La cultura della cancellazione e del politically correct a tutti i costi ha colpito ancora. L'ultima vittima è il capolavoro di Martin Scorsese, Quei bravi ragazzi, bollato col marchio per contenuti offensivi per la presenza di "stereotipi culturali".
AMC Networks ha aggiunto un avviso all'inizio del lungometraggio in cui si legge: "Questo film include stereotipi linguistici e culturali che non sono coerenti con gli standard odierni di inclusione e tolleranza e potrebbero offendere alcuni spettatori", si legge in un messaggio all'inizio del film quando viene proiettato in rete.
L'avvertimento è stato apposto per la prima volta in concomitanza col culmine delle rivolte di Black Lives Matter, quando molte aziende e istituzioni culturali si sono poste l'obiettivo di evitare offese nei confronti di vari gruppi culturali. La Disney ha creato una sezione apposita per apporre avvisi sulle sue produzioni.
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"Nel 2020, abbiamo iniziato ad aggiungere avvisi prima di determinati film che includono riferimenti razziali o culturali che alcuni spettatori potrebbero trovare offensivi", ha detto al Post un rappresentante di AMC.
Ma a quanto pare l'avviso apposto prima di Quei bravi ragazzi non si applica ad altri film sulla mafia. Il Padrino, anch'esso nel catalogo di AMC, contiene un avvertimento più standard a "discrezione dello spettatore" legato alla presenza di "nudità, linguaggio volgare e violenza intensa".
"Il politically correct ha portato via tutto", ha detto al New York Post Bo Ditel, un ex poliziotto del Dipartimento di Polizia di New York che interpretava un agente di polizia in Quei bravi ragazzi. "Così era la vita allora. Non era una cosa bella e pulita. Non puoi ripulire la storia. Se vuoi raccontare la verità, devi raccontarla così com'è".
Michael Franzese, un tempo a capo della famiglia criminale Colombo, si è detto divertito dalla nota:
"Non abbiamo bisogno di nessuno che protegga i mafiosi. È pazzesco".