Continua il processo che vede opposti Johnny Depp e il tabloid inglese The Sun, ed è il turno di Amber Heard in tribunale. L'attrice di Aquaman non ci va leggera, e rivela che secondo lei l'ex marito avrebbe una doppia personalità e di aver creduto più volte di rischiare la vita per mano dell'ex-marito.
Nella sua testimonianza, Amber Heard ha dichiarato che l'attore di Pirati dei Caraibi avrebbe spesso attribuito il suo comportamento violento a un caso di doppia personalità: "Scaricava tutta la responsabilità delle sue azioni a una terza parte da lui creata che chiamava 'il mostro'. Ne parlava come se si trattasse di un'altra persona o personalità, come se non fosse lui a compiere quelle azioni". E avrebbe aggiunto "Quando dico che era oscuro, intendo che che aveva un modo piuttosto violento di esprimersi: il modo in cui parlava del nostro rapporto come se fosse una questione di vita o di morte, dicendomi che la morte sarebbe stata l'unica via d'uscita da quella relazione".
Come riporta Deadline, secondo le dichiarazioni della Heard, Johnny Depp si sarebbe reso colpevole di "abusi fisici e verbali" nei suoi confronti, tra cui "urla, bestemmie, minacce, pugni, schiaffi, calci, testate, tentativi di strangolamento e comportamenti manipolatori e intimidatori".
"Alcuni incidenti erano così gravi, che temevo mi avrebbe ucciso, intenzionalmente o dopo aver perso il controllo e essersi spinto troppo oltre" avrebbe detto l'attrice "Mi ha più volte esplicitamente minacciato di morte, soprattutto nelle ultime fasi della nostra relazione". Tra gli esempi forniti dalla Heard un episodio relativo al periodo trascorso in Giappone con Depp, in cui racconta "ci fu una discussione in una stanza d'albergo di Tokyo. Johnny mi si è inginocchiato sulla schiena e ha iniziato a colpirmi sulla testa".
Perché allora sarebbe rimasta al suo fianco? Perché, afferma Amber Heard, credeva di poterlo aiutare, di poterlo "aggiustare". "Credevo che potesse migliorare, e che lo avrebbe fatto, e l'ho voluto fino alla fine. Dopo degli episodi violenti, il suo team cercava di convincermi a restare con lui o tornare, spesso dicendomi quanto fosse dispiaciuto, e che sarebbe cambiato per me. E credo di essere rimasta non solo perché ci speravo, ma anche perché mi sentivo responsabile, poiché mi era stato detto che ero io quella che poteva riuscire a motivarlo e aiutarlo a cambiare".