Nessun compromesso. Nemmeno davanti all'apocalisse. Figuriamoci davanti a un adattamento rischioso come Watchmen. E allora, libero sfogo all'ambizione, al coraggio, alla consapevolezza. Tutte cose che i compromessi non sanno nemmeno dove abitino. Apriamo questa recensione di Watchmen 1x01 parafrasando le ultime parole del compianto Rorschach, colui che non voleva mentire per mantenere la gente mansueta con una grande bugia. Ovvero le parole migliori per descrivere lo spirito risoluto con il quale la HBO e Damon Lindelof hanno interpretato quel capolavoro di fumetto chiamato Watchmen. Interpretato, sì. Non adattato.
Perché è sempre stato chiaro sin dall'inizio che la serie tv Watchmen, trasmessa ogni lunedì su Sky Atlantic, non avrebbe messo in scena la storia scritta da Alan Moore e disegnata Dave Gibbons, ma si sarebbe mossa nel loro immaginario per raccontare qualcosa di nuovo. It's Summer and We're Running Out of Ice, primo dei nove episodi che compongono la prima (e forse unica) stagione - ne abbiamo parlato nella nostra recensione di Watchmen - mette subito le cose in chiaro: siamo all'interno di un sequel ambientato nello stesso mondo perverso che ha partorito le figure ambigue dei Vigilanti mascherati. Lo stesso mondo bruciato dal Comico, ripudiato da Dottor Manhattan, immaginato da Ozymandias e rigettato da Rorschach. Lo stesso mondo in cui supereroi hanno conosciuto gloria e declino. Esattamente lo stesso ma completamente diverso. Un contraddizione che rende lo show un evento straordinario. Siamo all'interno di una distopia cupa e affascinante, in cui le maschere non sono icone idolatrate, ma gabbie in cui ci si rintana per proteggersi da un mondo violento. Prima di addentrarci nei dettagli della storia, fateci confessare una cosa molto importante: Watchmen sarà anche ambientato 30 anni dopo i fatti raccontati sia nel fumetto che nel film, ma è riuscito nell'ardua impresa di coglierne a meraviglia lo spirito.
Questo episodio pilota è impregnato dello stesso disincanto e della stessa sociopatia che nel 1986 ci hanno mostrato il lato marcio dei paladini. Dentro c'è tutto quello che ci ha fatto innamorare di Watchmen: un lungo Halloween dominato da maschere simili a museruole, un orrore collettivo in cui la società è dominata dalla diffidenza e dall'odio. Anche trent'anni dopo lo smile non avrebbe niente da ridere. E piangerebbe sangue. Come quella famosa notte in cui un comico morì in città.
La trama: la macchia del razzismo su Rorschach
Diario di Lindelof. 21 ottobre 2019. Un cinecomic è morto a Tulsa. Sbirciamo ancora una volta nelle confessioni di Rorschach per raccontarvi come la serie Watchmen prenda subito le distanze dal film di Zack Snyder, legandosi con raffinatezza al finale del fumetto, omesso dalla pellicola del 2009. Basta un' assurda pioggia di calamari per farcelo capire. It's Summer and We're Running Out of Ice si apre con un prologo toccante e coinvolgente che rievoca i disordini razziali di Tulsa, città dell'Oklahoma che negli anni Venti scrisse una vergognosa pagina di storia quando un gruppo di bianchi americani mise a ferro e fuoco un distretto di afroamericani. C'è bisogno di una storia vera per alimentare l'ucronia di questo Watchmen. Un fatto di cronaca emblematico (e poco noto fuori dagli States), che vale come dichiarazione di intenti: questa serie tv parla soprattutto di un conflitto razziale. Ci racconta di un mondo altro, in cui Robert Redford (quello vero) è il Presidente degli Stati Uniti, il Vietnam è la 51esima stella sulla bandiera americana, i cellulari non esistono e il razzismo è una balorda bestia nera che ogni tanto ritorna. Puntuale come Halloween. Se citiamo per la seconda volta la festa degli orrori tanto amata negli States, è perché questo Watchmen sfrutta con grande efficacia l'iconografia della maschera per trasformarla in qualcosa di orripilante, inedito e originale all'interno del panorama supereroistico.
Se i paladini di Moore e Gibbons erano quasi carnevaleschi nell'aspetto, a sottolineare il loro statuto di freak, destinati all'emarginazione sociale, Damon Lindelof fa della maschera un rifugio, una protezione. Da parte troviamo la polizia, costretta a indossare dei passamontagna gialli (colore identificativo di Watchmen) per non essere esposti alla criminalità. Dall'altra troviamo il Settimo Reggimento, gruppo di fanatici pronti allo sterminio razziale. I suoi adepti indossano maschere di Rorschach. Tante macchie diverse dello stesso male, personaggi che infangano la reputazione del vecchio vigilante mascherato (probabilmente infamato dall'opinione pubblica dopo la sua morte). In mezzo a questi due schieramenti, si muove la vera nuova protagonista della serie, ovvero una dirompente e carismatica Regina King, volto di Sister Night. Donna senza mezze misure, pronta a debellare la minaccia terroristica del Reggimento al fianco del capo della polizia. Ed è in questa linea grigia tra il presunto Bene e il lampante Male che si muovono i nuovi Watchmen.
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Citazioni contro la nostalgia
È un mondo in cui tutti si nascondono, in cui nessuno può vivere alla luce del sole. Un sottobosco oscuro che Watchmen riassume alla perfezione con un episodio efficace nel mettere subito in chiaro il tono disilluso e le atmosfere cupe dello show. It's Summer and We're Running Out of Ice è teso, solido, denso, sostenuto da un ritmo perfetto, una regia elegante e scene d'azione asciutte, lontane dall'estetismo di Zack Snyder. Senza mai cadere nella trappola della nostalgia, Watchmen è stracolmo di ammiccamenti e rimandi più o meno espliciti alla mitologia della saga. Oltre alla fugace apparizione di Adrian Veidt (l'Ozymandias di Jeremy Irons), che sembra essersi ritirato in un esilio dorato dandosi alla scrittura e alla consapevolezza che Dottor Manhattan è ancora lì, da qualche parte su Marte, la serie cita frasi iconiche, simboli familiari (l'orologio) e personaggi senza mai crogiolarsi nell'omaggio doveroso o fine a se stesso. No, la grandezza di questo Watchmen risiede nel mostrare subito una conoscenza del materiale narrativo originale talmente sconfinato da permettersi il lusso di usarlo per i suoi fini, per il suo immaginario, per la sua storia.
Una storia del tutto nuova eppure rispettosa della fonte. Una via nuova che non dimentica il solco enorme lasciato da Moore e Gibbons. Perché nonostante la disperazione sociale di un mondo predisposto all'odio, c'è una cosa che ci ha stupito in questo pilot: un barlume di speranza, una scintilla di energia. Laddove il fumetto e il film erano pervasi da un pessimismo cosmico quasi imbattibile, ci è sembrato che il personaggio di Sister Night sia talmente indomito e vitale da poter distruggere tutte le maschere di questo orrendo Halloween. Questo Watchmen aveva tutte le carte in regola per essere un brutto scherzetto, ma siamo certi che la HBO abbia sfornato un dolce (amarissimo) tutto da gustare. Anche il Comico si leccherebbe i baffi.
Conclusioni
Leggendo la nostra recensione di Watchmen 1x01, avrete subito capito che siamo entusiasti e sorpresi dallo splendido esordio della serie HBO. Un episodio pilota equilibrato sia nel calarci dentro una squallida e intrigante atmosfera che nel presentarci i nuovi personaggi di questa storia distopica. Damon Lindelof dimostra di maneggiare con consapevolezza l'immaginario creato da Alan Moore per dare vita a un sequel coerente, affascinante, disturbante e non privo di un'attualità eclatante. Tutti elementi che rendono Watchmen un'assoluta folgorazione di questo 2019 seriale.
Perché ci piace
- L'abilità e la maestria con cui Damon Lindelof inserisce una nuova storia e nuovi personaggi all'interno di un immaginario iconico come quello creato da Alan Moore e Dave Gibbons nel 1986.
- La messa in scena è di alto livello. Merito di una regia, un montaggio, una fotografia e una colonna sonora di massima fattura.
- Le citazioni e gli ammiccamenti al fumetto sono inseriti con eleganza, senza risultare fini a se stessi.
- Il personaggio di Sister Night è dirompente.
Cosa non va
- Dover aspettare una settimana è pura sofferenza. Insomma, trovare un vero difetto in questo pilot è ardua impresa.