Il produttore del film The Running Man del 1987, conosciuto in Italia come "L'implacabile", scoprì solo all'ultimo momento che il romanzo originale era stato scritto da Stephen King, sotto lo pseudonimo di Richard Bachman. La nuova versione diretta da Edgar Wright, con Glen Powell, punta a essere più fedele al libro. E questa volta, King riceve i titoli di testa, in maiuscolo.
The Running Man, quando Stephen King passò in secondo piano
Nel mondo luccicante e smemorato di Hollywood, anche i nomi più famosi possono passare inosservati, soprattutto se nascosti dietro uno pseudonimo. È quanto accadde con Stephen King e il film L'implacabile del 1987, tratto dal suo romanzo distopico pubblicato nel 1982... ma a firma Richard Bachman. Lo pseudonimo, ispirato al gruppo rock Bachman-Turner Overdrive, serviva a King per non saturare il mercato con troppe uscite a suo nome, oltre che per testare il valore delle sue storie senza il peso del suo brand. Il gioco funzionò così bene che nemmeno Rob Cohen, il giovane produttore che acquistò i diritti del libro (e che in futuro avrebbe diretto Fast and Furious), capì chi fosse davvero l'autore.

"Si chiedeva perché i diritti fossero così costosi", raccontò lo sceneggiatore Steven E. de Souza (Die Hard, 48 Hrs.) in un'intervista del 2019. Solo nel momento in cui fu il momento di firmare l'assegno, la verità venne a galla. Nonostante il mistero fosse stato svelato entro l'uscita del film, King insistette affinché il credito in apertura rimanesse a nome di Bachman, un piccolo omaggio all'identità alternativa che, per un po', gli aveva concesso libertà creativa. Il libro, infatti, era il quarto pubblicato sotto pseudonimo, parte di una collana di romanzi più crudi e disperati rispetto ai titoli "ufficiali". Il suo destino si chiuse quando un libraio di Washington D.C. ne scoprì la vera identità: Bachman "morì d'esposizione"* nel 1985, e da allora venne "pubblicato postumo".
Il film originale, con Arnold Schwarzenegger in spandex e un'estetica da show televisivo iper-muscolare, oggi è ricordato per la sua atmosfera più da WWE che da cupa allegoria fantascientifica. All'inizio doveva essere molto diverso: il protagonista doveva avere il volto di Christopher Reeve e il tono doveva restare fedele alla disperazione del romanzo. Ma alla fine, con la regia di Paul Michael Glaser (sì, lo "Starsky" di Starsky & Hutch), la trama venne compressa, il protagonista reso un eroe incastrato, e il tutto virò verso un intrattenimento più pop e spettacolare.
Oggi però le cose sembrano destinate a cambiare. Il remake del 2025, diretto da Edgar Wright, promette un ritorno alle radici. Il trailer mette in chiaro fin da subito la fonte: "BASATO SUL ROMANZO DI STEPHEN KING", tutto in maiuscolo. Al posto di Schwarzenegger c'è Glen Powell, affiancato da un cast brillante che include Josh Brolin, Michael Cera, Emilia Jones, Colman Domingo e altri. Wright, insieme allo sceneggiatore Michael Bacall, intende recuperare la componente più critica e meno spettacolare dell'opera originale: la condanna del capitalismo predatorio, l'annientamento dell'individuo per fini mediatici, la violenza come intrattenimento.