Il celebre regista di Ghost in the Shell, Mamoru Oshii, ha svelato di aver iniziato a lavorare sull'anime di Naruto prima di abbandonare il progetto. Il suo approccio visionario avrebbe potuto trasformare radicalmente uno dei titoli più iconici di Shōnen Jump.
Quando Naruto incontrò Ghost in the Shell
Che cosa sarebbe successo se l'autore di Ghost in the Shell avesse diretto Naruto? È la domanda che oggi infiamma l'immaginazione dei fan dopo la sorprendente rivelazione di Mamoru Oshii, uno dei registi più influenti della storia dell'animazione.

In una recente intervista, Oshii ha spiegato: "In realtà, avevo iniziato a lavorare su Naruto, ma ho lasciato il progetto a metà. Sono un grande fan dei personaggi che possono moltiplicarsi e simili, quindi mi piaceva molto la Tecnica del Clone d'Ombra. L'idea che questa tecnica possa comprimere il tempo durante l'allenamento è davvero affascinante."
Parole che aprono uno scenario alternativo affascinante: un Naruto filtrato dallo sguardo filosofico e complesso del regista che ha trasformato Ghost in the Shell (1995) in un simbolo della riflessione esistenziale nell'era digitale.
Oshii, del resto, è noto per la sua capacità di trascendere i confini del genere, mescolando introspezione, tecnologia e spiritualità. Pensare che lo stesso autore abbia accarezzato l'idea di mettere mano al mondo di Konoha - fatto di legami, rivalità e crescita personale - aggiunge un'ombra di mistero alla lunga storia del ninja biondo più amato di sempre.
Il progetto, tuttavia, non andò in porto. Oshii abbandonò l'anime prima ancora che prendesse forma, lasciando spazio a una versione più lineare e accessibile, quella che avrebbe poi consacrato Naruto Uzumaki e i suoi compagni al successo mondiale. Ma il solo pensiero di una regia firmata Oshii, con le sue atmosfere sospese e la sua lente filosofica, lascia intravedere quanto radicalmente diversa avrebbe potuto essere la serie.
Il Naruto che non abbiamo mai visto
Immaginare Naruto nelle mani del regista di Angel's Egg e Ghost in the Shell 2: Innocence è un esercizio di pura suggestione. Le opere di Oshii, infatti, sono note per la loro densità simbolica, il ritmo meditativo e la costruzione visiva quasi pittorica. Ghost in the Shell ha ridefinito il linguaggio dell'animazione per adulti, mentre Angel's Egg rimane una delle esperienze più enigmatiche e poetiche della storia dell'anime.

Applicato a Naruto, il suo stile avrebbe probabilmente trasformato l'opera in qualcosa di lontano dal tono avventuroso e popolare che l'ha resa universale. La narrazione avrebbe forse assunto i contorni di una parabola esistenziale, in cui la "Tecnica del Clone d'Ombra" - che tanto affascinava Oshii - sarebbe diventata metafora del sé moltiplicato, dell'identità che si frammenta nel processo di crescita e conoscenza.
Ma il solo fatto che un autore così cerebrale abbia sfiorato un progetto tanto popolare racconta bene la versatilità dell'anime come linguaggio, capace di abbracciare tanto la riflessione filosofica quanto l'intrattenimento puro.
Forse il destino ha voluto che Naruto rimanesse il simbolo di un'energia giovanile, di una speranza che corre più veloce del vento. Ma per un istante, quel vento ha quasi incrociato il respiro profondo e silenzioso di Oshii - e il pensiero di ciò che sarebbe potuto essere rimane, come un'eco sospesa tra due visioni opposte dell'anima giapponese.