Vinterberg ci racconta il suo ritorno in Danimarca

"Non farei mai un remake di un mio film come ha fatto Haneke". Ha le idee chiare il fondatore del Dogma95, che accusa: "Non ho fatto un film in Italia perchè non avete fondi per il cinema"

Un sorridente Vintenberg arriva al Festival di Roma, contento e soddisfatto di presentare Riunione di famiglia, ultimo suo film che segna il ritorno di uno dei fondatori del Dogma95, celebre movimento cinematografico danese, in patria. "Da quando ho fondato e aderito al Dogma - si schernisce il regista - ho cercato di evolvermi, di sperimentare nuove vie, nuove strade".
In Riunione di famiglie è evidente: nonostante le analogie con Festen, sua opera più celebre, le tecniche di ripresa sono differenti, i contenuti veicolati divergenti, più maturi, forse, ma anche più consolatori. "Ci sono senz'altro molte analogie che percorrono i miei film - ci dice a proposito - Festen è stato un pugno in faccia però, e per questo è diverso da Riunione di famiglia. Questo film, al contrario, fa uno sforzo per essere leggero e sottile, per cercare di cogliere momenti particolari, per certi versi anche divertenti, di persone fragili. E' un tentativo dunque di descrivere momenti in cui non ci si urla in faccia, ma si confronta con chi ha di fronte".
Il titolo originale, A Man Comes Home, parrebbe essere in qualche modo autobiografico, ammiccare al suo tornare a fare film dopo anni in Danimarca. "Ma non è assolutamente vero! - fuga così ogni dubbio Vintenberg - Il titolo non era intenzionale,comunque non è incentrato sulla mia autobiografia. Sarebbe un'ossessione nei confronti di me stesso! Il titolo, dunque, riguarda esclusivamente il film, la storia raccontata".

La storia di un uomo che torna a casa, in famiglia, appunto. Anche se Vintenberg, nonostante quest'ultimo e Festen, non si sente affatto un regista legato esclusivamente al tema familiare. "In tutti i film che ho fatto ci sono temi che si ripetono. Uno dei temi è lo scenario familiare, soprattutto una famiglia caotica. Probabilmente perchè sono cresciuto in una comunità Hippy, dopotutto, piena di gente e di situazioni ingarbugliate".
"Non mi sembra di ripetermi - continua - ho fatto tanti film non sulla famiglia. Sono rimasto amico di tanti amici del Dogma, e sul nostro lavoro ci confrontiamo, andiamo a cena insieme, parliamo dei nostri film, ci poniamo domande per le quali ancora non abbiamo trovato risposte. Ci interessiamo di tutto!".
Forse è anche per questo che, dopo una non breve avventura negli Stati Uniti, ha deciso di tornare in patria: "Ho fatto un video musicale giusto un mese fa negli States, le cose lì sono più facili, mi sono divertito, ma alla fine ho deciso di rimanere in Europa, mi piace più il clima, anche se per fare qualsiasi cosa incontri più complicazioni".
E in particolare, al danese piacerebbe abbandonare il clima rigido della Scandinavia per venire a girare nel belpaese. "In effetti mi piacerebbe moltissimo fare un film in Italia, sono stanco di fare film al freddo. Adoro il vostro paese ed il cinema che fate lì. Quando ho deciso di tornare in Europa, ho pensato proprio di fare un film in Italia. Ma mi hanno detto che non ci sono soldi nè finanziamenti, che il vostro primo ministro Berlusconi ha fatto tabula rasa del cinema, così sono stato un pò costretto a ritornare in Danimarca". Ma non ne è rimasto affatto scontento: "Abbiamo il vantaggio di avere attori di grande talento da noi, una vera ondata di rinnovamento, contestuale all'ondata del Dogma, una felice riunione di due movimenti che hanno attraversato il nostro paese, anche se ora siamo in crisi. Si, vi dò questa notizia, il cinema danese è in crisi. Non ci sono scuole eccezionali, è semplicemente un paese di lavoratori tenaci, che "fanno i compiti"".

Conoscendo la particolare visione del cinema del regista, lo provochiamo chiedendogli se girerebbe un remake di un suo film negli States sulla falsariga di quello che ha giù fatto Haneke con Funny Games e Babluani con 13 - Tzameti.
"Non mi attira per niente l'idea di un remake - risponde secco - _E' proprio il contrario di quello che per me significa il rinnovamento nel cinema. Il modo in cui l'ha fatto Haneke è in qualche modo interessante, quasi arrogante. Però il remake di un mio film soffocherebbe quello che io ho in mente come idea di cinema, cioè un'esplorazio_ne".