Jean-Pierre Jeunet, regista e sceneggiatore de Il favoloso mondo di Amélie, ha parlato del suo film più amato e di alcune coincidenze che legano l'opera con Audrey Tautou ad altre più recenti, tra cui la serie Emily in Paris.
Esattamente venti anni sono trascorsi dall'uscita al cinema de Il favoloso mondo di Amélie, film che è stato in grado sin da subito di conquistare il botteghino internazionale, registrando un incasso di circa 173milioni di dollari (a fronte di un budget di 11milioni). L'interpretazione impeccabile di Audrey Tautou, la sceneggiatura poetica e la colonna sonora hanno contribuito fortemente al successo dell'opera, capace di diventare un punto di riferimento per intere generazioni di ragazze che hanno sognato di vivere le bellezze di Parigi proprio come fatto dalla protagonista del film.
A distanza di venti anni dalla sua distribuzione in sala, Jean-Pierre Jeunet è tornato a parlare di quello è rimasto il suo film più celebre. Lo ha fatto tramite un'intervista telefonica rilasciata a La Repubblica, durante la quale ha commentato il fatto che molte eroine di film e serie TV siano in qualche modo figlie della sua Amélie. "Questa cosa non mi crea frustrazione. Coco Chanel diceva 'Copiate pure le mie idee, ne avrò delle altre'. A volte si tratta di omaggi, altre di semplici furti", ha dichiarato il regista francese, aggiungendo: "Molti mi hanno chiamato ai tempi di La forma dell'acqua, in realtà mi pare abbia preso da un altro mio film, Delikatessen, con la storia dell'acqua esce dal water e allaga tutto".
Nel corso dell'intervista, Jeunet ha fatto riferimento anche ad Emily in Paris, serie TV recentemente uscita su Netflix, nella quale il regista ammette di aver trovato diverse similitudini con Il favoloso mondo di Amélie. "Che dire di Emily in Paris? A partire dal nome della protagonista: solo una coincidenza? Che poi è un personaggio che viene dal mondo del marketing che domina le nostre vite, e diventa l'eroina della storia..." ha dichiarato Jeunet, ricordando che in effetti anche la protagonista del suo film, originariamente, si doveva chiamare Emily: "Volevo che recitasse Emily Watson ma in francese perdeva la metà del talento. La scrissi in inglese ma lei non volle venire a Parigi per sei mesi a causa della famiglia. Così Emily diventò Amélie e mi imbattei nel manifesto con una giovane attrice, aveva fatto un solo film, Audrey Tautou. La convocai, in dodici secondi capii che era perfetta".
Infine, Jean-Pierre Jeunet ha spiegato il motivo per cui, secondo lui, Amélie è diventata un modello per tante ragazze: "Credo si siano riconosciute nella sua solitudine in ogni parte del mondo. Soprattutto in Giappone, dove il film è culto assoluto. E nella capacità di godere delle piccole cose".