Lo sfogo dell'attore di Hazzard, John Schneider, contro il Presidente Joe Biden potrebbe avere conseguenze più pesanti del previsto. L'invito alla "pubblica impiccagione di Biden e del figlio Hunter" non è stato preso alla leggera dai Federali che lo hanno letto come una minaccia di morte, aprendo un'inchiesta contro l'attore di dichiara fede repubblicana.
Le proteste di John Schneider, il quale ha negato con veemenza che si trattasse di vere minacce, hanno generato l'apertura di un'indagine, come rivela Deadline. In un postpoi cancellato (ma la memoria di internet è lunga), Schneider risponde a un post di Joe Biden contro Donald Trump scrivendo: "Signor Presidente, io credo che lei sia colpevole di tradimento e dovrebbe essere punito con la pubblica impiccagione. Anche suo figlio. Cosa mi risponde?"
"Sul serio, gente?" ha commentato Schneider a Deadline. "Questo è il mio ultimo commento al riguardo. Non ho né detto né lasciato intendere nulla che fosse una minaccia personale a Biden. Nonostante i titoli affermino il contrario, nel mio post non ho assolutamente chiesto un atto di violenza o minacciato un presidente degli Stati Uniti come hanno fatto molte altre celebrità in passato. Vi suggerisco di rileggere il mio post e di prestare attenzione alle parole prima di credere a queste sciocchezze".
L'attore ha poi proseguito: "La mia posizione, che ho il diritto di avere, è che alcuni dei leader della nostra nazione [sic] a Washington hanno perso la retta via, e la corruzione dilaga, sia dentro i confini della nostra nazione che all'estero. Affinché la nostra repubblica costituzionale possa sopravvivere, è necessario che vi siano trasparenza e responsabilità. Non c'è alcuna minaccia implicita o meno in quella dichiarazione".
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Cosa rischia John Schneider?
Ufficialmente la Casa Bianca e i servizi segreti, che ricadono sotto la giurisdizione del Dipartimento per la Sicurezza Nazionale, non hanno commentato la notizia dell'apertura dell'indagine. Fonti vicine ai fatti confermano però che l'indagine sarebbe in fase preliminare.
"Esaminiamo tutte le minacce contro i nostri protetti e, a causa dell'intento, questo rientra nella definizione di minaccia", ha dichiarato a Deadline un membro delle forze dell'ordine.
Un crimine federale di classe D, una minaccia "credibile" contro il Presidente, è soggetto fino a cinque anni di carcere e una multa di 250.000 dollari. Anche le restrizioni all'accesso online possono essere applicate da un giudice, così come tre anni di libertà vigilata. La legge "proibisce minacce consapevoli e intenzionali di uccidere, rapire o infliggere danni fisici al presidente, al vicepresidente, ai loro predecessori, ai potenziali successori e ai rispettivi familiari stretti".