Stan Lee: una nuova biografia approfondisce le "ombre" della sua vita

Una nuova biografia di Stan Lee, in uscita questa settimana negli Stati Uniti, non si limita a raccontare il mito del celebre fumettista ma ne esplora anche i lati oscuri, soprattutto del suo lavoro con la Marvel.

The Avengers: il cameo di Stan Lee
The Avengers: il cameo di Stan Lee

Una nuova biografia di Stan Lee, in uscita questa settimana negli Stati Uniti, non si limita a raccontare il mito del celebre fumettista. Il tomo, intitolato True Believer: The Rise and Fall of Stan Lee, è scritto da Abraham Riesman e, come spiegato da CNET, affronta già nelle prime pagine temi scottanti come la paternità controversa dei personaggi Marvel, i problemi giudiziari con aziende a cui fu legato dopo aver lasciato la Casa delle Idee e l'abuso senile che avrebbe subìto negli ultimi mesi della sua vita.

Intervistato al riguardo, Riesman ha giustificato così la scelta di non aprire il libro con un tono agiografico: "Se avessi iniziato con 'Che figata i fumetti!', francamente, chi se ne frega? Mi sembrava naturale situare il lettore nel mondo di Stan, con tutte le sfumature del caso. Lui non era né un santo né Satana. Era un essere umano, non un supereroe. I supereroi non esistono."

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Stan Lee nell'episodio Bottoms Up di Entourage
Stan Lee nell'episodio Bottoms Up di Entourage

Già mentre Stan Lee era in vita è sempre stata messa in discussione la sua effettiva paternità, o percentuale della stessa, per quanto riguarda personaggi come Spider-Man, i Fantastici Quattro, gli Avengers e compagnia bella. In particolare, i disegnatori Jack Kirby e Steve Ditko hanno sempre sostenuto che Lee, pur menzionandoli nei credits senza mai cercare di escluderli del tutto (laddove Bill Finger, co-creatore di Batman, rimase sostanzialmente anonimo fino cinque-sei anni fa), si attribuisse un ruolo eccessivo nella creazione dei vari supereroi.

A complicare ulteriormente la cosa, in un'epoca in cui non esistevano documenti digitali, c'era il cosiddetto Metodo Marvel, inventato da Lee per consentirgli di lavorare alla maggior parte dei mensili della Casa delle Idee contemporaneamente: egli consegnava ai disegnatori una sinossi, lasciando che fossero loro a dare forma alla storia, e aggiungeva i dialoghi in un secondo momento, sulla base del contributo grafico. Oggigiorno tale metodo è poco usato, anche se c'è chi ancora lo applica, come Dan Slott, che ne dà una dimostrazione nella docuserie Marvel 616.