Un viaggio Contromano, di nome e di fatto: Antonio Albanese ha descritto il suo film da regista come "un'escursione/incursione" sull'Italia di oggi e il suo rapporto coi migranti. In particolare l'attore ha spiegato di essersi ispirato ad un'iniziativa di Slow Food attraverso la quale sono stati finanziati diverse coltivazioni in Africa.
Contromano è uscito nel 2018 e affronta la tematica dei migranti da un punto di vista esterno e successivamente interno nei confronti di chi cerca di arrivare nel nostro Paese con la speranza di trovare una nuova vita. La trama vede le vicende di Mario Cavallaro, interpretato dallo stesso regista, Antonio Albanese.
Mario vende calze e si ritrova a un certo punto a dover competere con un ragazzo africano, Oba, che offre anche lui calze proprio davanti al suo negozio. In un gesto di follia, Mario decide di liberarsene, riportandolo con la propria auto in Senegal e questo viaggio permetterà al protagonista di immedesimarsi in un certo senso a Oba e al suo vissuto, vivendo lui stesso "contromano" appunto l'esperienza della migrazione.
"Mario è un personaggio vintage, un po' stordito, proprio come l'Europa", ha raccontato tempo fa Albanese a la Repubblica. "Quello dei migranti è una questione gigantesca, io ho provato ad affrontarla da un punto di vista umano, guardando alle paure e ai sogni che abbiamo 'noi' e 'loro', provando a confrontarli in una relazione alla pari per riuscire a capire che facciamo tutti parte della stessa realtà".
Spiegando le motivazioni che l'hanno ispirato per la realizzazione del film, il regista ha detto: "sulla questione dei migranti ho sentito da certi politici pensieri che fanno inorridire, parole sulla razza che neanche Cetto Qualunque avrebbe mai pensato. Per questo ho scelto un racconto che ci riportasse tutti su un piano di normalità e umanità, in cui non ci sono buoni o cattivi, brutti o belli, noi o loro, ma un problema serio da risolvere."
"Il film è un paradosso, ma poi nemmeno tanto", ha continuato il regista. "Mi sono ispirato a una iniziativa di Slow Food che aveva finanziato migliaia di orti in Africa, insegnando alle famiglie come coltivare, permettendo così a loro di mangiare e vivere. E poi mi piaceva che tra due esseri umani così diversi potesse nascere un incontro straordinario e alla fine scoprire la gioia, l'amicizia, la vita".