Tredici ha fatto aumentare i suicidi tra gli adolescenti americani? Secondo una recente ricerca pare infatti che un mese dopo il rilascio dello show Netflix ci sia stato un incremento di quasi il 30% e abbia riguardato però più i ragazzi che le ragazze.
Sin dalla sua prima messa in onda a marzo 2017, Tredici - in originale 13 Reasons Why - aveva galvanizzato il dibattito oltreoceano per via del tema trattato, quello del suicidio di una ragazzina di nome Hannah Beker, e il rischio che questo suo gesto potesse in qualche maniera essere emulato. C'è da dire però che altri avevano invece lodato la serie tv proprio per il coraggio di mostrare tematiche difficili come appunto il disagio adolescenziale ma anche la violenza sessuale, l'omosessualità e il bullismo senza edulcorarli. Proprio per cercare di capire se le polemiche su una possibile suggestione avessero un fondo concreto di verità, un team di scienziati del National Institute of Mental Health (Nimh) ha analizzato la curva dei suicidi nel mese immediatamente successivo alla messa in onda del programma.
Tredici: tra suicidio e bullismo, perché la nuova serie Netflix è un teen drama duro e realistico
I risultati, pubblicati sul Journal of American Academy of Child and Adolescent Psychiatry e resi noti da un articolo del New York Times, hanno effettivamente evidenziato una crescita del 29,8 per cento tra i ragazzi tra i 10 e i 17 anni, la più alta degli ultimi cinque anni, mentre tra le ragazze della stessa età, che potevano maggiormente identificarsi con la protagonista di Tredici, non ci sono stati al contrario aumenti significativi. I numeri passati sotto esame attraverso i Centers for Disease Control and Prevention hanno riguardato i decessi per suicidio di persone tra i 10 e i 64 anni in un arco di tempo che va da gennaio 2013 a dicembre 2017. In particolare si è riscontrato un tasso generale di 195 suicidi nei mesi di aprile, giugno e dicembre 2017, un risultato molto più alto rispetto ai dati avuti in precedenza.
Gli studiosi, pur sottolineando questo incremento, non sono riusciti comunque a dimostrare se tra serie e aumento dei suicidi ci sia un nesso causale fondato, ma sono propensi a ipotizzare che ci possa essere stata una qualche forma di suggestione che nulla ha a che vedere con i fattori ambientali e sociali in quel determinato periodo. "I risultati di questo studio dovrebbero aumentare la nostra consapevolezza che i giovani sono particolarmente vulnerabili ai media. - Così ha spiegato l'autrice del progetto Lisa Horowitz, ricercatrice del Nimh. - Tutte le esperienze formative, compresi i media, devono porre più attenzione sull'essere costruttive e riflessive, soprattutto su temi delicati che riguardano la salute pubblica". Un portavoce di Netflix, interpellato in merito, ha risposto che: "Abbiamo appena visto questa ricerca e la stiamo esaminando. I risultati sono infatti in conflitto con uno studio della scorsa settimana dell'Università della Pennsylvania. Questo è un argomento di fondamentale importanza e abbiamo lavorato sodo per garantire che gestiamo questo problema così sensibile in modo responsabile".
Questa ulteriore pubblicazione, apparsa su Science Direct, è incentrata in particolare sulla seconda stagione e ha fatto emergere come gli studenti che hanno visto tutta la seconda stagione hanno poi deciso di non attuare più pensieri suicidi diversamente da coloro che non hanno guardato lo spettacolo o lo hanno abbandonato a metà. E' chiaro che, al di là dei singoli pareri accademici, tutto ciò porti ad alimentare ulteriormente il dibattito su Tredici di cui ora è proprio in lavorazione una ulteriore stagione.