Watchmen: il significato del finale

Watchmen è terminata con un episodio caricodi simboli e significati: la nostra spiegazione del finale della serie dell'anno.

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La maschera del Dottor Manhattan

Inesorabile come le lancette di un orologio, il finale di Watchmen è finalmente arrivato (in lingua originale sottotitolato, per la versione doppiata in italiano appuntamento lunedì 23 dicembre su Sky Atlantic) portando con sé la chiusura di tutte le storyline della serie (qui trovate la nostra recensione Watchmen 1x09). Denso di eventi e ricco di significati e metafore, See how they fly, questo il titolo del nono episodio, chiude in maniera perfetta sia la scommessa (vinta) di Damon Lindelof che il discorso iniziato da Alan Moore aggiungendo una chiave di lettura inedita e umana. Proprio per questa incredibile qualità e intelligenza di scrittura che rende la serie un must see del 2019, appare naturale approfondire gli aspetti di questo episodio con la nostra analisi e spiegazione del finale. Proseguite la lettura solo se non avete timore degli spoiler!

Padri e figlie: null'altro rimane intorno alle rovine

Quest'ultimo episodio del Watchmen di Damon Lindelof si apre con un flashback che finalmente spiega il ruolo di Adrian Veidt, prigioniero di un mondo artificiale, e il legame con Lady Trieu. Si viene a scoprire che Lady Trieu è la figlia (non voluta e rinnegata) di Adrian e che, come il padre, ha in sé la genialità intellettuale, il desiderio di sentirsi utile e farsi riconoscere come salvatrice del mondo. Ma, come la madre, una donna delle pulizie vietnamita che pratica in segreto l'inseminazione artificiale per rimanere incinta, ne condivide il narcisismo. Un narcisismo che pecca di hybris e che, di conseguenza, è destinato come Icaro ad avvicinarsi troppo al sole, scottarsi le ali e precipitare. Prendendo il nome da un guerriero della cultura vietnamita, una Giovanna d'Arco raffigurata in sella a un elefante (avete notato il logo nella serie?), Lady Trieu è la versione specchiata di Ozymandias e, di conseguenza, ne è il perfetto avversario al contrario dell'uomo mascherato che affronta nell'utopia artificiale di Europa.

Watchmen Finale Prima Stagione 2
Watchmen: una scena del finale della prima stagione

Un conflitto tra avversari non tanto sul piano ideologico, ma su quello comportamentale e identitario che si risolverà senza veri vincitori o vinti. Se il valore di Lady Trieu sta nell'essere personificazione della minoranza etnica che emerge per vendicarsi dei soprusi dei suprematisti bianchi, la sua colpa è quella di desiderare i poteri di un dio (in questo caso i poteri del Dottor Manhattan) e desiderare di essere riconosciuta come salvatrice al contrario del padre che agisce nell'ombra. Sarà proprio Adrian a fermarla perché "chiunque desideri i poteri di un dio va fermato a tutti i costi". Un'ammissione della natura umana i cui poteri devono essere limitati.
Ecco che la morte di Lady Trieu (colpita da un calamaro alieno che le buca la mano, al contrario del padre che riesce a fermare i proiettili) non è poi tanto diversa dalla morte del giovane Keene: entrambi volevano diventare il nuovo Dottor Manhattan, trasformarsi in divinità per un'ideologia, mettersi in una condizione di superiorità rispetto al resto dell'umanità senza avere quel distacco emotivo che invece è presente in Jon. Allo stesso modo, nemmeno Adrian può rimanere impunito una seconda volta perché anche se ha salvato il mondo si è macchiato di un crimine troppo pesante per poter restare un uomo libero. Verrà arrestato dalla sua ex amica Laurie che, una volta cambiato il cognome prediligendo quello di suo padre, Blake, il Comico, riesce ad affrontare la realtà con discreto cinismo e senso del dovere.

Un essere straordinario: Dio esiste ed è afroamericano

Watchmen Finale Prima Stagione 3
Watchmen: una scena del finale della prima stagione

Quasi intangibile per gran parte della stagione eppure in qualche modo sempre presente, il Dottor Mahnattan è finalmente entrato in scena nel penultimo episodio della serie solo per venire catturato dal Settimo Cavalleria, gruppo di terroristi che odia le minoranze capitanato dal senatore Keene e che vuole impadronirsi del potere omniscente del superumano blu. C'è un'ironia sottile nel vedere un razzista che desidera ardentemente il potere di un dio che ha scelto di vivere all'interno del corpo di un afroamericano, un'ironia che richiamerebbe Scappa - Get Out di Jordan Peele se non che il modo in cui si svolge la scena assume dei contorni più inquietanti e realistici.

Watchmen Finale Prima Stagione 1
Watchmen: una scena del finale della prima stagione

All'interno della gabbia, il Dottor Manhattan rimane nudo, in ginocchio, a capo chino mentre Keene sproloquia come un novello Trump sulla vera identità americana, sulla superiorità della razza bianca e sulla necessità di usare le maschere per difendere la propria identità culturale. La maschera del supereroe diventa la maschera del Ku Klux Klan (come dice Ozymandias: "Le maschere fanno diventare gli uomini crudeli") e quello a cui Keene vuole arrivare è entrare alla Casa Bianca cavalcando un cavallo bianco, come gli assassini del massacro di Tulsa del 1921 (non è un caso che la resa dei conti avvenga nello stesso posto in cui ha avuto inizio la serie creando una ciclicità interna ma ne parleremo meglio nell'ultimo paragrafo).

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Watchmen Finale Prima Stagione 4
Watchmen: una scena del finale della prima stagione

Al di là degli antagonisti e del sottotesto politico, si può tranquillamente affermare che protagonista di questi nove episodi di Watchmen sia stata la storia di Angela Abar, della sua doppia identità come Sorella Notte, del suo rapporto generazionale con suo nonno Will, il primo supereroe dal nome Giustizia Mascherata, della sua relazione con il Dottor Manhattan, ma soprattutto del suo ruolo all'interno della storia. Spesso, nel corso della stagione, si aveva l'impressione che pur essendo il personaggio cardine, Angela risultasse alquanto passiva, più come spettatrice degli eventi, una guida per lo spettatore e ignara quanto noi. Non sarà lei a risolvere la complicata situazione (per quello c'è bisogno di un genio come Adrian Veidt), ma sarà spettatrice della morte definitiva di Jon/Cal/Dottor Manhattan in uno dei momenti più romantici e commoventi del finale.

Watchmen Finale Prima Stagione 1
Watchmen: una scena del finale della prima stagione

Dopo la pioggia di calamari alieni Angela si rifugia nel cinema Dreamland, lo stesso cinema in cui si apriva il primo episodio, nel 1921, mostrandoci un giovane Will affascinato. Ed è proprio lì che troviamo il nonno di Angela, seduto allo stesso posto, a contemplare i figli di Angela dormienti sul palco e pronto a farci fare un ultimo tuffo nel passato. Quando ci viene raccontato il mondo alternativo di Watchmen, quella realtà dove Nixon rimase presidente (nel fumetto) e Robert Redford è ancora in carica (nella serie) e dove si teme costantemente lo scoccare della mezzanotte apocalittica, tendiamo a considerare l'arrivo del calamaro alieno di Ozymandias come "la fine del mondo" del 1985. Ne abbiamo compreso la portata tragica proprio nell'episodio dedicato a Specchio, personaggio completamente segnato dall'evento. Eppure, per Will, la fine del mondo è accaduta nel 1921, a Tulsa, mentre guardava un film: un fatto vero, reale e clamorosamente mai raccontato al cinema o in tv e non un evento fittizio di un universo alternativo. Lo sceriffo mascherato del film (nero e incappucciato che arresta l'uomo bianco sul cavallo) diventa l'ispirazione di Will che si trasforma in Giustizia Mascherata: ancora una volta il potere del cinema che ha la possibilità di uscire dalla "dream-land" diventando modello di vita.

La conversazione tra Will e Angela si conclude prendendo in considerazione anche il ruolo della maschera. I personaggi di Watchmen indossano delle maschere per cercare di affrontare la loro cupa realtà, per soffocare i loro dolori e nascondersi dalle loro paure. Ma è altrettanto vero che, come dice Adrian, le maschere rendono crudeli. Non si guarisce dal proprio passato indossando una maschera, cambiando identità. Si guarisce cambiando. Lo stesso cambiamento di Laurie che ha cambiato cognome e non lascia libero Adrian, lo stesso tipo di cambiamento del Dottor Manhattan che, forse per un senso di colpa sul suo operato passato, è diventato più umano ed empatico rispetto a quanto raccontato nel fumetto. Le ferite hanno bisogno di aria per guarire.

Tutto si trasforma: un ciclo vitale

Watchmen Finale Prima Stagione 5
Watchmen: una scena del finale della prima stagione

Concludiamo quest'analisi del finale di Watchmen con un'ultima osservazione relativa alla scena conclusiva che da una parte chiude con un finale perfetto la storia di Angela che, come lasciato intendere nelle scorse puntate, si ritrova -senza desiderio e quindi senza hybris - i poteri omniscenti del Dottor Manhattan, ma dall'altra getta una leggera ombra su quello che può sembrare un lieto fine. Come viene sottolineato spesso in tutta la serie, ma specialmente in quest'ultimo episodio, la storia dell'uomo è ciclica. Quella che Lindelof ha messo in scena è stata - per parafrasare Laurie Blake - l'ennesima fine del mondo con l'ennesima risoluzione. Una ciclicità che appare normale sia che si parli di storie di supereroi a fumetti sia che si parli della vera storia del mondo. Che poi è lo stesso principio della termodinamica citato dal Dottor Manhattan: nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. E in questo ciclo continuo di sofferenza e piacere, di eventi nefasti e redenzioni, l'esistenza stessa di un essere divino (in questo caso Angela) darà inizio a un ennesimo ciclo. Se anche i suprematisti bianchi capitanati dal senatore Keene sono stati sconfitti insieme a Lady Trieu, il fatto che ci sia un nuovo Dottor Manhattan sulla Terra, un altro superuomo, spingerà altre persone, ad un certo punto della loro esistenza, a volere quel potere. Ma, cambiando prospettiva, se esiste un Dottor Manhattan vuole dire che il mondo ha bisogno di lui.