"Una domanda interessante. Credo di non esserne totalmente consapevole", ci dice John Crowley, quando gli chiediamo, all'inizio della nostra intervista, quanto la luce sia sempre una storia a sé in tutti i suoi film (basti pensare alla scena finale di Brooklyn). Abbiamo incontrato il regista irlandese in occasione dell'uscita al cinema del suo ultimo film, ovvero We Live in Time. Un'opera profonda che arriva a sei anni dal sottovalutato Il cardellino con Nicole Kidman. Scritto da Nick Payne, We Live in Time vede Florence Pugh e Andrew Garfield (impossibile non amarli) protagonisti di una storia d'amore segnata da una terribile malattia.
Tuttavia, se il film riesce ad essere tanto folgorante quanto straziante, è l'organizzazione della luce a tracciare la direzione scenica della sceneggiatura. "Cerco di raccontare la storia visivamente. Penso a Brooklyn. Avete visto molte cose tristi nel film, ma e c'è un momento in cui lei si ferma e il sole sta arrivando. In quel momento la protagonista ha scelto cosa vuole che sia la sua vita. In apertura, per We Live in Time, avevamo diverse scene. Nel montaggio ho cambiato un po' le cose. Il nostro compito nei primi cinque minuti è stato quello di far capire al pubblico quali fossero le regole del film che si sarebbe visto, perché avremmo saltato da una sequenza temporale all'altra". E prosegue: "Ecco perché l'idea delle due scene in camera da letto, una accanto all'altra. È nata da questa grande apertura sulla campagna, che offre spazio, colori e appunto luce"_.
We Live in Time: intervista a John Crowley
We Live in Time - Tutto il tempo che abbiamo riesce ad essere in bilico tra dramma ed emotività, senza lesinare una forte dose di commedia. Per Crowley, "L'aspetto comico per me è molto importante perché quando c'è una commedia o elementi più leggeri in una scena buia, funziona come uno scudo termico. Ti permette di avvicinarti al buio, al cuore dell'oscurità. È una cosa che mi attira molto quando la vedo nella scrittura. So come gestire questi due toni. Florence e Andrew, all'inizio delle prove, hanno capito che parte del lavoro consisteva nel riuscire a trovarsi in una scena molto triste o molto cupa e allo stesso tempo essere umoristici e cogliere quei momenti. E poi c'era un cambio di velocità di pensiero molto rapido con cui gli attori amano giocare. È un grande divertimento per loro, naturalmente. La seconda cosa che è successa sul set è che, pur trattandosi di materiale molto emotivo, abbiamo cercato di mantenerlo abbastanza leggero, c'era una certa giocosità sul set".
Il fattore montaggio
Insomma, sul set di We Live in Time, per John Crowley, non è "Stato tutto un pianto e un disastro. Sono più felice di lavorare su un set cinematografico dove la gente non urla e dove c'è un'atmosfera rilassata ma concentrata, con un calore tra tutti coloro che lavorano insieme. Quindi un po' di quel tono finisce nel film. Poi quando si arriva al montaggio, ovviamente, è tutta un'altra cosa. In quel caso si cerca di destreggiarsi tecnicamente tra questi due toni a livello pittorico, che alleggerisca in modo giocoso o che sposti i toni per dare al pubblico un po' di respiro. Si tratta di una strutturazione emotiva ritmica, ed è per questo che abbiamo iniziato a riorganizzare tutto nel film, nel montaggio, dalla sceneggiatura. Tutto è stato rimescolato in modo diverso".
Le uova: i dettagli fanno la differenza
A proposito di montaggio (firmato da Justine Wright) c'è un elemento che in We Live in Time torna spesso: le uova. Che significato hanno? Per John Crowley è una questione di riferimenti. "Ci sono cose che in montaggio acquisiscono maggiore importanza. Chiaro, nelle storie vige la regola del tre, no? Uno, due, tre. È una regola d'oro per la narrazione. Il film si è aperto con Florence che prepara qualcosa, e rompe le uova. Poi abbiamo concluso il film nella stessa cucina, dove tutto è uguale e tutto è andato avanti. Quindi c'è una circolarità. E proprio a metà film, quando si sono riuniti, c'è la scena in cui Florence insegna ad Andrew a cuocere le uova. E penso che se si possono trovare piccoli dettagli quotidiani in una relazione che hanno un enorme significato, questo è ciò di cui credo sia fatto il cinema davvero interessante. Quindi si tratta di ridurre tutto a piccoli elementi. E noi l'abbiamo fatto, abbiamo tagliato molte cose all'inizio e alla fine per arrivare a questo risultato. Le uova assumono un'importanza maggiore, forse, di quella che dovevano avere in origine. Contengono l'idea dell'eredità, e dell'onorare la memoria di qualcuno che è passato attraverso qualcosa di semplice come fare i pancake".