A settembre era fissata la data del processo tra Gina Carano e Disney ma le due parti hanno deposto le armi e hanno fatto pace. La causa è durata oltre un anno ed era relativa al licenziamento di Carano nel 2021 per i suoi post politici.
Attraverso una comunicazione congiunta Gina Carano e Disney, hanno informato i media di aver deciso di archiviare l'azione legale e non proseguire nella causa.
La nota di Gina Carano e Disney
"Ai sensi della Regola Federale di Procedura Civile 41(a)(1)(A)(ii), la querelante Gina Carano, da una parte, e i convenuti The Walt Disney Company, Lucasfilm Ltd. LLC e Huckleberry Industries (US) Inc., dall'altra, per mezzo dei rispettivi avvocati sottoscritti, convengono che la presente azione e tutte le rivendicazioni, incluse tutte le difese, siano respinte con pregiudizio" recita il documento sintetico ma diretto firmato dagli avvocati di entrambe le parti.

Ora manca soltanto la firma del giudice ma il procedimento è, di fatto, concluso. L'esito della vicenda sembra in tutto e per tutto una vittoria di Gina Carano, e ora non si escludono possibili collaborazioni in futuro.
Gina Carano ha messo i piedi in testa a Disney?
Sui social, Gina Carano ha commentato in maniera criptica la vicenda con frasi, accompagnate da emoji, come 'la verità vi renderà liberi', sperando che 'questo porti un po' di sollievo nella Forza'. E ringraziando Elon Musk, che l'ha sostenuta finanziariamente in questa contesa: "Un uomo che non ho mai incontrato, che ha fatto questo gesto da buon samaritano per me, finanziando la mia causa".
L'ex combattente di arti marziali ha poi continuato: "Sono entusiasta di voltare pagina e passare al prossimo capitolo. I miei desideri restano nelle arti, ed è lì che spero vi unirete a me".
Disney prosegue in quella che, a tutti gli effetti, sembra un'inversione di marcia da quando Donald Trump è tornato alla Casa Bianca. L'atteggiamento duro e intransigente della major, che ha dovuto pagare 15 milioni di dollari a Trump per chiudere un'altra causa, è ora del tutto conciliatorio, e votato alla minima esposizione al rischio in un periodo delicato per gli USA.