Davanti a noi, una doppia scelta: versione originale, con le voci di Cynthia Erivo e Ariana Grande, oppure la versione doppiata, e adattata per l'Italia? Fun fact: è la prima volta, andando a memoria, che abbiamo la possibilità di scegliere, in occasione di una proiezione stampa, quale edizione vedere. Per l'occasione, almeno chi scrive, non ha avuto dubbi, optando per Wicked in versione doppiata. Sacrilegio? Altroché. Anche perché, l'estremismo di pensiero, che riguarda il tanto dibattuto tema del doppiaggio, è decisamente fine a se stesso. Alcune opere, come appunto quella di Jon M. Chu, non perdono valore, resistendo anche alla prova del doppiaggio. Il motivo principale? Molto semplice: Wicked, tratto dall'omonimo musical di Broadway firmato da Winnie Holzman e Stephen Schwartz, a sua volta ispirato al romanzo di Gregory Maguire (ideale prequel de Il Mago di Oz), è un film straordinario.
Dissipiamo quindi i dubbi, e la solita controversia del caso che, come spesso accade, anticipa l'uscita di un film, dando spazio ai pareri non richiesti degli utenti social: l'adattamento italiano di Wicked funziona. Chiaro, non ci sono i timbri e le vocalità di Cynthia Erivo e Ariana Grande, che interpretano due tra i migliori personaggi dell'anno, ossia Elphaba Thropp e Glinda Upland. Ed è poi chiaro che la vibrazione in stile Broadway venga mantenuta solo nella scenografia e nelle coreografie, perdendo la vocalità anglosassone che ha segnato uno dei musical più longevi della storia. Dall'altra parte, però, i dialoghi italiani diretti da Roberto Gammino, con supervisione artistica di Barbara Casucci, sbagliano poco, anzi nulla. Così come la direzione musicale curata da Ermavillo e Virginia Brancucci, affidando i testi tradotti a Lorena Brancucci.
Wicked, la versione doppiata mantiene alta la qualità
Il ruolo più importante, poi, ai doppiatori, nonché agli interpreti dei molti brani musicali che rafforzano la bellezza di Wicked: Elphaba è doppiata da Eva Padona, mentre Laura Panzeri interpreta i brani cantati dal personaggio. Glinda, invece, è doppiata da Margherita De Risi, con il canto affidato a Claudia Paganelli. Insomma, innegabile che adattare le canzoni di Wicked, prendendosi anche la responsabilità di rilasciarlo al cinema doppiato, è stata una bella sfida. Ciononostante, le performance della Panzeri e della Paganelli sono all'altezza delle aspettative, dando colore e profondità ai testi, in grado di vibrare con le giuste armoniche che contraddistinguono la dolcezza della nostra lingua (niente campanilismo, ma semplice oggettività: chiedete a Dante Alighieri!).
Prima della release, come detto, sono montate le polemiche preventive del caso, che hanno gridato all'affronto. Eppure, il tema del doppiaggio in sé è relativo, in particolar modo per opere come quella diretta Jon M. Chu. Wicked, con la sua potentissima dose di cinema, e con i suo nevralgici temi affrontati (c'è più politica in Wicked che in molti altri dimenticabili film dell'anno), è un film rivolto a tutti. Questo, di conseguenza, apre ad una lettura e ad un ascolto il più largo possibile, che punta ad intercettare un pubblico trasversale, magari anche coloro che sono poco avvezzi al genere e alla lingua. Una scelta per così dire inclusiva, com'è inclusiva, progressista e liberale l'anima di Wicked.
Wicked, recensione: il potere del grande musical
La rivoluzione verde di Elphaba
Insomma, essere puristi e intransigenti non è certo lo spirito migliore per approcciarsi ad un musical che, nella sua indole, porta avanti un nevralgico quanto visionario discorso. Di più, e leggendo attraverso i personaggi e i loro brani - da Something Bad fino a Popular o l'iconica Defying Gravity - Wicked diventa lo specchio magico in cui si riflette tutta la voglia della società moderna di evadere dalle regole e dalla costipazione indotta dallo status quo, dalla censura e dal conformismo. Il colore verde di Elphaba, quindi, è la risonanza di una poetica riottosa, rivoluzionaria e divergente (oltre il senso stesso dell'utopica strada di mattoni gialli). Del resto, frasi come "Imprigioniamo gli Animali per non permettere loro di parlare" o "Bisogna dare al popolo il giusto nemico da combattere", ci (ri)portano prepotentemente con i piedi per terra. Uno straordinario ossimoro, visto il tono magico del racconto, sferzato però da un forte parallelo politico. Per questo, la figura di Elphaba, "strega" per necessità e non per indole, diventa un'allegoria perfetta da cui prendere esempio, puntando ad una stoica ed umana resistenza.