Recensione Quattro matrimoni e un funerale (1994)

"Io avrei una nuova teoria sul matrimonio. Due persone si innamorano, vivono insieme e poi all'improvviso, un giorno non hanno più niente da dirsi. Insomma, non riescono più a trovare un argomento valido di cui parlare, e sono presi dal panico. Poi un lampo di genio: al fidanzato viene in mente che c'è un modo per uscire da questo impasse... lui chiede alla sua amata di sposarlo. Da quel momento avranno qualcosa di cui parlare per il resto della loro vita" (Gareth, Simon Callow).

Vorresti non sposarmi?

Cerimonie ufficiali e pompose, dal gusto british e vagamente retrò, costellano il film che ha lanciato la formula della commedia inglese di successo, nonché il fascino e lo humour di Hugh Grant (pronto invece a capitolare nella vita reale con l'ereditiera Jemima Khan-Goldsmith) nel suo ruolo prototipico: quello di imperituro single, terrorizzato dalla prospettiva matrimoniale, spesso timido e impacciato ma irresistibile.

Diretto da Mike Newell (oggi impegnato nelle riprese del quarto episodio della saga di Harry Potter, Harry Potter e il calice di fuoco), Quattro matrimoni e un funerale annovera molti degli elementi che costituiranno il marchio di fabbrica dei film sceneggiati da Richard Curtis, responsabile anche dello script di Notting Hill e di Il diario di Bridget Jones, approdato nel 2003 alla regia con Love Actually - L'amore davvero: innanzitutto l'incontro casuale tra un uomo e una donna, destinato a sconvolgere l'esistenza di entrambi; un meccanismo solido e ben ritmato di inarrestabili equivoci e gag verbali e fisiche; una carrellata di personaggi - spesso secondari - strepitosi (valgano per tutti il Gareth di questa pellicola, il Rhis Ifans di Notting Hill e il Bill Nighy di Love Actually); ); infine un tappeto sonoro funzionale ed orecchiabile, scandito da hit internazionali (Love Is All Around dei Wet Wet Wet e But Not For Me di Elton John per Quattro matrimoni e un funerale, It's raining Men di Geri Halliwell e Out of Reach di Gabrielle per Il diario di Bridget Jones, _ When You Say Nothing at All_per Notting HIll.

Con un occhio agrodolce e ironico al rituale ancestrale delle nozze, e di conseguenza al corollario di avvenimenti che queste comportano, il film vede come protagonisti lo scapolo e ritardatario Charles (Grant, appunto), ossessionato e inseguito dallo spettro delle sue ex - specialmente da quello di Henrietta -, e la sua scapestrata compagnia di amici: l'appassionata Rossella, il goffo e simpatico Tom (James Fleet), la sorella di questi, Fiona (un'algida Kristin Scott Thomas), snob ma fragile, segretamente innamorata di Charles, l'intuitivo e brillante Matthew (John Hannah), l'iroso eccentrico impagabile Gareth (Simon Callow) e infine David, fratello sordomuto di Charles (David Bower).

Appartenenti all'alta borghesia inglese, ricchi ed eccentrici quanto basta, gli amici di Charles formano una famiglia allargata ante litteram, molto unita al suo interno, soffrono le pene d'amore e sono impegnati nella - forse vana - ricerca dell'anima gemella. Allergici al lavoro, i nostri eroi svicolano e si dibattono, a distanza di pochi mesi, tra matrimoni e banchetti di amici e conoscenti, dove si stabiliscono le basi per future unioni e dove avvengono incontri imbarazzanti o veri e propri colpi di fulmine.
Come quello che tramortisce Charles all'inizio del film, dal momento in cui conosce Carrie (Andie MacDowell), solare e abbagliante americana, che lo sedurrà per poi sposarsi con un attempato gentleman scozzese.

Il loro tira e molla sentimentale percorrerà come un leitmotiv tutto il film, ricco di scene e battute comiche ormai di culto (tra le quali la prima celebrazione officiata da un Rowan Atkinson-sacerdote emozionato e pasticcione) ma anche di momenti drammatici e commoventi che rendono Quattro matrimoni e un funerale un film speciale e, a suo modo, unico nel quadro del genere della commedia romantica.