Yara, la recensione: Il film dedicato al famoso caso di cronaca nera delude e non coinvolge

La recensione di Yara, il film diretto da Marco Tullio Giordana e distribuito da Netflix che ripercorre il caso di cronaca nera di Yara Gambirasio.

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Yara: Isabella Ragonese in un'immagine

Tra i casi di cronaca nera più conosciuti tra quelli avvenuti in Italia e quelli che più hanno catalizzato l'attenzione dell'opinione pubblica, c'è senza dubbio quello che ha come sfortunata protagonista Yara Gambirasio, la tredicenne del bergamasco prima scomparsa il 26 novembre 2010 e poi trovata morta in un campo di Chignolo d'Isola, tre mesi dopo. Il caso ha avuto una risonanza tale non solo per l'identità della vittima - una ragazzina acqua e sapone, studiosa, con il sogno di diventare una ginnasta -, la cui scomparsa ha mobilitato nelle ricerche moltissime persone, ma anche per la mole di lavoro svolto per trovare il suo assassino, Massimo Giuseppe Bossetti. Per arrivare all'identificazione è stato portato avanti un estensivo lavoro di ricerca del DNA, attraverso cui sono stati campionati gli abitanti di un'area particolarmente vasta e che ha portato a trovare prima il padre illegittimo, poi la madre e, infine, il colpevole del delitto. A questa vicenda, che ha segnato la storia della criminologia Italiana, sono stati dedicati diversi documentari - il più famoso ed apprezzato è Ignoto 1, che è anche l'appellativo con cui ci riferiva a Bossetti prima di identificarlo - ma mai, fino ad ora, un film. Come scopriremo in questa recensione di Yara, il film per il piccolo schermo dedicato alla piccola vittima di Brembate di sopra - diretto da Marco Tullio Giordana, prodotto da Taodue e distribuito da Netflix - non rende particolarmente giustizia ad un caso estremamente complesso, e ad oggi ancora ricco di zone oscure. Tra regia e fotografia fin troppo televisive ed una recitazione, a parte in certi casi, che non convince, ci troviamo davanti ad un prodotto che si limita a ripetere i fatti in maniera scolastica, superficiale, senza aggiungere quel qualcosa in più dal punto di vista narrativo che un lungometraggio di questo tipo meriterebbe.

Il ritrovamento di Yara

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Yara: Roberto Zibetti durante la scena dell'arresto

La storia si apre il giorno del ritrovamento del cadavere di Yara, per poi fare un passo indietro e spostarsi al giorno del rapimento. Seguiamo prima i familiari, preda di una disperazione sempre maggiore, e poi, in maniera assidua e costante, il pubblico ministero Letizia Ruggeri, interpretato da Isabella Ragonese, a cui vengono affidate le indagini. La storia ripercorre le tappe più importanti delle investigazioni, prima quelle legate alla ricerca di Yara (Chiara Bono), quando si credeva che potesse essere ancora viva, poi a quella del suo assassino. Tappe più ravvicinate prima, poi sempre più diluite nel tempo: nella parte finale del film, sopratutto, riviviamo momenti avvenuti a distanza di anni, dall'identificazione del DNA di Ignoto 1, alla cattura di Bossetti (interpretato da Roberto Zibetti) e poi infine il processo.

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Yara: Chiara Bono in una scena
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Yara: Alessio Boni in una scena del film

La storia, la cui vera protagonista diviene presto il PM Letizia Ruggeri, risulta però un resoconto esageratamente semplicistico e superficiale della vicenda, trasformandosi nel dramma di una madre (Letizia Ruggeri, non la mamma di Yara, Maura Gambirasio) che - essendo donna - viene costantemente messa in difficoltà dai suoi colleghi e superiori uomini. Vista la complessità di quanto accaduto, e le difficoltà incontrate dalle forze dell'ordine durante l'indagine, ci saremmo aspettati davvero qualcosa di più.

Un prodotto che non convince

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Yara: Isabella Ragonese in una scena del film

A stupire, anche se come scelta ha una sua logica visto l'ampio spazio dedicato ai primi mesi dell'indagine, è il fatto di aver relegato il processo a Bossetti a così pochi minuti di girato, semplificando all'inverosimile uno dei momenti della storia di questo caso più ricchi di zone d'ombra. Soffermarsi almeno un po' sulla prospettiva della difesa avrebbe senza dubbio arricchito la narrazione, d'altra parte, però, sarebbe andato contro a quello che ci è sembrato fin da subito uno degli obiettivi principali della sceneggiatura: rappresentare il PM Letizia Ruggeri come una donna integerrima, estremamente dedita al suo lavoro e alla ricerca di giustizia e quasi - se non fosse per l'episodio di Fikri, l'operaio marocchino che era stato ritenuto colpevole a causa di una traduzione sbagliata dall'arabo - incapace di errore. Peccato, perché così anche il personaggio di Isabella Ragonese finisce per sembrare - come il resto del film - assolutamente bidimensionale.

Conclusioni

Concludiamo questa recensione di Yara ribadendo come ci abbia in parte deluso, il film diretto da Marco Tullio Giordana si limita a riportare i fatti in maniera superficiale, senza regalare alla narrazione quel qualcosa in più che una vicenda del genere avrebbe meritato.

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
1.6/5

Perché ci piace

  • La storia è particolarmente interessante...

Cosa non va

  • ...ma la sceneggiatura non coinvolge.
  • Regia, fotografia troppo televisivi e recitazione che non convince.
  • Una delle parti più interessanti e ricca di zone d'ombra, quella del processo a Bossetti, è relegata a pochi minuti di girato.