Quando un autore come James Cameron decide di tornare su un capitolo controverso della storia del cinema sci-fi, il risultato non è mai banale. Le sue recenti dichiarazioni su Alien 3 riaprono una ferita mai del tutto rimarginata, tra scelte narrative discusse, interferenze produttive e un'eredità ancora ingombrante.
Una scelta narrativa che ha spezzato l'incantesimo
Nel pantheon della fantascienza cinematografica, Alien di Ridley Scott resta una pietra miliare indiscussa, ma per molti spettatori è Aliens di James Cameron ad aver portato la saga su un altro livello, espandendone l'universo emotivo e narrativo. Proprio per questo, Alien 3 di David Fincher ha rappresentato una brusca sterzata, ancora oggi oggetto di discussioni accese. Uno dei punti più contestati riguarda l'eliminazione immediata di personaggi amatissimi come Hicks, Newt e Bishop, sopravvissuti agli eventi del film precedente.
Cameron, parlando di recente con Michael Biehn, non ha nascosto il proprio disappunto. "Ho pensato che fosse la cosa più stupida in assoluto", ha dichiarato senza giri di parole. "Costruisci un enorme capitale emotivo attorno a personaggi come Hicks, Newt e Bishop e poi, nel film successivo, li fai fuori tutti subito. Geniale, davvero. Li rimpiazzi con un gruppo di detenuti che detesti e che vuoi vedere morire. Una scelta davvero brillante". Parole che colpiscono per la loro durezza, ma che fotografano una frattura mai sanata tra il pubblico e quel terzo capitolo.
Allo stesso tempo, Cameron ha voluto ridimensionare la responsabilità diretta di Fincher, sottolineando come Alien 3 fosse il suo esordio nel lungometraggio e come il film fosse fortemente condizionato da voci esterne e interferenze di studio. "Sono un grande fan di Fincher e del suo lavoro", ha spiegato, "e visto il contesto, su questo gli concedo un lasciapassare".
Il futuro di Alien tra nuove strade e ritorni impossibili
Oltre alla critica al passato, Cameron ha allargato lo sguardo sul presente e sul futuro del franchise. Ha definito Alien: Earth di Noah Hawley "piuttosto buono", mostrando un cauto apprezzamento anche per Alien: Romulus di Fede Álvarez. "Mi piacciono alcune parti. È inventivo, diverso. Fede ha fatto qualcosa di interessante", ha commentato, soffermandosi in particolare su una sequenza ambientata in assenza di gravità, tra globi fluttuanti di acido alieno, descritta come "abbastanza da incubo e realizzata molto bene".
Il regista ha poi accennato al progetto mai realizzato di Neil Blomkamp, affermando di non conoscere i dettagli dello stop imposto da Scott, ma di credere che il cineasta sudafricano "avrebbe fatto qualcosa di interessante". Un rimpianto condiviso da molti fan, che vedono in quella mancata deviazione una delle grandi occasioni perse della saga.
Chi sperava però in un ritorno diretto di Cameron all'universo di Alien resterà deluso. "Non mi si potrebbe pagare abbastanza per tornare a lavorare su quel franchise", ha dichiarato, spiegando come oggi lo percepisca "quasi completamente guidato dai fan". Una chiusura netta, che contrasta con l'apertura verso nuovi capitoli come la seconda stagione di Alien: Earth, un possibile seguito di Alien: Romulus e persino un futuro Alien vs. Predator.
Parole che non chiudono il discorso, ma lo rendono ancora più vivo, ricordando quanto Alien resti un terreno minato, dove ogni scelta narrativa può trasformarsi in un'eredità ingombrante o in una nuova, imprevedibile rinascita.