La Sirenetta è stata criticata da un importante attivista per aver omesso o "cancellato" gli orrori della schiavitù nei Caraibi.
Marcus Ryder, influente attivista britannico che presiede anche la Royal Academy of Dramatic Art, ha elogiato il casting di Halle Bailey, ma ha criticato la rappresentazione patinata della convivenza tra razze nel film.
Dopo aver visto il remake Disney con suo figlio di sei anni, Ryder si è sentito in dovere di scrivere sul suo blog del film, che secondo lui ha perso l'opportunità di educare delicatamente i bambini.
Ryder ha detto che La sirenetta sembra essere ambientato nel XVIII secolo, all'epoca della schiavitù, ma gli abitanti dell'isola caraibica vicina ad Atlantica vivono in un mondo libero dalle atrocità della schiavitù.
"Non credo stiamo facendo un favore ai nostri bambini fingendo che la schiavitù non sia esistita", ha scritto nel blog, intitolato "La Sirenetta della Disney, la schiavitù nei Caraibi e la verità per i bambini".
"Ambientare questa storia fantastica in questo periodo storico e luogo è letteralmente l'equivalente di ambientare una storia d'amore tra ebrei e bianchi nella Germania del 1940 e ignorare l'olocausto ebraico".
Ryder ha riconosciuto che La Sirenetta è una storia di fantasia e che non è necessario che la trama sia oltremodo fedele alla storia, ma per lui i bambini non traggono beneficio da questa omissione.
Per Ryder la Disney avrebbe potuto ambientare il film ad Haiti, dopo che questa aveva abolito la schiavitù, e che Ariel avrebbe potuto incontrare il suo principe sullo sfondo della nascente armonia razziale.
"Abbiamo il dovere di lasciare ai nostri figli le storie fantastiche più incredibili possibili per far crescere la loro immaginazione", ha detto. "Non lo facciamo "cancellando" le parti difficili della nostra storia. Lo facciamo abbracciando la nostra ricca storia e dando loro la possibilità di conoscere la verità".