Il cimitero del piccolo paese raccontato da Edgar Lee Masters nella celebre Antologia di Spoon River esiste veramente: si chiama Hope, è in Vermont ed è popolato da Italiani. Fine Ottocento. A Carrara si diffonde la voce che nel Nuovo Mondo abbiano scoperto grandi cave di granito e che per chi voglia tentare la sorte siano disponibili speranza, lavoro e una buona paga. Gli imprenditori americani ricercano particolarmente i lavoratori carraresi perché conoscono la loro abilità e la padronanza unica nella tecnica della lavorazione della pietra. E così sono in molti a prendere la decisione di emigrare con l'ambizione di costruirsi una vita nuova in una società migliore. Insieme ai carraresi, scalpellini ticinesi, della Valceresio e piemontesi.
La città di Barre passa dai 2.060 residenti del 1880 ai 15.000 dei primi decenni del '900, grazie all'apertura delle più grandi cave di granito grigio del mondo e agli immigrati appena giunti dall'Italia ma, in certa misura, anche dai principali centri di estrazione della pietra di Scozia, Spagna, Svezia, Francia, Irlanda. Gli Italiani si organizzano sul lavoro, costituendo ben presto sindacati e rivendicando i propri diritti, fino ad arrivare al grande sciopero del 1921, spezzato dall'arrivo in massa di manodopera non specializzata dal vicino Quebec. La loro è una storia tragica. Le speranze vengono spente dal diffondersi di una malattia fino ad allora sconosciuta per loro: la silicosi. Conducono con orgoglio la loro lotta quotidiana contro l'aspra durezza del granito ma portano in sé la mestizia che deriva dalla consapevolezza di essere destinati in gran parte ad una morte certa. Ora questa toccante storia viene raccontata nel documentario di Giovanni Donfrancesco The Stone River. Il film verrà presentato in anteprima al Festival Internazionale del Film di Roma nella sezione Prospettive Doc Italia. Oggi Movieplayer.it vi offre l'esclusiva visione del trailer italiano che trovate di seguito.