Il Mostro di Roberto Benigni ispirato alle vicende di cronaca del Mostro di Firenze? No. Lo confermò lo stesso regista e protagonista del film, in diverse occasioni, ridimensionando anche alcuni dettagli della pellicola, che secondo alcuni richiamavano la vicenda del serial killer.
Il regista premio Oscar Roberto Benigni, in occasione dell'uscita del film Il mostro (1994), diretto e sceneggiato insieme allo scrittore e saggista Vincenzo Cerami, fu costretto a chiarire la sua posizione nei confronti delle insinuazioni riguardo una possibile correlazione fra il personaggio del suo film e la figura di Pietro Pacciani, lo storico Mostro di Firenze che per quasi due decenni è stato al centro della cronaca nera italiana.
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"Sulla sentenza Pacciani vorrei rispondere come faceva di solito la mi nonna: mi spiace tanto, ma mi spiace anche che in giro ci siano stati tanti omicidi." Si espresse così, Roberto Benigni, incalzato da stampa e giornalisti che cercavano di mettere in evidenza un possibile (ma a quanto pare sonoramente smentito) nesso fra cinema e realtà.
"Quest'ultimo - ironizzò Benigni riferendosi al caso Pacciani - è stato fatto apposta in questo periodo, per sfruttare la pubblicità del mio film, così come accadde per Johnny Stecchino e il processo Riina."
Benigni ha poi spiegato come la scelta dell'attore che nel finale del film interpreta il vero mostro e la sua somiglianza con Pietro Pacciani sia stata del tutto casuale, "forse frutto dell'inconscio".
In suo appoggio, lo stesso Cerami smontò ogni possibile teoria a riguardo: "Le speculazioni sul mostro di Firenze sono ridicole. Abbiamo pensato a questa storia tre anni fa, quando il mostro esisteva, ma non era sulle prime pagine dei giornali. E quello è un fatto vero, tragico, drammatico, mentre il nostro è un film comico e la comicità è dissacrante, è qualcosa che va sopra le cose, non dentro. Per questo è un'arte sublime. Niente a che vedere con la sociologia. E non c'è niente di sociologico in Roberto, che è una maschera, non un attore da commedia, tanto meno da commedia all'italiana". Riguardo alla presenza di numerosi omicidi all'interno del film, Cerami commentò come segue: "E che problema è? Non ci sono i morti non si vedono. E i morti della fantasia sono come i videogiochi, non hanno peso. E si può ridere di tutto, ci siamo riusciti perfino con la mafia! Anche se fosse vero il riferimento al mostro di Firenze ci sarebbe forse da scandalizzarsi?"
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Addentrandosi in una disamina della poetica di Roberto Benigni, Cerami spiegò: "In un film di Benigni, il riferimento all'attualità è sempre sfumato, un gioco, niente di più di un'attualità trasversale, il mondo è visto da lontano. In questa logica del gioco, Johnny Stecchino in fondo era un film sul pentitismo. Qui abbiamo preferito un'altra cosa, un individuo ingenuo che addirittura diventa complice di un omicidio e non se ne rende conto; è un po' la condizione di tante persone di oggi, che vivono in una condizione di inconsapevolezza e anche di innocenza, eppure possono ritrovarsi addosso colpe mai commesse".
A quanto pare, quindi, nessuna connessione, nessun tentativo di rappresentare il tragico in chiave farsesca nonostante gli elementi in comune che la stampa di quegli anni, ancora imbevuta della cronaca del Mostro di Firenze, non poté fare a meno di rilevare.