Weekend, la recensione: l'amicizia è una trappola (per topi) nel thriller italiano

La recensione di Weekend, thriller di Riccardo Grandi interpretato da Filippo Scicchitano, Jacopo Olmo Antinori e Eugenio Franceschini, dal 17 dicembre su Amazon Prime Video.

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Weekend: un'immagine del film

Non è così facile, nel cinema italiano, trovare un thriller che sappia mantenere alta la tensione dall'inizio alla fine perciò questa recensione di Weekend è lieta di poter mette in evidenza i pregi del terzo film di Riccardo Grandi, dal 17 dicembre su Amazon Prime Video. Il regista romano si cimenta in un'incursione nel genere con un film corale che si prende dei rischi, ma a controbilanciare le sbavature che si notano a tratti ci pensa una gestione del racconto sicura e ricca di colpi di scena e svolte inaspettate.

C'è la struttura narrativa, ma ci sono anche i personaggi. Dopo essersi persi di vista ai tempi dell'università, Michele (Alessio Lapice), Roberto (Eugenio Franceschini), Giulio (Filippo Schicchitano) e Federico (Jacopo Olmo Antinori) si rincontrano alla mostra di Veronica, la madre di Alessandro (Lorenzo Zurzolo), quinto membro della compagnia morto suicida anni prima dopo una festa a base di alcool e pasticche nello chalet di montagna della sua famiglia. Dopo aver brindato all'inaugurazione della mostra, i quattro amici si risvegliano nello chalet immerso nella neve senza documenti né telefonini, ignari di chi li abbia portati lì mentre erano incoscienti. Mentre fuori imperversa la bufera, gli amici saranno costretti a mettersi a nudo ripercorrendo con la mente i fatti della notte dell'incidente prima di morire di fame e freddo nello chalet.

Un mistero che si dipana tra presente e passato

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Weekend: una scena

Con Weekend, Riccardo Grandi guarda a modelli alti. Quello di riunire un gruppo di personaggi in un ambiente chiuso, circoscritto, per spingerli a confessare le loro colpe nel corso di una pseudo-indagine collegata a un delitto è un topos scandagliato in tutte le sue varianti da Agatha Christie e dai suoi emuli. Sfruttando gli stessi ingredienti, Alfred Hitchcock ci ha regalato un gioiellino come Nodo alla gola. Senza arrivare a tanto, anche Weekend mette in scena il progressivo cedimento psicologico di un gruppo di personaggi costretti in una situazione da cui non sono in grado di uscire (la classica trappola per topi) con in più l'aggiunta di alcune varianti.

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Weekend: una scena del film

Weekend gioca, infatti, su una serie di dicotomie: interno/esterno, estate/inverno, presente/passato. Per aggiungere un ulteriore elemento di complessità alla storia, Riccardo Grandi opera su due piani temporali diversi, il presente in cui i quattro amici si ritrovano intrappolati nello chalet e il passato che ritorna a sprazzi in una serie di flashback svelando a poco a poco la sorte di Alessandro. Assieme ai quattro uomini vi è poi un quinto protagonista: il paesaggio. Le riprese aeree col drone sorvolano la foresta innevata che circonda lo chalet da cui i quattro amici provano a fuggire (invano) che, nell'estate dei flashback, si trasforma in una distesa verdeggiante di conifere, laghi e prati calibrando le varie atmosfere. E poi c'è lo chalet di legno, luogo accogliente per antonomasia che si rivela una prigione irta di trappole. Sul camino c'è perfino una testa di cervo le cui corna sembrano sormontare la testa di uno dei personaggi in uno dei confronti più drammatici lanciando un segnale di pericolo con un omaggio alle geometrie di Psycho.

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Tutto ruota attorno ai personaggi

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Weekend: un momento del film

Ma l'ingrediente essenziale di Weekend restano comunque il suo cast. Riccardo Grandi modella le personalità di Giulio, Roberto, Federico e Michele sui quattro protagonisti cercando di evitare le tipizzazioni. C'è il bravo ragazzo, l'amico più maturo che cela segreti inconfessabili, il latin lover e c'è quello che, non provenendo da una famiglia agiata, deve sgomitare per restare al passo con gli altri. L'amore, l'amicizia, la sessualità, la fiducia entrano in gioco creando frizioni nel gruppo di amici che vengono affrontate nel corso del lungo confronto. Qui, a tratti, il film mostra i propri limiti evidenziando qualche differenza di interpretazione tra gli interpreti più a proprio agio col personaggio a loro affidato e quelli che mostrano qualche rigidità. Tra le interpretazioni più naturali si distingue proprio quella di Lorenzo Zurzolo che, forse facilitato dall'esistere solo in un'epoca (il passato), sembra aderire al ruolo affidatogli senza fatica alcuna e notevole è anche il lavoro di immedesimazione di Jacopo Olmo Antinori, il cui personaggio esprime inquietudine a ogni passo.

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Weekend: una foto del film

Nonostante qualche inciampo, la sceneggiatura di Weekend se la cava con disinvoltura quando si tratta dei personaggi. In più di un'occasione lo spettatore convinto di aver acquistato qualche certezza su uno dei quattro amici sarà costretto a ricredersi. Lungi dall'essere figurine, Federico, Michele, Roberto e Giulio sono persone e nel corso della situazione la loro psiche si rivela più fluida del previsto andando in direzione di una maggior ricerca di realismo. Il tutto malgrado le concessioni al genere, nel finale, costringano Riccardo Grandi a calcare la mano nella scoperta del vero colpevole. Al di là di tutto, la visione si rivela piacevole e intrigante aggiungendo un altro tassello alla causa della rinascita di generi classici sempre meno visitati in Italia.

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Conclusioni

Come specificato nella recensione di Weekend, il film di Riccardo Grandi si rivela una piacevole sorpresa rivisitando un genere codificato come il thriller con una solida struttura narrativa. Al di là delle suggestive ambientazioni e degli omaggi al genere, al centro della storia sono i personaggi. Weekend è un film corale, ma non sempre tutte le performance sono allo stesso livello.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
2.0/5

Perché ci piace

  • Un thriller che mantiene alta la tensione costellando la storia di colpi di scena mai telefonati.
  • La storia si mantiene intrigante grazie a un attento lavoro di sceneggiatura che lavora su una serie di dicotomie senza perdere di vista i personaggi.
  • L'ambiente si rivela un protagonista tra i protagonisti assumendo un'importanza centrale nella storia.

Cosa non va

  • Non sempre le performance di tutti gli attori risultano centrate e allo stesso livello.
  • Nel finale la tensione spinge il regista a forzare la mano.