200 metri, la recensione: Israele e la Palestina in un tragico paradosso

La recensione di 200 Metri: il film d'esordio del regista palestinese Ameen Nayfeh, in sala il 25 agosto, è una storia di vita quotidiana che però è eccezionale nel rappresentare, con semplicità, cosa accade da anni in Palestina.

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200 metri: una sequenza del film

Le notizie da Israele e Palestina sono arrivate, purtroppo, ancora una volta tragiche, come arrivano da troppo tempo, proprio poche settimane fa. La questione israelo-palestinese è uno dei nodi irrisolti della politica internazionale: a noi arrivano le notizie in occasione di fatti eclatanti come gli attentati. Ma è sulla vita delle persone, ogni giorno, ogni ora, che ricade questa situazione assurda. Nella recensione di 200 Metri, il film d'esordio del regista palestinese Ameen Nayfeh, Premio del Pubblico alle Giornate degli Autori a Venezia77, in sala il 25 agosto, distribuito da I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection, vi presentiamo un film dove tutto questo ci viene raccontato in maniera chiara e inequivocabile. È una storia di vita quotidiana, quella di una famiglia qualunque, che però è eccezionale nel rappresentare, con semplicità, cosa accade da anni in Palestina. Per chi è appassionato della questione, ma anche per chi non la conosce e vuole saperne di più, è un film teso e appassionato, da non perdere.

Al di là del muro

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200 metri: Ali Suliman in un primo piano

200 Metri è la storia di una famiglia come tante. Mustafa e sua moglie Salwa si amano profondamente, sono affiatati e hanno due figli a cui tengono molto. Vivono in Palestina, ma in due paesi diversi, che sono distanti tra loro solo duecento metri, ma sono divisi dalla barriera di separazione israeliana. Lui, per orgoglio, non ha mai voluto prendere i documenti che gli permetterebbero di vivere dall'altra patte. La moglie, per contro, ha bisogno di vivere al di là del muro per lavoro. Così, ogni sera, la famiglia è costretta a separarsi. E Mustafa, dal suo terrazzo, accende una luce per augurare la buonanotte alla moglie e ai figli che sono dall'altra parte e che rispondono con un segnale. Quando uno dei suoi figli è vittima di un incidente, Mustafa deve passare in fretta dall'altra parte; ma al checkpoint gli viene negato l'accesso perché i suoi documenti risultano scaduti. E allora chiede aiuto a un contrabbandiere per oltrepassare il muro.

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Se duecento metri diventano duecento chilometri

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200 metri: una scena

Così i duecento metri si trasformano in duecento chilometri, una vera e propria Odissea. Ed è proprio questo che, a livello narrativo, è 200 Metri. Mentre crediamo di assistere a una storia familiare, basata sui rapporti tra un uomo e i suoi familiari, di cui il viaggio può essere uno dei capitoli, ci rendiamo ben presto conto che quella è una cornice, e il cuore del film è proprio il viaggio, il topos narrativo dell'Odissea, una discesa agli inferi fatta di imprevisti e ostacoli sempre più insidiosi. Mustafa è animato dalle migliori intenzioni, ma si trova ad aver a che fare con autisti privi di scrupoli, che fanno affari sulla pelle delle persone normali, e con altri compagni di viaggio, ognuno con la propria storia, le proprie motivazioni e i propri segreti. La pregevole scrittura del film fa sì che le sorprese e i colpi di scena si susseguano e che lo spettatore sia catapultato in un viaggio accompagnato da un senso incombente di pericolo e una tensione costante.

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200 metri: una scena del film

Una situazione paradossale, ma reale

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200 metri: Ali Suliman in una scena

200 Metri è un film che vive su un paradosso, una situazione così assurda che si stenta a credere sia possibile, ma che è vera, e che è la vita quotidiana di migliaia di persone. Anche a duecento metri l'uno dall'altro si è impossibilitati a vivere insieme, a potersi toccare, a vivere una vita come quella che dovrebbe vivere una famiglia normale, a condividere gli stessi spazi. In una parola, si è impossibilitati a poter dare un semplice ma essenziale bacio della buonanotte ai propri figli. A chi si chiede, al di là delle notizie di cronaca nera, a quelle di politica internazionale, ai proclami dei leader politici, che cosa accada in Israele e in Palestina tra le persone comuni, consigliamo vivamente di vedere questo film.

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Una storia particolare, ma anche universale

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200 metri: Ali Suliman in un'immagine

200 Metri è una storia particolare, ma in fondo anche universale. È la storia del regista, come ha spiegato, e anche quella di migliaia di palestinesi. Ma, in fondo, si parla di libertà di movimento, quello che dovrebbe essere un diritto umano fondamentale e che, come sappiamo, molto spesso viene negato a molte persone. È il tema che è alla base delle migrazioni, vero nervo scoperto dell'era che viviamo, un tema di cui oggi anche da noi si torna a parlare. E di cui, nei prossimi giorni, si parlerà sempre più spesso, non senza strumentalizzazioni. E allora 200 metri può essere un ulteriore spunto di riflessione anche in questo senso.

Conclusioni

Nella recensione di 200 Metri vi abbiamo parlato di una storia di vita quotidiana, quella di una famiglia qualunque, che però è eccezionale nel rappresentare, con semplicità, cosa accade da anni in Palestina. Per chi è appassionato della questione, ma anche per chi non la conosce e vuole saperne di più, è un film teso e appassionato, da non perdere.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
4.4/5

Perché ci piace

  • La scelta di parlare della questione palestinese attraverso la storia di una famiglia normale.
  • Si tratta di un paradosso, ma è una storia vera, e tutto questo arriva al pubblico.
  • La scrittura, la regia e le interpretazioni regalano un senso di tensione costante.

Cosa non va

  • Non troviamo difetti al film; è chiaramente un prodotto non destinato a chi cerca solo intrattenimento.