Clint Eastwood “molla” Donald Trump per le presidenziali 2020

Clint Eastwood, noto sostenitore di Donald Trump, non lo appoggerà nella campagna presidenziale del 2020 e sosterrà invece un candidato democratico.

Il Corriere The Mule 13
Il corriere - The Mule: Clint Eastwood in una scena

Clint Eastwood, noto sostenitore di Donald Trump, non lo appoggerà nella campagna delle presidenziali 2020. Lo ha svelato in un'intervista concessa al Wall Street Journal, dove l'attore-regista ha affermato di ritenere Mike Bloomberg, ex-sindaco di New York attualmente in lizza per la nomination democratica, una scelta migliore dell'attuale inquilino della Casa Bianca. Una svolta inattesa considerando che Eastwood è notoriamente repubblicano ed è stato più volte accusato di fascismo per le sue opere cinematografiche, in particolare quando interpretò il poliziotto "Dirty" Harry Callaghan.

Vivere resistendo: il cinema di Clint Eastwood

Clint Eastwood sul set di Flags of Our Fathers
Clint Eastwood sul set di Flags of Our Fathers

Clint Eastwood ha fatto più volte parlare di sé in ambito politico (è stato anche sindaco della città di Carmel dal 1986 al 1988), soprattutto dal 2012 in poi: quell'anno, offrendo il suo appoggio a Mitt Romney, fu protagonista di un bizzarro episodio in cui si rivolse a una sedia vuota che rappresentava Barack Obama, e nel 2016, pur non sostenendo ufficialmente Donald Trump, che riteneva problematico allo stesso livello di Hillary Clinton, dichiarò di apprezzarne la schiettezza priva di inibizioni dovute alla correttezza politica.
Ora invece, come svelato nell'intervista del Wall Street Journal, Clint Eastwood pensa che Donald Trump sia inadatto alla propria funzione a causa della sua abitudine di prendersela con tutto e tutti su Twitter ("Vorrei che non si abbassasse a quel livello", ha detto il cineasta).

Nel corso dell'intervista Eastwood ha anche difeso un aspetto controverso del suo lungometraggio più recente, Richard Jewell, in cui si sostiene che la giornalista Kathy Scruggs sia andata a letto con la propria fonte. Il regista ha difeso tale licenza poetica in nome della libertà espressiva del cinema, trascurando il fatto che tale svolta di sceneggiatura (duramente criticata da chi conosceva la vera giornalista, morta nel 2001) sia difficile da separare dalla precedente simpatia di lui per Trump, il quale ha più volte bollato la stampa americana in toto come "nemica del popolo".