Ci sono 83 maschere che compaiono durante il film di A Classic Horror Story, tutte con un significato diverso: oltre a quelle che rappresentano l'omertà metaforica della mafia, anche quelle delle comparse hanno un senso.
Ce l'hanno spiegato i registi Roberto De Feo e Paolo Strippoli durante la nostra intervista sul canale Twitch di Movieplayer: si sono "divertiti" molto a realizzare le maschere, anche quelle delle comparse ed ecco perché:
"Se non ricordo male, ci sono 83 maschere diverse nel film", ha esordito Paolo. "È stato molto divertente poterle realizzare tutte, ci siamo sbizzarriti a crearle e ognuna è diversa dall'altra. È tutta colpa o merito di Andrea Leanza, che abbiamo scelto come capo truccatore per A Classic Horror Story: quando hai a fianco un artista come lui che ci ha assecondato, difficile trattenersi. Ha avuto una grande pazienza per noi, ma per noi è stato un piacere assoluto".
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"Netflix ci ha dato completamente carta bianca, ecco perché ci siamo sbizzarriti", ha aggiunto De Feo. "Non ci ha detto "preoccupatevi che piaccia a tutti", non ce l'ha cambiato, anzi, ci ha proprio consigliato di immergerlo nella cultura italiana. Per noi registi credo che ora sia arrivato il momento giusto per avere la possibilità di non avere paura e mostrare ciò che vogliamo davvero girare. Non sprechiamo questa occasione che ci è stata detta con le nuove piattaforme come Netflix, magari io e Paolo siamo stati fortunati, magari altri non avranno la stessa fortuna, ma lasciate che vi dica: questa storia ce l'avevamo in testa dal 2015. Non avete idea di quante prese in giro abbiamo ricevuto in questi anni, eppure oggi il film ha già ottenuto un discreto successo da parte del pubblico."
"Anche il pubblico si è stufato delle solite storie", ha continuato De Feo. "Io e Paolo abbiamo fatto degli errori, impareremo a fare questo mestiere tra 15 anni forse, ma siamo arrivati a fare questo film perché ci hanno dato l'occasione per farlo: Netflix ci tiene ai propri abbonati eppure ha deciso di assecondare due registi come noi. Forse anche loro si sono stancati di certi stereotipi. È il momento giusto per osare".