E' felice dei tre premi ricevuti da Youth - La giovinezza agli EFA (nello specifico, miglior film, miglior regia e miglior interprete, andato a Michael Caine) ma Paolo Sorrentino coglie l'occasione per togliersi qualche sassolino dalle scarpe, e ne ha per tutti: dalla critica nostrana, ai produttori. Ciò che lo fa arrabbiare, spiega, è che il nostro cinema non viene valorizzato in patria, ma riceve consensi altrove, in quei paesi che "sanno coglierne l'improvvisa straordinarietà", dice riferendosi anche a "Margherita Buy, candidata accanto ad attrici mostruose"
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Per quanto riguarda i premi ricevuti, tuttavia, non crede che possano cambiare qualcosa a livelo produttivo: "La politica dovrebbe far cambiare le cose e i produttori sono troppo malati di prudenza" e preferiscono andare sul sicuro, quando "L'imperativo categorico di chi fa cinema deve essere nel segno del coraggio, poi delle idee e, infine dello stile se si è autori. La discriminante poi non sono gli attori importanti del cast, ma piuttosto fare un film originale. Pensate a Respiro di Crialese, dove non c'era nessun attore importante eppure era un grande film"
In ogni caso, anche se quest'anno, per Sorrentino un premio europeo vale di più - "Nell'ambiente del cinema si sente una maggiore unità dopo quello che è successo a Parigi" - quello che conta davvero per il regista è che Youth stia andando bene negli USA, "Anche se qualcuno, sulla stampa italiana, ha detto che è stato stroncato, ma non è vero. E poi il film ha ricevuto due candidature ai Golden Globe, ma in Italia nessuno ne ha parlato"
Inoltre, enza voler togliere legittimità alle critiche, Sorrentino cita un proverbio arabo per sintetizzare il rapporto tra lui e la critica troppo severa: "I cani abbaiano, ma la carovana procede. Questo è un lavoro che va fatto con il massimo coraggio. Fischi e applausi fanno parte del gioco, ma la carovana deve procedere. Sono insensibile a chi mi attacca"