Al Pacino, la figlia debutta alla regia col suo primo film incentrato sul trauma generazionale delle donne

Con "I Live Here Now", debutta alla regia la sceneggiatrice Julie Pacino, figlia di al Pacino, col film che verrà presentato in anteprima mondiale al Fantasia International Film Festival di Montreal.

Una scena del film di Julie Pacino

Con "I Live Here Now", debutto alla regia di Julie Pacino, figlia di Al Pacino, il trauma femminile si trasforma in un viaggio onirico e psicologico dai toni lynchiani. Protagonista una donna spezzata che cerca di ritrovare sé stessa in una locanda fuori dal tempo. Presentato a Fantasia, Locarno ed Edimburgo, il film unisce surrealismo, simbolismo cromatico e riflessione identitaria.

Julie Pacino racconta l'incubo al femminile

Un albergo sperduto, un tempo sospeso, e una donna che cerca di ricucire le fratture invisibili del proprio passato: I Live Here Now non è solo l'esordio cinematografico di Julie Pacino, figlia di Al Pacino, ma anche una dichiarazione di poetica. Presentato in anteprima mondiale al Fantasia International Film Festival di Montréal e in seguito al Locarno Film Festival nella sezione fuori concorso, il film è un ibrido pulsante di psicodramma e sogno, dove le coordinate della realtà si liquefanno sotto lo sguardo della protagonista Lucy Fry, affiancata da Madeline Brewer, Matt Rife e l'icona lynchiana Sheryl Lee.

Al Pacino nel film Rischio a due
Un ritratto di Al Pacino

La sinossi del festival canadese lo descrive come "un psychodrama vibrante e da incubo che richiama David Lynch, Dario Argento e i fratelli Coen", e le suggestioni sono dichiarate anche dalla regista: "Ogni volta che guardo un film o ascolto una canzone di Lynch, mi ricorda l'artista che ho dentro. Mi ha dato il permesso di sognare." Non sorprende, allora, che questa pellicola - nata nel 2020 come corto e cresciuta durante gli anni della pandemia - mescoli ricordi infantili, introspezione pandemica e femminismo interiore. Il personaggio di Rose incarna il conflitto eterno tra corpo e identità, tra desiderio d'autonomia e sguardo esterno, in un mondo che ancora stringe le donne con le catene dell'apparenza e della pressione sociale. "Tante volte pensiamo che siano gli altri a dirci cosa provare riguardo al nostro corpo," spiega Pacino, "e invece Rose riscopre qualcosa che non pensava nemmeno possibile."

Girato in pellicola 35mm, I Live Here Now è una denuncia cromatica sull'identità femminile e i traumi della nostra generazione, dove la luce non è mai neutra, ma carica di simboli e tensioni. Ogni personaggio ha un suo colore, ogni spazio riflette uno stato d'animo: Los Angeles appare "non come una cartolina di palme e sole, ma come un'ombra inquieta sotto la superficie dell'apparenza", mentre la locanda, luogo chiave della narrazione, esplode in tinte sature che accompagnano il risveglio interiore della protagonista.

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Al fianco della direttrice della fotografia Aron Meinhardt, con cui ha condiviso anche numerosi set fotografici, Pacino orchestra un linguaggio visivo che richiama Argento per l'uso simbolico del colore e Kubrick per il mix di humour e tensione. Ma è nel tono generale - sospeso, disturbante, punteggiato da ironia - che la regista trova la sua voce: "Mi piace che anche in una storia oscura ci sia spazio per la speranza e per il ridicolo. Sono le emozioni contrastanti a rendere un film davvero vivo."

Cinque anni di lavoro, uno script nato come confessione privata e trasformato in racconto collettivo: I Live Here Now è il biglietto da visita di un'autrice che non teme il rischio, e che invita lo spettatore a entrare in un sogno pericoloso, ma necessario. "Spero che il pubblico venga con mente aperta. Ora è il momento di lasciarlo andare."