Frozen 2 sta avendo problemi con la Corea del Sud per la presunta violazione delle leggi sul monopolio delle sale cinematografiche. Almeno è questo che sostiene la Public Welfare Committee, associazione non governativa con sede a Seoul, che ha denunciato il fatto alla Procura della Corea del Sud.
Il fatto è questo: da quando il sequel di Frozen (qui la nostra recensione e video recensione di Frozen II - Il segreto di Arendelle) è arrivato al cinema in Corea, ha incassato 61,2 milioni di dollari. La cifra fa della Corea il terzo miglior mercato per il film Disney, dopo gli Stati Uniti e la Cina, ma qualcuno insorge. E il motivo è semplice: come sostiene l'associazione che ha promosso la denuncia, Frozen II - Il segreto di Arendelle, fin dal giorno di approdo al cinema (lo scorso 23 novembre) ha occupato l'88% delle sale sudcoreane. Walt Disney Company Korea, dunque, agirebbe nella piena violazione delle leggi sul monopolio, con il tentativo di dominare il mercato e limitando la possibilità di scelta dei consumatori.
La verità, però, è che attualmente in Corea non esiste una legge che stabilisce un limite al numero di sale che un film può occupare. Quello che esiste, ed è particolarmente aspro in questo periodo, è il dibattito sulla questione, proprio legato al predominio di grossi studios, come Disney, a scapito degli indipendenti.
Nella diatriba sono naturalmente schierati da una parte cineasti e produttori coreani, dall'altra parte i proprietari di multiplex, che salutano invece ogni uscita Disney come un sicuro guadagno.
E mentre il Governo ha promesso di intervenire al più presto con una legge ad hoc, sulla questione si è fatto sentire anche il Korean Film Council che per calcolare la presenza in sala di un film utilizza un sistema diverso da quello che ha rintracciato Frozen 2 in 88 cinema su 100. Per il KOFIC infatti, il numero totale di volte in cui la nuova avventura di Elsa e Anna è stata mostrata, diviso per il numero totale di volte in cui la stessa è stata proiettata in un solo giorno, dà come risultato 46,3% e non 88. Il che significa che, con un sistema diversa di misurazione, la questione non sussisterebbe affatto.