David Cronenberg sull'accoglienza a The Shrouds: "A Cannes non hanno capito il film"

Il regista David Cronenberg ha parlato dell'accoglienza tiepida riservata a The Shrouds durante il Festival di Cannes a maggio.

Una foto di The Shrouds

David Cronenberg ha rivelato la sua opinione legata al motivo perché The Shrouds non è stato accolto in modo particolarmente positivo al Festival di Cannes nel mese di maggio.
Il regista ha ricordato quanto accaduto al termine della proiezione del suo nuovo lungometraggio al New York Film Festival.

La reazione a Cannes

The Shrouds, di cui potete leggere la nostra recensione, racconta la storia di un imprenditore che inventa un modo per comunicare con le persone amate che sono morte, di cui vedono il corpo mentre si deteriora con il trascorrere del tempo.

The Shrouds
Vincent Cassel in una foto del film

Il regista ha sottolineato: "Non hanno capito il film, in parte a causa della lingua e degli elementi culturali, e per il fatto che le persone fosse hanno pensato che se avessero riso sarebbe stata una mancanza di rispetto o qualcosa di simile".

David Cronenberg ha aggiunto: "Si tratta della pressione del Festival di Cannes. Non abbiamo ottenuto il tipo di risate che sapevo avremmo avuto, per fare un esempio, a Toronto o qui".

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Una leggerezza necessaria

Il maestro del cinema ha sostenuto che a maggio ci fosse quindi stata un po' di incomprensione, a differenza di altre occasioni. Cronenberg si è rivolto al pubblico di New York dichiarando: "Non ero lì mentre stava venendo proiettato il film, ma spero abbiate riso un po'. La vita senza umorismo non è qualcosa che potrei sopportare".

Il regista ha successivamente ricordato come, per lui, realizzare film è un po' come essere un bambino che gioca con la sabbia, ammettendo tuttavia che si potrebbe diventare particolarmente seri a causa dei soldi e della pressione causata dal tempo. Proprio per questo bisognerebbe quindi creare un'atmosfera rilassata e leggera sul set durante le riprese.
Cronenberg ha però ricordato che l'arte non è una terapia e che non sono il dolore e la tristezza a preoccupare, ma il lavoro richiesto per scrivere una sceneggiatura o gestire il lavoro sul set: "La versione di te come artigiano prende il sopravvento... Ed è la distanza che hai e pensi di dover avere".