11 settembre 2001. Ogni americano, ma in realtà ogni persona in ogni angolo del mondo ricorda dov'era e cosa stava facendo in quella mattinata, che da noi era un pomeriggio. È così anche per il Capitano Mitch Nelson (Chris Hemsworth), il protagonista di 12 Soldiers. Nella prima scena del film è lì, come lo eravamo tutti noi, davanti alla televisione, ad assistere al crollo delle Torri Gemelle a New York, un incredibile attacco nel centro della civiltà, nel cuore di una città. Lui è nel salotto di casa, dove si è appena trasferito, con la moglie e la figlioletta. Ma non è una persona qualunque. È un soldato, fa parte delle Forze Speciali dell'esercito americano. È appena rientrato da una missione, ed è destinato a rimanere a casa per un po'. Ma decide che non può restare fermo. Decide di ripartire, lui e altri 11 soldati della sua compagnia. Volontari, partono per l'Afghanistan, dove agiscono come supporto all'Alleanza del Nord, l'esercito afgano che lotta per liberare il proprio paese dal controllo dei talebani.
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Una storia non ancora raccontata
Se tutti ricordiamo i momenti di quell'11 settembre del 2001, sono molti meno quelli che ricordano quella che fu la prima azione di risposta degli americani, complice la guerra all'Iraq, che iniziò successivamente, e fece grande clamore. Ancora meno possono dire di sapere come sia andata quella "guerra" così particolare. I soldati americani non attaccarono direttamente le truppe talebane, ma agirono da supporto a una fantomatica Alleanza del Nord. Che, in realtà, erano una serie di entità distinte che non agivano in maniera coordinata, ma erano parecchio in contrasto tra loro. Per i soldati americani le difficoltà iniziano da qui: dividere il campo di battaglia con persone che non parlano la loro stessa lingua, che non combattono nel loro stesso modo. Che, almeno all'inizio, non si fidano nemmeno di loro. Tutto questo per dire che 12 Soldiers è uno di quei film che si possono guardare volentieri perché ci mostrano una parte di Storia non ancora raccontata. E lo fanno dall'interno. Ci portano su quelle montagne aride, in quelle gole anguste.
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Un western postmoderno
Se i dodici soldati americani devono convivere con dei "guerrieri" (così li chiama il loro generale) molto diversi da loro, e devono combattere secondo le loro modalità, tutto questo comporta anche combattere a cavallo, perché quello è l'unico modo per spostarsi per le impervie montagne afgane. I dodici soldati americani verranno ricordati proprio così, come i "Soldati a Cavallo". E questa singolarità è lo spunto per fare di 12 Soldiers qualcosa di nuovo, un war movie che è anche un western postmoderno. Gli assalti a cavallo, gli ambienti desertici, tutta una serie di dinamiche rimandano a questo genere. Ed è curioso come, in 12 Soldiers, si fondano questi due generi che hanno fatto grande il cinema americano.
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La retorica
Certo, il film non manca di tutta una serie di topoi che fanno parte di un certo tipo di cinema. I talebani sono ovviamente dei cattivi monodimensionali e presentati solo nella loro efferatezza (mentre tutta la narrazione è sugli americani, li vediamo in una scena, durante l'esecuzione di una ragazza che ha osato studiare) per costruire la giusta tensione. Se alla sceneggiatura c'è un premio Oscar (è Ted Tally, che lo vinse per lo script de Il silenzio degli innocenti) bisogna anche dire che è pur sempre una produzione di Jerry Bruckheimer, e quindi potente e tonitruante. Non manca, è il caso di dirlo, quella retorica tipica di certi film americani, che, in caso di operazioni di questo tipo, va sempre messa in conto. La mitizzazione dell'eroe/soldato americano è un classico di un'industria culturale che ha sempre fatto del cinema anche il veicolo per un messaggio. C'è da dire, però, che per questi 12 soldati, la cui impresa all'epoca passò sotto silenzio vista la sua segretezza, è una sorta di risarcimento, un monumento come la statua dedicata a loro che oggi si trova nella zona del nuovo World Trade Center. Oltre che un'occasione per conoscere un pezzo di storia poco nota, 12 Soldiers è l'occasione per vedere Chris Hemsworth nei panni di un eroe non super, ma normale. È molto bravo. E con lui anche Michael Shannon.
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Come il Vietnam
12 Soldiers è anche un'occasione per ripensare al rapporto tra il cinema e l'11 settembre. Un rapporto che ha attraversato varie fasi. Ci sono stati i giorni immediatamente seguenti al Nine Eleven, quelli in cui alcuni film non venivano fatti uscire, o da altri venivano rimosse in digitale le Torri, per non turbare le coscienze. Poi c'è stato il momento delle accuse, con i film di Michael Moore, Fahrenheit 9/11 e di Robert Redford, Leoni per agnelli. Mentre da altre parti, come United 93 di Paul Greengrass, si è scelta la rievocazione degli eventi. Zero Dark Thirty, di Kathryn Bigelow, la storia della cattura di Bin Laden senza gloria e glorificazioni (understatement dell'era Obama?) sembrava aver chiuso un cerchio. Ma quella che non sarà mai chiusa è la ferita di quella mattina, e degli anni successivi. Quello che ci sembra di capire è che l'11 settembre per gli americani sarà come il Vietnam, ferita aperta e sanguinante impossibile da guarire. E, come il cinema del Vietnam, il cinema dell'11 settembre diventerà per gli americani un nuovo classico, con nuove storie di volta in volta da affrontare e analizzare. 12 Soldiers è una di queste.
Movieplayer.it
2.5/5