Il Presidente degli Stati Uniti scende in campo sul caso Sony Leaks. Barack Obama preme affinché il film che ha scatenato l'attacco informatico ai danni di Sony Pictures, il parodistico The Interview, possa ancora uscire nelle sale. Obama afferma che, se i boss della Sony lo avessero messo al corrente delle minacce a cui erano sottoposti, sarebbe intervenuto a loro difesa cercando di convincere gli esercenti a proiettare il film.
L'annuale conferenza di fine anno presso la Casa Bianca è servita al Presidente a dire la sua sul caso che infiamma le pagine dei giornali da giorni e che lo ha visto indirettamente protagonista visto che, tra le mail private del capo della Sony Amy Pascal e dei suoi collaboratori, ve n'erano alcune che ironizzavano su questioni razziali chiamano in causa Obama. Il Presidente, però, ha deciso di soprassedere prendendo di petto la situazione. Obama si è detto sorpreso della piega che ha preso la situazione e ha affermato che la Sony ha fatto un errore decidendo di cancellare la release di The Interview prevista per il 25 dicembre in seguito alle cyberminacce.
Ecco cosa ha dichiarato Obama: "Ho ben compreso che alle spalle di questa decisione ci sono scelte di marketing che devono essere fatte. Ma se Sony mi avesse contattato per riferirmi la decisione, avrei potuto chiamare le catene di cinema e chieder loro di aiutarci a fare uscire il film". Nel frattempo, però, il cyberattacco rischia di scatenare una vera e propria crisi internazionale. Mentre la tensione con Cuba sembra sul punto di risolversi una volta per tutte, la Corea del Nord, espunta sei anni fa dalla lista nera dei paesi sponsor del terrorismo stilata dagli USA, potrebbe essere reinserita proprio a causa dell'attacco informatico. Obama mostra prudenza spiegando che "abbiamo dei criteri ben precisi sugli stati che sponsorizzano il terrorismo e non prendiamo decisioni basate sulla notizia del giorno. Guardiamo con attenzione a ciò che è stato fatto" per poi aggiungere "credo che questo sia stato un atto di cybervandalismo costato molto, molto caro. Prenderemo la cosa seriamente".