Un'altra Awards Season si chiude, e, come sembra essere diventata tristemente la norma, si chiude su una nota prevedibile e non certo esaltante: dal punto di vista dei suoi votanti e, naturalmente, dal punto di vista del regista Ben Affleck, la Oscar story di Argo è fonte di orgoglio e emozioni. Dopo l'annuncio delle nomination, con quella candidatura chiave dedicata alla regia in cui ad Affleck veniva dato il benservito a favore di Michael Haneke e di Benh Zeitlin e che sembrava minare le chance di un film in pieno recupero su Lincoln, il supporto per il giovane regista "ingiustamente snobbato" è andato crescendo di giorno in giorno, con tanto di "angle" proficuo per i media che trasformava il duello Affleck- Argo/ Spielberg-Lincoln in Davide contro Golia. Come da copione, l'efebico Davide ha trionfato sulle 12 nomination del rivale, e l'Academy non ha risparmiato a Steven Spielberg nemmeno l'umiliazione di assegnare altrove (al peraltro meritevole Ang Lee) la statuetta per la migliore regia, quella che non poteva andare ad Argo.
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Che la Lawrence avrebbe vinto si era capito all'inizio della serata, quando Christoph Waltz ha avuto la meglio sulll'illustre co-star di Jennifer ne Il lato positivo, Robert De Niro, e sugli altri tre mostri sacri candidati come migliore attore non protagonista, Philip Seymour Hoffman, Alan Arkin e Tommy Lee Jones; quella di Waltz è stata una delle mezze sorprese della serata, sorpresa a metà perché qui poteva ancora succedere di tutto, e le chance dell'osannato Waltz sarebbero state più quotate alla vigilia se non avesse già vinto tanto di recente per Bastardi senza gloria. Più telefonata, ma certamente meritata, la vittoria di Anne Hathaway, che, pur avendo avuto tempo per prepararsi al suo momento, è apparsa teneramente e sinceramente emozionata.
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Quella degli 85esimi Academy Awards non sarà dunque una serata ricordata per shock ed emozioni; e forse non sarà nemmeno sarà ricordata per la "rivoluzionaria" conduzione di Seth MacFarlane, che doveva richiamare l'attenzione dei più giovani e rianimare uno show in emorragia da ascolti. Dopo un monologo iniziale rigido e goffo, tuttavia, il brillante regista di Ted se l'è comunque cavata più che bene, facendo mostra di fascino ed energia e piazzando diverse battute esilaranti, anche se il momento che verrà ricordato della sua performance sarà la canzoncina We Saw Your Boobs, numero dedicato alla gioia infantile del maschio americano di fronte alle nudità delle attrici sul grande schermo, ma seriamente menomato dall'assenza di Kate Winslet in sala al Dolby Theater. Per una volta, poi, i numeri musicali, quasi tutti tratti dalla storia del musical passato e recente, non sono stati soporiferi: il più emozionante di tutti è stato in coda al tradizionale segmento In Memoriam, dedicato a cineasti e interpreti deceduti nell'ultimo anno, e ha visto la leggendaria Barbra Streisand intonare il suo classico The Way We Were per omaggiare Marvin Hamlisch.
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