Al Middle East Now arriva Hassan Hajjaj, l'Andy Warhol del mondo arabo

Tra le pellicole presentate Death For Sale di Faouzi Bensaïdi, il thriller marocchino candidato agli Oscar 2013.

Il Marocco sarà protagonista venerdì 5 aprile, per la terza giornata di Middle East Now, il festival internazionale di cinema, arte contemporanea e incontri dedicato al Medio Oriente contemporaneo che si svolgerà fino all'8 aprile a Firenze tra cinema Odeon, Auditorium Stensen e altre location della città. Doppio appuntamento con l'arte e il cinema marocchino: alle 18.30, inaugurazione della mostra Vogue Arabe dell'acclamato artista contemporaneo Hassan Hajjaj, considerato nella scena dell'arte internazionale l'Andy Warhol del mondo arabo (Aria Art Gallery - Borgo Santi Apostoli 40, dal 5 aprile al 5 maggio 2013). Vogue Arabe è un progetto ironico e provocatorio che comprende 12 opere e una serie di abiti, con un chiaro richiamo al magazine Vogue, ai suoi shooting glamourous e patinati, molto spesso ambientati proprio nelle casba di Marrakesh o Casablanca. Se Vogue mette in scena modelle europee, questa volta Hassan Hajjaj propone al pubblico una serie di ritratti delle donne marocchine che indossano vestiti ideati da lui stesso. Kitsch e molto colorate, sovversive e stravaganti, le opere di Hassan Hajjaj cercano di riflettere sul modo in cui Oriente e Occidente si vedono reciprocamente, e sul confronto culturale che si innesca tra questi due mondi.

Il Festival continuerà con il suo omaggio al Marocco al cinema Odeon: alle 19.30 l'Odeon Bistro, preparerà una degustazione di cibo tipico marocchino. Dopo l'aperitivo, alle 21.00, sarà proiettato Death For Sale di Faouzi Bensaïdi, alla presenza del regista e dell'Ambasciatore del Marocco S.E. Mr. Hassan Abouyoub. Candidato agli Oscar 2013 come miglior film straniero, Death For Sale è un thriller ambientato a Tétouan, la città di chi vive di espedienti, dove anche gli onesti commercianti sono trafficanti spregiudicati e dove i ragazzi crescono sognando Tony Montana. Gangster, trafficanti, locali notturni, prostitute, in un'atmosfera piena di grande tensione sociale. Prima del film sarà proiettato il corto Maqloubeh di Nicolas Damuni. Cinque studenti che dividono lo stesso appartamento a Ramallah, sono bloccati in casa dal coprifuoco. Per passare il tempo decidono di mettersi a cucinare il "maqloubeh", il famoso piatto regionale palestinese.

Le proiezioni al cinema Odeon partiranno alle 16.00 con The Boxing Girls of Kabul di Ariel Nasr: in una palestra dello stadio di Kabul, dove non molto tempo fa i talebani lapidavano le donne, un gruppo di ragazze insegue il sogno di dare all'Afghanistan la prima medaglia olimpica nel pugilato femminile. La posta in gioco è in realtà molto più alta: è la vittoria sui pregiudizi e la conquista di un nuovo rispetto per il loro Paese e per loro stesse. La loro prima trasferta all'estero si rivelerà un'inappellabile prova della verità. Prima del film sarà proiettato il cortometraggio iraniano Keep Us, Keep Us di Ehsan Amani: una giovane coppia sposata e un amico in macchina tra risate, tutto ripreso dal cruscotto. Poi uno scherzo banale cambia completamente l'atmosfera nell'abitacolo... e forse le vite dei suoi occupanti.

Alle 17.20 sarà proiettato il corto Their Feast di Reem Morsi: alla vigilia della rivoluzione egiziana, una madre prepara una festa per celebrare il rilascio del figlio dalla prigione. Seguirà il documentario israeliano Duma di Abeer Zeibak Haddad: un intenso viaggio sulle tracce delle vittime di abusi sessuali nella società araba (anteprima nazionale alla presenza della regista e dei produttori. Proiezione organizzata in collaborazione con Greenhouse Film). Alle 19.00 Kabul at Work di David Gill. Proiezione di uno dei video-ritratti di Kabul at Work, il bellissimo progetto multimediale che racconta la Kabul di oggi attraverso gli uomini e le donne che contribuiscono ogni giorno, con il loro lavoro, a farla rinascere (anteprima italiana alla presenza del regista). A seguire Trues Stories of Love, Life, Death and sometimes Revolution di Nidal Hassan. L'artista danese Lilibeth Cuenca e il regista siriano Nidal Hassan, impegnati a girare un film sulle donne che lottano per una vita più libera in Siria, non avrebbero mai immaginato di arrivare a Damasco il giorno prima dello scoppio della rivolta. Il loro progetto è diventato così qualcosa di completamente diverso: un film sulla lotta di un intero popolo che vuole libertà.

Alle 18.00 le proiezioni del Festival partiranno anche all'Auditorium Stensen (viale Don Minzoni, 25 c) con il cortometraggio Behind Me Olive Trees di Pascale Abou Jamra. Tornati al loro villaggio di origine nel sud del Libano dopo dieci anni trascorsi in Israele, Maryam e il fratello si ritrovano circondati da ostilità e sospetti, per il fatto di essere figli di un agente del Lahd, che aveva collaborato con l'esercito israeliano prima della liberazione del Libano nel 2000. A seguire The Last Step di Ali Mosaffa, film che narra la storia di un amore mancato e di una vita imperfetta, con Leila Hatami, già protagonista del film premio Oscar Una separazione di Asghar Farhadi, diretta dal marito Ali Mosaffa che è anche il protagonista maschile. Alle 21.00 sarà proiettato in anteprima nazionale 74 - La reconstitution d'une lutte di Raed Rafei e Rania Rafei: quando sono cominciate le primavere arabe? Nel 1974 l'Università Americana di Beirut fu occupata dagli studenti per 37 giorni. I registi Rania e Raed Rafei sono partiti da qui, per mettere in scena un film in cui il presente si sovrappone al passato, già nella scelta degli attori: giovani attivisti di oggi, che con i propri dubbi e le proprie convinzioni incarnano l'esperienza di quarant'anni prima. A seguire sarà proiettato il mediometraggio The Island - Al Djazira di Amin Sidi-Boumédine. Un uomo vestito con una strana tuta, un po' da sommozzatore un po' da alieno, si risveglia all'alba in un porto. A piedi raggiunge una Algeri deserta e conquista i pochi metri che lo separano dalla libertà.