il volto della TV. Anche per questo, grazie Twin Peaks e buon venticinquesimo anniversario...
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