Deadpool: Ryan Reynolds e la sessualità del suo personaggio

Ryan Reynolds ha commentato con entusiasmo la possibilità di esplorare nel dettaglio la sessualità fluida di Wade Wilson, alias Deadpool.

Deadpool: Ryan Reynolds indossa il costume del protagonista del film
Deadpool: Ryan Reynolds indossa il costume del protagonista del film

Ryan Reynolds ha commentato con entusiasmo la possibilità di esplorare nel dettaglio la sessualità fluida di Wade Wilson, alias Deadpool. Nei fumetti, infatti, il mercenario è pansessuale, cosa confermata dal suo co-creatore pansessuale, e ai tempi dell'uscita del primo film l'attore canadese ha affermato che quel dettaglio sarebbe interessante da esplorare, in parte perché il mondo di Deadpool è più libero rispetto ad altri universi supereroistici.

Nel 2016, alla premiere del film a New York, Ryan Reynolds ha detto apertamente di non essere contrario a una storia d'amore omosessuale in capitoli futuri del franchise: "Non sarei di certo io a mettermi in mezzo. Sarebbe grandioso." Le sue parole sono state appoggiate all'epoca da Simon Kinberg, supervisore generale dell'universo cinematografico degli X-Men dal 2014 al 2019.

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Deadpool: Ryan Reynolds in un'immagine tratta dal film
Deadpool: Ryan Reynolds in un'immagine tratta dal film

Dopo l'acquisto della 20th Century Fox da parte della Disney, è stato confermato che un terzo capitolo delle avventure di Deadpool è in lavorazione, sempre con la partecipazione di Ryan Reynolds (che per Deadpool 2 fu un vero e proprio co-sceneggiatore), e sarà vietato ai minori come i primi due episodi. Un fattore che renderebbe anche più facile l'esplorazione della pansessualità del personaggio, dato che in progetti con visti di censura inferiori alla R (vietato ai minori di 17 anni non accompagnati) i contenuti sessuali in generale sono un elemento rischioso, soprattutto se si devia dal materiale convenzionale.

Celeberrimo l'episodio di Jersey Girl, film di Kevin Smith che inizialmente ottenne il visto più restrittivo, nonostante la quasi totale assenza di parolacce e situazioni esplicite, solo per una scena in cui la protagonista femminile parlava, in termini piuttosto neutri, di masturbazione. In tale ottica è tabù anche la parola fuck, che nei film col visto PG-13 è generalmente ammessa una volta sola (ma vi sono casi eccezionali in cui la si sente tre o quattro volte), a patto che la si usi come imprecazione e non come verbo sessuale.