Non esistono gli uomini buoni, Kayce: tutti gli uomini sono cattivi. Ma alcuni di noi si battono duramente per essere buoni.
Il Northwest americano, con i suoi sconfinati paesaggi rurali, è legato per tradizione all'iconografia del western classico e al mito della frontiera: elementi ricorrenti nella produzione di Taylor Sheridan, che al cinema li ha declinati più volte in chiave contemporanea per rileggerli nell'ottica ben più amara di una poetica del disincanto. Un approccio che, come provvederemo ad analizzare nella nostra recensione di Yellowstone, lo sceneggiatore e regista texano ha riadattato anche nella sua prima serie, realizzata nel 2018 per Paramount Network e di cui è attualmente in produzione la terza stagione.
Questa terra è la mia terra
La produzione cinematografica di Taylor Sheridan, sia in qualità di sceneggiatore (Sicario e il suo sequel, Soldado, e il pluricandidato agli Oscar Hell or High Water) che in veste di regista (l'ottimo I segreti di Wind River), nell'arco dell'ultimo lustro ha proposto diversi esempi dei generi del neo-noir e del neo-western, talvolta perfino intrecciandoli fra loro. E la rivisitazione dell'immaginario western, a partire dai suoi luoghi-simbolo, è anche il punto di partenza di Yellowstone, di cui Sheridan ha firmato e diretto tutti i nove episodi della prima stagione, in onda in Italia su Sky Atlantic (per la seconda, trasmessa negli USA nell'estate 2019, si è limitato invece a scrivere la sceneggiatura).
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E al western, da Balla coi lupi a Terra di confine, è legata inesorabilmente pure la figura dell'attore protagonista della serie, Kevin Costner, qui nel ruolo di John Dutton: una sorta di cowboy dei giorni nostri, erede di un gigantesco ranch del Montana, Yellowstone, su cui domina con l'autorità di un antico signore feudale, e patriarca vedovo con quattro figli adulti. Uno di questi, Kayce (Luke Grimes), costituisce la "pecora nera" del clan: l'unico che si sia rifiutato di seguire le orme paterne, mettendo su famiglia con Monica Long (Kelsey Asbille), giovane maestra di origine nativo-americana, con cui Kayce vive nella riserva indiana contigua ai domini della famiglia Dutton... domini che fanno gola al losco impresario Dan Jenkins (Danny Huston), determinato a sfruttare parte dei terreni di Yellowstone per i propri interessi personali.
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Il clan dei Dutton e i suoi avversari
L'episodio d'apertura, Daybreak, della durata eccezionale di novanta minuti, dispone sulla scacchiera i vari elementi narrativi e introduce i comprimari della serie, fra cui gli altri tre figli di John Dutton: il suo ruvido braccio destro Lee (Dave Annable); Jamie (Wes Bentley), avvocato al soldo del padre, ma intento a coltivare mire politiche; e soprattutto Beth (Kelly Reilly), donna d'affari con l'attitudine da autentico 'squalo' e un'ironia sferzante con cui è in grado di tenere testa a qualunque interlocutore. E sebbene, perlomeno nelle prime due puntate, il suo personaggio appaia talmente estremo da rasentare lo stereotipo, l'interpretazione di Kelly Reilly è sufficientemente brillante e magnetica da rendere Beth la figura più carismatica del lotto.
E si tratta senz'altro di una nota positiva in una première che a tratti fatica ad infondere ritmo e tensione al racconto: tensione che esplode all'improvviso, verso la fine del primo episodio, con uno scontro a fuoco che porterà alle prime vittime nel conflitto fra il clan dei Dutton e i nativi-americani sotto la guida del leader della riserva, Thomas Rainwater (Gil Birmingham), determinato ad espandersi nei terreni di Yellowstone. La lotta per la terra, tòpos fondativo del western classico, viene posta dunque al centro di un crudo dramma in cui le faide familiari si intrecciano con ambizioni individuali e con sentimenti di rivalsa che affondano le proprie radici all'epoca delle origini della società americana: ferite cicatrizzate ma mai rimarginate, pronte a riaprirsi e a spargere nuovo sangue.
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Conclusioni
Una pluralità di temi e personaggi, come abbiamo evidenziato in questa recensione di Yellowstone, a comporre una materia narrativa decisamente densa: i primi due episodi della serie di Taylor Sheridan forniscono una chiara indicazione su cosa aspettarsi per il proseguo della stagione, facendo sì che lo spettatore possa addentrarsi in maniera progressiva nell’universo di Yellowstone, teatro di una battaglia che già appare inevitabile. E per quanto l’esordio non sia esente da qualche difetto, né regali momenti davvero memorabili, i segmenti iniziali lasciano comunque intravedere l’ampio potenziale per le puntate a venire.
Perché ci piace
- La ricchezza di spunti, di elementi e di personaggi in grado di fornire un ampio potenziale per lo sviluppo della stagione.
- L’efficace caratterizzazione dei personaggi offerta soprattutto da Kevin Costner, Gil Birmingham e Kelly Reilly.
- Il fascino selvaggio dei paesaggi rurali del Northwest, scenario suggestivo che richiama l’intera mitologia del western.
Cosa non va
- Una certa lentezza sul piano narrativo e l’assenza di scene in grado di imprimersi davvero nella memoria.
- La rappresentazione ancora un po’ sbiadita o stereotipata di alcuni comprimari.