Il regista di Minari, Lee Isaac Chung, racconta l'ispirazione alla base del film, ricordando la prima volta in cui lo ha guardato con la sua famiglia e spiegando perché ha scelto proprio questo titolo per la sua acclamata opera.
Il mese di maggio è iniziato nel migliore dei modi per Minari, il film reduce dalla vittoria dell'Oscar per la miglior attrice non protagonista, assegnato a Yoon Yeo-jeong. L'opera di Lee Isaac Chung ha infatti registrato numeri positivi al botteghino italiano nel primo weekend di riapertura dei cinema, classificandosi al secondo posto del box office, dietro soltanto a Nomadland. All'inizio di marzo, il regista ha raccontato a NPR l'ispirazione alla base del suo film semi-autobiografico su un padre coreano-americano che si trasferisce con la sua famiglia in una fattoria nell'Arkansas rurale.
Chung ha quindi spiegato che tutto ha avuto inizio con un elenco e che, guardando agli scritti di Willa Cather sulle sue radici nel Nebraska, ha deciso di guardare al proprio passato. Così è andato alla biblioteca locale e ha trascorso un intero pomeriggio a scrivere un elenco di ricordi legati alla sua educazione rurale. "Non avevo intenzione di appuntare proprio 80 ricordi, ma è il numero che è uscito fuori dopo una sola sessione", ha detto Chung, aggiungendo: "Questi erano piccoli ricordi visivi, legati a dettagli altrettanto piccoli". L'elenco in questione includeva una descrizione del portapranzo che i genitori di Chung portavano con sé mentre lavoravano in un allevamento di polli e che a volte usavano per salvare i pulcini dall'uccisione. Chung ha anche ricordato la misteriosa medicina erboristica che sua nonna ha portato con sé quando si è unita alla famiglia dalla Corea e delle piante minari che ha seminato nella fattoria di famiglia.
Il regista si è quindi soffermato sulla figura di sua nonna, interpretata dall'attrice Yoon Yeo-jeong. "Questa famiglia sta cercando di trasferirsi nel futuro, ma porta con sé questo bagaglio del passato. In un certo senso lo fa in un modo controintuitivo ma allo stesso tempo sta portando anche il vecchio paese. Io e mia sorella eravamo due ragazzini spensierati in Arkansas. E mia madre ha dovuto iniziare a lavorare per motivi finanziari, e non potevamo continuare ad andare al lavoro con loro. Avevamo bisogno di qualcuno che ci guardasse e quindi i miei genitori hanno portato mia nonna dalla Corea e all'inizio è stata una specie di shock per noi", ha dichiarato Chung, continuando poi a descrivere il tempo condiviso con sua nonna: "Semplicemente non si adattava alle nostre concezioni di cosa sarebbe dovuta essere una nonna e anche alla nostra concezione di quale fosse la cultura coreana. Dopo tutto quello che i miei genitori ci avevano insegnato, sull'essere rispettosi e tutte queste cose qui, ecco che è arrivata mia nonna, molto grossolana e desiderosa di insegnarci a giocare d'azzardo. C'era qualcosa in quel rapporto che era molto inquietante per quando ero bambino, ma anche quello alla fine si è rivelato proprio ciò di cui avevo bisogno per sopravvivere. Ripenso sempre a quegli anni e alla mia infanzia, e penso che abbia portato così tanta gioia e felicità nelle nostre vite. Ed è quello che spero faccia anche tramite questo film".
Il regista americano, il cui precedente lungometraggio risaliva al 2021, ha anche descritto il momento in cui per la prima volta ha guardato il film con la sua famiglia. "Abbiamo visto il film insieme e lentamente ho iniziato a vedere mia madre che iniziava a piangere, e poi anche mia sorella e mio padre. E sembrava che fosse un'esperienza così catartica per tutti noi. È stato davvero speciale, davvero incredibile. Mia madre mi ha poi detto che non era mai riuscita a vedere mia nonna nei suoi sogni ed era invidiosa di me che invece ci riuscivo. Ed ha ammesso che dopo aver visto questo film ha iniziato finalmente a vederla. È stato così speciale".
E per quanto riguarda la scelta di Minari come titolo del film, Chung ha raccontato: "Quando stavo facendo quell'esercizio di scrivere tutti i miei ricordi, l'ultima cosa a cui sono arrivato è stato quella piccola piantagione di minari di cui mia nonna si prendeva cura mentre io lanciavo sassi ai serpenti. Una volta che mi è venuto in mente quel ricordo, mi sono reso conto che sarebbe stato il nome del film. Ho pensato che non lo avrei tradotto in inglese, così le persone interessate avrebbero imparato a pronunciare la parola originale".