Watchmen: i collegamenti e le citazioni tra serie e fumetto

Prendendo in considerazione i punti di forza di entrambe le opere analizziamo i collegamenti tra Watchmen, il fumetto di Alan Moore, e Watchmen, la serie di Damon Lindelof.

3
La maschera del Dottor Manhattan

Quando venne annunciato che Damon Lindelof, il creatore e sceneggiatore di Lost e di The Leftovers, avrebbe scritto l'adattamento seriale per l'HBO di Watchmen, il capolavoro a fumetti di Alan Moore e Dave Gibbons pubblicato nel 1986, le reazioni furono polarizzanti. Quando poi Lindelof, qualche mese prima della messa in onda, divulgò attraverso i suoi canali social una lunga lettera in cui spiegava l'approccio che avrebbe adottato, si iniziò a temere il peggio. Damon Lindelof, poco amato da molti per la colpa di "aver rovinato" Lost e molto amato da pochi per quell'incredibile serie di nome The Leftovers, non aveva intenzione di adattare il fumetto, ma di "remixarlo".

Ci sarebbero stati nuovi personaggi, nuove situazioni, una nuova ambientazione temporale e una nuova storia tanto da utilizzare un paragone audace come il Nuovo Testamento (la serie) contro il Vecchio Testamento (il fumetto). A conclusione della serie analizziamo il lavoro di Lindelof scoprendo il modo in cui ha reinterpretato il lavoro di Moore e scopriamo i collegamenti tra i due Watchmen, serie e fumetto. Prima di procedere con la lettura una piccola avvertenza per chi non avesse visto ancora il finale di stagione (o di serie?): seguiranno spoiler!

Il linguaggio del fumetto nella serie tv

Watchmen Banner 768X384
L'inquietante messaggio del Settimo Reggimento

Cinema e fumetto sono due media che si sono incontrati fin dagli albori della loro storia. Nascono entrambi nel 1895, a pochi mesi di distanza, e fin da subito si contaminano incrociando le loro strade più volte, vuoi per l'utilizzo dei personaggi, vuoi per quello di tecniche narrative valide per entrambi i media. Ci sono due modi di traslare il linguaggio del fumetto in un'opera audiovisiva: il primo, più semplice, si risolve semplicemente nel trasportarne il contenuto narrativo (come fanno la maggior parte dei cinecomics); il secondo, più complesso e raro, si predispone di traslarne anche la grammatica e il linguaggio. Si possono citare giusto un paio di titoli per darne l'idea: Sin City, Scott Pilgrim vs. the World o i cinecomics di Zack Snyder. Nella serie di Watchmen, oltre ad alcune scelte di montaggio che non elencheremo per non causare disinteresse (ma basti sapere che riprendono il ritmo e la narrazione per immagini di Gibbons), possiamo soffermarci su due elementi fondamentali che richiamano il linguaggio della serie a fumetti. Il primo è il modo in cui la serie si caratterizza per non avere una sigla, un tema musicale o un'apertura uguale tra una puntata e l'altra. Rimane identico il logo di Watchmen, ma il modo in cui compare e viene animato è diverso a ogni puntata.

Wm 102 03252019 Mh 0172
Watchmen: una scena della serie HBO

Questo richiama le celebri copertine dei dodici numeri di Watchmen (ricordiamo che il fumetto era una maxiserie di 12 numeri prima di essere raccolta in volume) che presentano l'elemento fondamentale che caratterizza il contenuto di quella porzione di storia. Per fare un esempio: l'episodio 8 presenta il logo blu con lo spegnimento della lettera M a sottolineare come l'ora a seguire sarà dedicata al Dottor Manhattan; il numero 4 del fumetto raffigurava la fotografia di Jon e Janey posata sul terreno di Marte, elemento e storia centrali delle successive trenta pagine. Il secondo elemento che riprende esplicitamente il linguaggio del fumetto si può trovare ancora nell'episodio 8, che richiama il modello di narrazione fuori dal tempo, o per meglio dire, completamente inserita nel tempo, del numero 4 dedicato al racconto del Dottor Manhattan. In entrambi i casi la narrazione procede con salti temporali e una voce narrante fuori campo a unire il tutto. Anche l'episodio 6, dove Angela si perde nelle memorie di suo nonno Will, richiama questa tecnica narrativa che, ovviamente, se si può utilizzare facilmente in una storia a fumetti ben più complesso è farlo in un'opera audiovisiva. È bene sottolineare che il fumetto si dimostra essere particolarmente cinematografico nella narrazione (e lo dimostra la capacità di Snyder di dar vita a una vera e propria traslazione del fumetto nel suo film del 2009). Avviene quindi una contaminazione a doppia corsia: il fumetto utilizza elementi cinematografici e, al contrario, la serie elementi del fumetto.

Watchmen, oltre il capolavoro: dalla HBO una lezione a Hollywood

Personaggi vecchi e nuovi

44
Adrian Veidt sotto processo

Durante i primi episodi, l'impressione era quella di vedere veramente un adattamento del fumetto riaggiornato: la morte del commissario di polizia Judd che richiama la morte del Comico, circostanze accomunate anche dal fatto che entrambi i personaggi erano gli unici a non portare maschere. Poi abbiamo il poliziotto Specchio che sembra un novello Rorschach, la stessa Sorella Notte che presenta parecchi punti in comune con Gufo Notturno, e, infine, Lady Trieu come nuova Adrian Veidt (e in questo caso che collegamento sconvolgente si è inventato Lindelof!). Non sono mancate vecchie conoscenze invecchiate: Ozymandias sulla via dell'insanità mentale, Laurie Blake che ha abbandonato la sua indole di Spettro di Seta per abbracciare il cinismo del Comico, Dottor Manhattan che nasconde sé stesso scoprendosi molto più emotivo di quanto credevamo. Personaggi nuovi che richiamano quelli vecchi e personaggi vecchi che sembrano l'opposto di come li avevamo conosciuti, elementi che riprendono il discorso tematico ciclico che affronteremo nel prossimo paragrafo.

Con il procedere della trama, Watchmen-serie diventa un vero e proprio sequel del fumetto rendendo particolarmente complicata la comprensione di tutta la rete di connessioni che mano a mano si sviluppano nel corso degli episodi. Ad esempio, Ozymandias che blocca il proiettile con la mano nell'ultimo episodio è un chiaro riferimento a un episodio simile che avviene nel numero conclusivo della serie, ma anche Laurie che cita il miracolo della termodinamica ricorda quanto accaduto su Marte tra lei e il Dottor Manhattan nel numero 11. Certi personaggi richiamano esplicitamente alcune sequenze del fumetto seppur ambientate in un'altra epoca: Jane Crawford, esponente del gruppo dei Ciclopi che indossano le maschere di Rorschach, intima a Lady Trieu di ucciderla allo stesso modo in cui Rorschach, nel fumetto, lo chiedeva al Dottor Manhattan in Antartide. Senza citare ogni richiamo tra le due opere (lasciamo a voi lettori il divertimento) possiamo affermare che questo gioco di ripetizioni e modifiche trova compimento inserito nella tematica principale della serie.

I temi: le maschere, i supereroi, il sacrificio

Watchmen 1X07 La Recensione Cyydf9E
Angela Abar in una scena dell'episodio 7

Orologi che preannunciano la fine del mondo, uomini senza superpoteri che si nascondono dietro una maschera per giustificare le loro ideologie, calamari alieni che piovono dal cielo, l'esistenza di un vero superuomo che si confonde con Dio. Non è vero che la serie di Watchmen ha aggiunto la componente politica e razziale alla sua controparte cartacea. Watchmen, tenendo fede al corpus del suo autore originario, è sempre stato un fumetto politico dove la mitologia dei supereroi veniva inserita in un ambiente reale, dove le maschere si indossavano per nascondersi (già nel fumetto si crede che molti dei tizi mascherati richiamino il Ku Klux Klan e il valore del personaggio del Comico sta proprio nell'affrontare la realtà scoprendone il lato cinico). Quello che Lindelof ha fatto è stato, invece, attualizzare i temi del fumetto inserendoli nella nostra contemporaneità. Poco importa se nella serie il presidente degli Stati Uniti è Robert Redford: i richiami all'operato di Donald Trump e a certe idee che negli ultimi tempi hanno smosso ogni Paese del mondo sono espliciti.

Albero
Sister Night davanti al suo albero genealogico

La famosa domanda "Chi sorveglia i sorveglianti?" acquista così un senso ben più ancorato alla nostra realtà, spingendoci a ragionare davvero sul suo significato perché, seppur diversa per certi aspetti, la realtà della serie assomiglia fin troppo alla nostra. E ne riprende anche il concetto di ciclicità. Alla fine del fumetto Adrian chiede al Dottor Manhattan se sterminando milioni di persone per evitare un conflitto nucleare su scala mondiale abbia fatto la scelta giusta alla fine. La risposta sarà che niente ha mai una fine. Tutto è destinato a tornare: le soluzioni, ma di conseguenza anche i problemi da risolvere. Alla fine di questa straordinaria serie, con un'inquadratura finale capolavoro di scrittura e reinterpretazione di un'opera celeberrima (ne abbiamo parlato nella nostra analisi del finale di Watchmen), rimaniamo con gli stessi dubbi etici, morali e politici e con una sola certezza: riacquistare parte della nostra umanità potrebbe rendere il mondo un luogo più forte e pieno d'amore in cui morire.