Il Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale, in collaborazione con la XIII edizione del Roma Film Festival, rende omaggio a Lina Wertmüller con la retrospettiva Cinema d'amore e d'anarchia, al cinema Trevi, dal 25 novembre al 7 dicembre. La retrospettiva - in occasione della quale la Cineteca Nazionale ha avviato il restauro de I basilischi (1962) e di Pasqualino Settebellezze (1975) - avrà la sua ideale conclusione in una serata d'onore l'11 dicembre, presso l'Auditorium della Conciliazione. In questa data sarà presentato il volume sull'opera della regista curato da Adriano Pintaldi.
Cinema d'amore e d'anarchia è l'occasione per rivedere organicamente l'opera di un "maestro del nostro cinema", che ha realizzato film capaci di incidere profondamente sulla realtà italiana. Un cinema ribelle, provocatorio, estremo, immerso nei conflitti socio-economici e negli squilibri della società; ma anche un cinema barocco, pieno di ironia, allegro, imprevedibile, iconoclasta e anarchico, insofferente non soltanto alle convenzioni ideologiche, e ai pregiudizi sociali, ma anche al "perbenismo linguistico" che mira a sfumare i contrasti del reale. Il cinema di Lina Wertmüller è vivo e brillante, come la paletta di colori che ama utilizzare per comporre "quadri scenografici" spesso arricchiti dal vero e proprio lavoro di ricostruzione pittorica del reale messo in opera da Enrico Job, suo compagno di una vita e prezioso collaboratore.
Ne risultano opere da cui trabocca l'insopprimibile emergere della vita, dell'eros, della tenerezza; racconti popolati da una galleria di personaggi di maschi e femmine perennemente in lotta tra loro e contro gli schemi culturali che vorrebbero incasellarli: come in Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto (1974) dove si intreccia, tra Mariangela Melato e Giancarlo Giannini - protagonisti di alcuni tra i film centrali della Wertmüller - un doppio conflitto di cui alla fine è difficile stabilire il vincitore: la lotta di classe e la guerra tra i sessi. Teneri e spietati sono i suoi ritratti delle classi popolari di cui resta esemplare Mimì Metallurgico (1972); straniante la ricostruzione capovolta dell'Italia fascista che la Wertmüller fa filtrare nella casa chiusa in cui si svolge Film d'amore e d'anarchia (1973); mentre Pasqualino Settebellezze - nel 1977 candidato a quattro premi Oscar, migliore regia, miglior film straniero, miglior attore protagonista e migliore sceneggiatura originale - sembra oggi nato da una sorta di rilettura postmoderna di Eduardo, e dove l'autrice per la prima volta utilizza la chiave del grottesco e della farsa per leggere la tragedia dei lager oltre a darci un ritratto spietato dell'immobilità del Sud.E proprio il rapporto con le sue radici meridionali resta per Lina Wertmüller - oltre all'analisi divertita e sconsolata dei rapporti tra il maschio e la femmina - il territorio privilegiato di osservazione. Del Sud d'Italia Lina Wertmüller seziona tic, volti, dialetti, facce, sentimenti, vizi e virtù, in una comédie humaine che va dagli anni '40 a oggi, dal dopoguerra di Ninfa plebea, tratto nel 1996 dal romanzo di Domenico Rea, al miracolo economico mancato nella Lucania dei Basilischi, dalle madri coraggio napoletane contro l'eroina di Un complicato intrigo di donne, vicoli e delitti (1986), da Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova (si sospettano moventi politici) (1978) a Francesca e Nunziata (2001), entrambi con Sophia Loren, da Io speriamo che me la cavo (1992) alla "commedia borbonica" Ferdinando e Carolina (1999).
Assistente di Federico Fellini, regista di trasmissioni che hanno fatto la storia della TV come Le avventure di Gian Burrasca, Lina Wertmüller riprende la tradizione delle maschere all'italiana, costruendo una galleria di "tipi e personaggi" che illustrano una vera e propria "storia degli italiani", di cui l'autrice tratteggia vizi e virtù, tic linguistici, pregiudizi e slanci di cambiamento, riattualizzando nel suo cinema del grottesco una tradizione drammaturgica e figurativa che va dalla commedia dell'arte, alla Dolce Vita e da Hogart a Botero. Anche se resta da riscoprire una sua vena più sottilmente ironica ed elegiaca come nel film tratto da Giovanni Guareschi, Il decimo clandestino. Il Centro Sperimentale di Cinematografia è particolarmente lieto nel celebrare l'opera di Lina Wertmüller, in quanto la regista ha lasciato un'impronta indelebile al CSC, assumendo l'importante e gravoso incarico di Commissario Straordinario dal 1988 al 1994. Un "vincolo familiare" e un affetto particolare, dunque, si aggiungono all'amore per l'opera.