Attenzione: questo approfondimento contiene numerosi
spoiler
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Da Wanda Maximoff a Scarlet Witch. Potremmo riassumere così la storia di
WandaVision, la serie Marvel, punto d'inizio obbligato per la Fase 4 del grandioso progetto dei Marvel Studios, disponibile su Disney+ arrivata, dopo nove episodi, ai suoi veri e definitivi titoli di coda. È stata una storia che è servita ad approfondire un personaggio rimasto sempre un po' troppo sullo sfondo, quello interpretato da Elizabeth Olsen, presente sin dal 2014 e da quel secondo film sugli Avengers che già la presentava come un personaggio colmo di tragicità per poi lasciarle i dolori più grandi durante lo scontro con Thanos. Orfana, cavia da laboratorio, il fratello a cui è legatissima muore davanti ai suoi occhi, fa scoppiare un caso politico e frammenta l'unione degli Avengers (Captain America: Civil War), si innamora di un androide che è costretta a uccidere. Per poi vederlo ritornare in vita e morire di nuovo (Avengers: Infinity War). Una vita di sofferenza che esplode, come abbiamo visto nell'episodio 8 della serie, e che causa una realtà distorta in cui Wanda può convivere col suo dolore, tramutarlo in una felice sitcom americana e separarsi sempre più dalla realtà. Un'elaborazione del lutto che comincia davvero con un viaggio nel passato e nei ricordi insieme ad Agatha Harkness. Un viaggio che porterà al significato del finale della serie dove Wanda troverà la sua epifania. E il suo nuovo nome.
Specchio, specchio...
Non c'è strega senza lo specchio delle brame. E Wanda non fa eccezione. L'episodio finale è occupato per gran parte da uno scontro che mette i nostri due protagonisti di fronte al loro opposto. Creatore e creatura, entrambi costretti a sconfiggere la loro natura maligna: Wanda, la Scarlet Witch, contro Agatha; Visione, dal nome duplice (quello con cui lo conosciamo, ma anche proiezione di un'illusione di Wanda), contro un altro Visione, quello vero, rimesso a lucido in un bianco abbagliante e programmato per uccidere sé stesso. Due scontri diversi: il primo fisico e magico, spettacolare e colorato, tra esplosioni rosse e violacee. La magia che diventa essenza di vita, dita e mani che ingrigiscono perché, a ogni colpo lanciato, ci si consuma; uno scambio continuo di potere per continuare a vivere. Il secondo scontro, più intellettuale, che avviene tra le mura di una biblioteca: chi è il vero Visione, cosa lo rende vivo? In questo duplice conflitto Wanda e Visione si specchiano con il loro doppelgänger, ne vengono contaminati (la magia che viene risucchiata e poi ripresa, i corpi degli androidi che si sovrappongono tra loro) fino a raggiungere una nuova consapevolezza, una nuova identità. Che ha il sapore di nuovo inizio.
WandaVision, la recensione dell'episodio finale: veloci verso i titoli di coda
Il momento degli addii
WandaVision ha raccontato la storia dell'elaborazione del lutto di Wanda, della sua fuga dalla realtà per plasmare un mondo fittizio, sovrapponendosi a una cittadina e, di conseguenza, costringendo (attraverso la magia) tutti gli abitanti di Westview a "recitare". Un mondo idilliaco destinato a finire, perché la vita non è una sitcom come spera Wanda. Giunge, quindi, il momento degli addii, un momento obbligato perché solo così Wanda può iniziare una nuova vita convivendo finalmente con il lutto e la perdita di tutte le persone a lei care. Un addio che, nel caso di Visione e dei suoi figli, ha il sapore dolce di un saluto non definitivo. Ciò che è destinato a scomparire, in un modo che richiama moltissimo lo stesso effetto del blip di Thanos, è solo la memoria di Visione, una proiezione artificiale data dalla magia, un ricordo fatto realtà. Un addio sereno, come un lento accompagnamento verso una fine inevitabile (o dovremmo dire, ineluttabile?) e che chiede come prezzo da pagare solo una lacrima. Una goccia impossibile che fuoriesce da un androide inesistente, un ennesimo piccolo momento di magia inspiegabile per lasciare aperta la porta di un ritorno.
Aprire, dolce proseguire
Una conclusione che potrebbe riassumersi in un solo verbo: aprire. Wanda apre finalmente i confini di Westview facendola ritornare la città che era prima del suo arrivo. Si apre finalmente a sé stessa, accettando quello che è (una strega e non una cavia da laboratorio) e gli eventi che l'hanno segnata. E, di conseguenza, proseguendo un legame indissolubile tra il personaggio e la serie (WandaVision intesa non solo come la serie su Wanda e Visione, ma anche come la "Visione di Wanda"), apre le porte al proseguimento della Fase 4 del Marvel Cinematic Universe. Dopo una vita passata nella chiusura e nell'incomunicabilità, Wanda decide di aprirsi con gli altri e di vedere oltre, ricevendo, da parte di Monica, una confessione. Anche lei, coi poteri a disposizione, avrebbe cercato di riportare in vita sua madre. Un'ulteriore apertura umana e colma di empatia, la dimostrazione di poter considerare Wanda una donna che ha sofferto e non solo un mostro pericoloso da sconfiggere. Non a caso l'apertura corrisponde al finale della serie: WandaVision è stata una serie autoreferenziale, chiusa in sé stessa, che ha richiesto al fan della Marvel di stare al gioco, causando anche alcune critiche nel corso delle prime puntate. Nel momento in cui questo lungo approfondimento su Wanda è destinato a terminare, ecco che WandaVision diventa il trampolino di lancio per una nuova grande storia del Marvel Cinematic Universe.
Post-credits: una storia in divenire, al cinema
Due le scene post-credits della serie, come da tradizione che aprono le porte ai sequel di Captain Marvel (Monica) e Doctor Strange (Wanda). Un finale anche un po' amaro, se vogliamo: Wanda, isolata dal mondo, mentre di facciata sembra vivere le giornate come una normale persona solitaria, è in realtà occupata a studiare il Darkhold, il libro magico, forse per trovare un modo, stavolta più riuscito di riportare l'intera famiglia. Che sia questa la scusa per dare avvio davvero al multiverso che tanto attendiamo (il Quicksilver di Evan Peters era l'ennesima burla nei nostri confronti)? Sembra quasi che, nonostante tutto, Wanda abbia deciso di abbracciare definitivamente la sua natura più imprevedibile e pura, quella di Scarlet Witch e siamo curiosi di sapere dove questa ossessione la porterà. D'altra parte, non possiamo non citare la scena conclusiva con Monica che viene contattata da uno Skrull. Destinazione: spazio? Ciò che colpisce è vedere come, al termine di una serie televisiva, che richiamava le sitcom e usa lo schermo televisivo per mostrare i titoli di coda, siamo di nuovo al cinema. Disabitato, dimenticato, impolverato, ma luogo magico dove poter finalmente guardare in alto e proseguire l'avventura, verso lo spazio. Come avrebbe detto Dante, per "riveder le stelle".