Alice in Borderland, un crossover con Squid Game? Alcuni fan provano a spiegare il finale

Dopo Squid Game, che ha ridefinito i confini della serialità internazionale, anche Alice in Borderland sembra pronta a varcare i confini nazionali. Il finale della terza stagione dischiude infatti scenari inattesi, lasciando intravedere un approdo narrativo in altri Paesi.

Una scena di Alice in Borderland

Attenzione, il testo che segue contiene spoiler

Con la terza stagione appena uscita, Alice in Borderland riprende un espediente narrativo già visto in Squid Game: un finale che allude a un'espansione oltreoceano. Netflix suggerisce così un possibile spin-off ambientato in un altro Paese diverso dal Giappone.

Alice in Borderland segue le orme di Squid Game

Il 25 settembre Netflix ha pubblicato la terza stagione di Alice in Borderland, adattamento live-action del manga di Haro Aso, confermandone lo status di punta nel catalogo delle produzioni asiatiche.

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Una scena di Alice in Borderland

Dopo un percorso segnato da enigmi mortali e sfide al limite della sopravvivenza, Arisu e Usagi tornano finalmente nel mondo reale. Tuttavia, la chiusura apparentemente definitiva della loro avventura viene subito incrinata da un dettaglio visivo che non passa inosservato ad alcuni fan. Sullo schermo televisivo scorrono notiziari che segnalano terremoti in varie parti del mondo, compresa Los Angeles. L'inquadratura successiva si sposta proprio in un bar della città californiana, dove una cameriera rivela di chiamarsi Alice.

Una scelta che, pur senza conferme ufficiali, sembra secondo alcuni gettare le basi per un'espansione narrativa oltreoceano: il "Borderland" non è dunque un fenomeno confinato al Giappone, ma un'esperienza globale, pronta a generare nuove declinazioni culturali e, potenzialmente, un nuovo volto protagonista. Il gioco sottile tra nome e destino diventa qui fondamentale: un'Alice americana che raccoglie l'eredità simbolica del titolo stesso.

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Una strategia che ricalca da vicino quanto già visto in Squid Game, la cui terza stagione - rilasciata a giugno - si era conclusa con un indizio simile, lasciando presagire la diffusione dei giochi in territorio statunitense.

Un confine culturale vicino a Squid Game?

La somiglianza tra i due epiloghi non è casuale. Le grandi serie di successo tendono a dilatare la propria esistenza attraverso spin-off, adattamenti o versioni locali, assecondando la domanda di un pubblico globale. Tuttavia, mentre l'idea di uno Squid Game americano rischia di sminuire la forza del prodotto originale - radicato nell'immaginario dei giochi infantili coreani - l'universo di Alice in Borderland appare intrinsecamente più flessibile. La sua ambientazione liminale, sospesa tra vita e morte, non è vincolata a tradizioni specifiche e le prove mortali non seguono uno schema culturale unico.

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La protagonista di Alice in Borderland

Questa apertura rende naturale immaginare uno spin-off statunitense capace di funzionare senza perdere autenticità. Anzi, la comparsa di un personaggio chiamato "Alice" non solo giustificherebbe la traslazione geografica, ma ne rafforzerebbe la potenza simbolica, incarnando la protagonista che fino ad ora era rimasta implicita dietro il titolo.

Per Netflix, un'operazione di questo tipo significherebbe ampliare l'orizzonte narrativo di una delle sue produzioni più solide, cavalcando il successo della terza stagione e mantenendo viva l'attenzione del pubblico internazionale.

In un panorama dove le storie non terminano mai davvero, Alice in Borderland dimostra di aver imparato la lezione da Squid Game, ma con una consapevolezza che potrebbe renderla ancora più adatta a una dimensione globale.