Vite da gemelli
Che si tratti di un effettivo legame genetico o di una semplice leggenda metropolitana, è risaputo che i fratelli gemelli sono dotati di poteri eccezionali. Abituate a condividere e coabitare ancor prima della nascita, queste coppie esclusive sviluppano linguaggi segreti e una sensibilità quasi ultrasensoriale per captare gli stati d'animo dell'altro. Una sorta di unione atavica che tutti unisce indistintamente, fatta eccezione per Jack e Jill. Dopo essere cresciuti nel Bronx costantemente uno accanto all'altro, i due si separano prendendo strade diverse e indebolendo, in questo modo, il loro legame gemellare. Così, diventato un produttore pubblicitario con moglie, figli e villa a Los Angeles, Jack affronta con malcelata sopportazione l'annuale visita della sorella per il giorno del Ringraziamento. Al contrario, saldamente ancorata ai ricordi della loro infanzia, Jill arriva con la sua fisicità mascolina e un'inaspettata tenerezza d'animo a sconvolgere la perfetta quotidianità del fratello, riversando su di lui una quantità spropositata di affetto tanto inespresso quanto costantemente fuori luogo. Ma tutto sembra destinato a cambiare quando, lontano da ogni previsione, la sorella indesiderata riesce ad attrarre le attenzioni amorose di una delle star più luminose del firmamento hollywoodiano. Al Pacino, sull'orlo di un esaurimento nervoso causato dalle sue performance teatrali, vede in questa donna scarsamente attraente e onestamente ruvida il riflesso dei suoi anni giovanili trascorsi sulle strade del Bronx. Un amore folle che Jack benedice immediatamente sperando in un tornaconto personale, ma che lo costringerà a fare i conti con una Jill più attratta dalla calorosa naturalezza di un giardiniere messicano che dall'enfatica eccentricità di un premio Oscar.

Senza ambire ad elementi di critica sociologica, il film rispetta pienamente gli intenti di una cinematografia familiare che, prestando particolarmente attenzione alle richieste di un pubblico adolescenziale, stempera gli immancabili buoni sentimenti americani con una giusta dose d'irriverenza. La tempistica comica costruita dal duo Dugan/Sandler rifiuta l'eccesso di una volgarità verbale più adulta, ma sceglie di riproporre le forme di un'ilarità infantile, mostrando quanta perfida innocenza può celarsi dietro il fattore scatenante di una risata. Da qui, l'uso di un umorismo sempre volutamente demenziale in cui l'essere umano mette in gioco le infinite possibilità espressive di corpo e anima.

Movieplayer.it
3.0/5