Adi Shankar promette una seconda stagione di Devil May Cry radicalmente diversa. Dopo l'introduzione esplosiva della prima stagione, Netflix punta ancora sul cacciatore di demoni Dante. Ma sarà suo fratello Vergil a prendersi il centro della scena, mentre Shankar mira a superare persino Arcane, rifiutando l'etichetta di "anime" per proporre uno stile narrativo più audace e personale.
Devil May Cry: la seconda stagione sarà un'altra storia, parola di Adi Shankar
Quando Devil May Cry ha debuttato su Netflix, Adi Shankar ha portato Dante a calpestare il suolo dell'animazione con passo deciso e furioso. La prima stagione si è chiusa lasciando Dante in una situazione tutt'altro che serena e nelle scene finali, però, è Vergil a spuntare come nuova figura centrale, pronto a contrastare le forze d'invasione e a proteggere le creature innocenti di quel mondo.

Ed è proprio su Vergil che si concentrerà la stagione due, secondo le parole di Shankar in una recente intervista a Esquire: "Il mio piano è sempre stato quello di costruire e ampliare Devil May Cry. La prima stagione doveva essere una droga d'ingresso, ma la seconda... la narrazione cambierà rotta. Sarà diversa, sia nello stile che nel tono. Vergil è un personaggio grande, molto importante. È, in sostanza, una serie nuova". Una dichiarazione che promette un salto di qualità, e un'evoluzione netta rispetto al tono introduttivo.
Né anime né cartoon: l'identità americana di Shankar
Shankar, però, non si limita a raccontare i suoi piani narrativi: rifiuta apertamente la definizione di Devil May Cry come "anime". "È nella linea di X-Men, Batman: The Animated Series, Gargoyles e UltraForce", afferma. "Sono cresciuto con i cartoni d'azione del sabato mattina. I cartoni americani del sabato erano fottutamente fighi. E non vivevo nemmeno in America, ma li guardavo lo stesso! Mi hanno fatto desiderare di essere lì. Ma erano incatenati agli standard della tv generalista, e io mi sono chiesto cosa sarebbero potuti diventare se liberati da quei limiti. Questo è lo spazio che sto costruendo: prendo il linguaggio di quell'epoca e lo alzo di livello per un pubblico cresciuto ma che ancora desidera quello stile e quell'energia. Non sto inseguendo la grammatica dell'anime".
Con queste parole, Shankar non solo rivendica una paternità creativa orgogliosamente occidentale, ma promette anche un'esperienza narrativa visiva meno derivativa e più personale. Il suo obiettivo? Non è solo intrattenere, ma sorprendere: "Ho degli obiettivi. Voglio surclassare Arcane nei numeri. Arcane è come il Joker che dà fuoco ai soldi, ed è fantastico. Ma con la stagione due di Devil May Cry voglio batterla. Presentarmi a uno scontro tra carri armati con un palloncino pieno d'acqua e distruggere il carro armato. Perché è figo".
Se manterrà le promesse, la seconda stagione di Devil May Cry potrebbe diventare non solo un'evoluzione, ma una vera dichiarazione di intenti nel mondo dell'animazione per adulti.