Da sempre il cinema europeo è considerato espressione autoriale e sperimentale soprattutto rispetto a quello di oltreoceano, caratterizzato da un mercato più ricco, prolifico e popolare e quindi per forza di cose più commerciale. La lista emersa con le scelte della redazione di Movieplayer.it sul cinema del decennio 2000-2009 conferma questa caratteristica - chiamando in causa film che si sono fatti conoscere attraverso il circuito festivaliero, tra cui ben tre Palme d'oro - ma allo stesso tempo evidenzia il fatto che si tratta di una cinematografia vitale che ha saputo rinnovarsi esplorando anche i cosidetti "generi" oltre ad appoggiarsi, sempre con ottimi risultati, ai grandi autori. Senza mancare di dare voce, anche nell'ultimo decennio, a cineasti esordienti o semi-tali che oggi rappresentano un patrimonio importante per il Vecchio Continente: primo fra tutti, vale la pena di ricordare Cristian Mungiu, quarantenne rumeno che è il maggiore esponente e fautore di una cinematografia in grande fermento.
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Per quanto riguarda le incursioni nel cinema di genere, gli esempi sono numerosi e variegati: Persepolis e Appuntamento a Belleville sono i portabandiera del cinema di animazione, per l'horror ci sono lo svedese Lasciami entrare e il britannico The Descent - Discesa nelle tenebre, mentre la fantascienza è ottimamente rappresentata da Sunshine di Danny Boyle e da I figli degli uomini (quest'ultimo un caso un po' particolare in fatto di produzione e provenienza geografica, ma ne parleremo più avanti).
Tornando ad un approccio geografico della nostra analisi, notiamo un certo equilibrio e una presenza bilanciata delle maggiori cinematografie. Per la Romania, cui abbiamo già fatto accenno, è presente 4 Mesi, 3 Settimane e 2 Giorni, splendido vincitore di Cannes 2007, ma avremmo potuto citare anche Police, adjective (2009), opera recente dell'altro alfiere del cinema rumeno Corneliu Porumboiu e parte della medesima e vitalissima "Nouvelle Vague".4 Mesi, scorcio tesissimo e impressionistico della vita dei giovani rumeni durante il periodo più buio della dittatura di Ceausescu, resterà in ogni caso nella storia come una delle Palme d'oro più folgoranti oltre che come uno dei film più significativi per il cinema europeo degli Anni Zero. Si affianca a 4 Mesi nel segno della Palma La classe - Entre les murs (2008), primo vincitore francese a Cannes dopo ben ventuno anni. E i cugini d'Oltralpe sono tra i meglio piazzati nella selezione della redazione di Movieplayer.it: protagonisti, oltre che con il film di Laurent Cantet, straordinario ritratto generazionale della Francia contemporanea e multietnica che trae la sua forza dalla spontaneità e dall'energia di un gruppo di giovanissimi esordienti, anche della grande tradizione di cinema di animazione grazie a due film celebrati come Persepolis e Appuntamento a Belleville; opere che non possono certo competere in quanto a visibilità con i giganti americani, e che si indirizzano a un pubblico più uniformemente adulto, ma dai meriti immensi.
Andiamo più indietro per ricordare un altro grande contributo della Francia al cinema del Vecchio Continente nell'ultimo decennio: fu un colpo di fulmine per gli appassionati nel 2001 Il favoloso mondo di Amélie di Jean-Pierre Jeunet, pellicola capace di proiettare la sua deliziosa protagonista Audrey Tautou nell'Olimpo delle star internazionali, oltre che di azzeccare un meraviglioso equilibrio tra brillantezza narrativa e originalità visiva, per non parlare della magnifica fotografia e del calibratissimo e sofisticato utilizzo degli effetti speciali. Molto di recente, ovvero nell'anno che sta per chiudersi, la Francia ha dimostrato ancora una volta la vitalità, la forza e la modernità del suo cinema con un'altra opera che ha conquistato Cannes e che sta facendo parlare di sé in tutto il mondo: il riuscitissimo e adrenalinico dramma carcerario Il profeta (2009), firmato dal talentuoso Jacques Audiard. Un decennio vitalissimo, quello 2000-2009, anche per la cinematografia tedesca, costellata di gioielli e rappresentata nella nostra selezione dal bellissimo Le vite degli altri (2006) dell'esordiente Florian Henckel-Donnersmarck, anche sceneggiatore di un film che racconta in maniera toccante ed emozionante la parabola di redenzione di un agente della Stasi incaricato di controllare una coppia di intellettuali di Berlino Est - interpretato da un indimenticabile Ulrich Mühe, scomparso precocemente nel 2007.
E vale la pena di notare come lo sguardo verso un passato tanto traumatico e controverso come quello della Germania sia costantemente fonte di ispirazione per i cineasti teutonici (pensiamo anche al popolare Goodbye, Lenin, al recente La banda Baader Meinhof e ancora al recentissimo e pluripremiato Il nastro bianco (2009) di Michael Haneke), quasi a indicare un bisogno inesausto di elaborare ed espiare le colpe di una nazione. La fine del decennio è stata un momento di fibrillazione anche per la Svezia, in particolare grazie soprattutto all'applaudito Lasciami entrare, basato sul bestseller di John Ajvide Lindqvist (ma il paese scandinavo ha fatto molto parlare di sé anche con la saga filmica tratta dalla trilogia Millennium, del compianto Stieg Larsson). Il film di Tomas Alfredson ha sorpreso soprattutto per la riuscita commistione tra un approccio grafico e brutale al vampire movie e la dolcezza con cui si sviluppa il rapporto tra i due protagonisti, la piccola vampira e il suo fragile amico umano, e ha incantato con le sue atmosfere glaciali e impalpabili. Elementi che speriamo di ritrovare, almeno in parte, nel remake hollywoodiano annunciato la scorsa estate, che dovrebbe vedere alla regia Matt Reeves. Restiamo in Nord Europa, ma passiamo da una sorpresa a una quasi ovvia conferma con uno degli autori di maggior carattere del circuito europeo: Lars Von Trier, che piazza nella nostra selezione la sua Palma d'oro Dancer in the Dark (2000) e il successivo Dogville (2003). Due film molto diversi - uno straziante e viscerale melodramma musicale il primo, un intellettualistico morality play il secondo - che confermano l'unicità della visione cinematografica del sempre più discusso autore danese.
Uno stile inconfondibile è anche quello di Pedro Almodóvar, che rappresenta la Spagna nel nostro florilegio del decennio con Volver - Tornare, film in cui ritrova la sua musa Penelope Cruz ed esalta, con lei, la femminilità tutta nella sua sintonia con i ritmi della vita e della natura.
Altro autore di grande prestigio che trova spazio in selezione è il russo Aleksandr Sokurov, che ha firmato nel decennio 2000-2009 diversi lavori d'interesse: a colpire più degli altri la nostra redazione, però, è stato Arca russa, pellicola girata in digitale, narrativamente originalissima e primo film della storia del cinema ad essere costituito da un unico, lunghissimo piano sequenza. Passiamo a parlare ora di un film che rappresenta un altro caso singolare, ma per motivi ben diversi: Once dell'irlandese John Carney, probabilmente il più low budget dell'intera lista. Girato in appena diciassette giorni per le strade di Dublino, per di più senza l'autorizzazione delle autorità locali, sfruttando solo le luci naturali e le dimore degli interpreti per gli interni, Once ci ha conquistato per la delicatezza della storia d'amore che racconta, per la sua spontaneità e per l'incanto delle musiche composte dai protagonisti Glen Hansard e Markéta Irglová. E a proposito delle musiche, la storia di Once potrebbe essere essa stessa il soggetto di un film: un piccolo indipendente basato su un'idea semplisissima che arriva alla notte degli Oscar, dove Glen e Markéta sono stati premiati per la splendida canzone Falling Slowly. Si resta in Irlanda cambiando completamente genere con Hunger (2008) di Steve McQueen, biopic dedicato a Bobby Sands, membro e ideologo del'IRA ucciso dallo sciopero della fame nel 1981. Siamo di fronte a uno degli esordi più esplosivi della storia del cinema, oltre che a un film di qualità immensa, di enorme impatto emotivo e caratterizzato da una maturità registica sbalorditiva. Hunger, interpretato da uno straordinario Michael Fassbender, nel 2008 ha fatto incetta di premi in ogni angolo del mondo (tra gli altri, la Camera d'Or per il miglior debutto a Cannes, e riconoscimenti per la migliore opera prima agli European Film Awards, ai BAFTA, al Toronto Film Festival, e la lista è ancora lunga) e ha fatto del quarantenne londinese McQueen uno dei registi europei su cui si accentrano maggiori aspettative per il futuro. Dalla verde Erin attraverso il Mar d'Irlanda andiamo a trovare i più potenti cugini inglesi, a cui si deve molto del rinnovamento tematico che caratterizza la nostra selezione: a loro, infatti, si deve The Descent - Discesa nelle tenebre (2005), ovvero uno dei film horror più genuinamente spaventosi del decennio. Ma vogliamo ricordare, a proposito di cinema di genere, anche una delle horror comedies più originali e divertenti degli ultimi anni, quello Shaun of the Dead (rititolato in Italia L'alba dei morti dementi, 2004) che da noi è arrivato direttamente in home video e che ha lanciato l'irresistibile ironia british di Simon Pegg.
Anche la fantascienza europea è per lo più made in Britain, e nella nostra lista l'effigia Sunshine di Danny Boyle, un regista che sembrava aver perso lo smalto degli esordi ma che ha saputo riconquistare, appunto, con Sunshine, il plauso degli addetti ai lavori, e con il fenomeno di The Millionaire l'entusiasmo del grande pubblico. Ma a proposito di fantascienza, abbiamo visto proprio nelle ultime settimane sui nostri schermi un altro esempio di eccellenza inglese in questo ambito, il bellissimo Moon (2009) del debuttante Duncan Jones.
E questa ci sembra la collocazione più adatta per un altra pellicola sci-fi che ha ricevuto numerosi consensi da parte dei nostri redattori, ma che è frutto di una collaborazione produttiva britannica e statunitense per la regia di un messicano. Il cast prevalentemente inglese, l'ambientazione e le musiche però ci inducono ad affiancare I figli degli uomini (2006) - tecnicamente superbo e umanamente sorprendente dramma apocalittico diretto con tutta la maestria di Alfonso Cuarón - alle meraviglie d'Albione.
E l'Italia? Ci sono opere dei nostri cineasti - non molte ma nemmeno pochissime - decisamente meritevoli di comparire al fianco delle gemme del Vecchio Continente; ma al meglio del decennio cinematografico del Bel Paese abbiamo dedicato uno spazio a parte, con l'articolo che vedrete on line a partire da domani 5 gennaio. A rileggerci prestissimo.
Intanto, ecco la lista completa (in ordine cronologico) delle scelte della redazione per quanto riguarda I film del decennio 2000-2009 - Speciale cinema europeo:
Dancer in the Dark (2000)
Arca russa (2002)
Appuntamento a Belleville (2003)
Dogville (2003)
L'Alba dei morti dementi - Shaun of the Dead (2004)
The Descent - Discesa nelle tenebre (2005)
4 Mesi, 3 Settimane e 2 Giorni (2006)
I figli degli uomini (2006)
Le vite degli altri (2006)
Once (2006)
Volver - Tornare (2006)
Persepolis (2007)
Sunshine (2007)
Hunger (2008)
La classe - Entre les murs (2008)
Lasciami entrare (2008)
Il nastro bianco (2009)
Il profeta (2009)
Moon (2009)
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