Venezia 78: le preferenze della redazione di Movieplayer.it

Ecco le preferenze e le delusioni da parte della redazione di Movieplayer.it sui film presentati, tra concorso e fuori concorso, al Festival di Venezia 2021.

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È stata la mano di Dio: Filippo Scotti in una scena

Dopo undici ricchissimi giorni, anche questa edizione del Festival di Venezia 2021 è giunta al termine. Un'edizione davvero densa di titoli, con una selezione, tra concorso e fuori concorso, davvero molto elevata rispetto alla media degli altri anni. Si è trattato di un festival più glamour e ricco di star rispetto all'anno scorso (che era, invece, un'edizione più cinefila e meno mainstream), grazie anche alla presenza di alcuni film hollywoodiani molto attesi (Dune, The Last Duel, tra gli altri) che hanno reso il red carpet un appuntamento imperdibile. Un'edizione che, non lo neghiamo, ha fotografato un cinema italiano variegato e diverso (cinque i titoli in concorso, ognuno con un proprio stile e una propria voce), ma in generale ha anche dimostrato come la settima arte sia pulsante e viva. Forse avevamo bisogno di uscire dalla nostra dimensione domestica, aprire la porta di casa e ritornare a scoprire ciò che sta all'esterno, anche mettendoci in discussione. Undici giorni di festival che ci hanno fatto riscoprire il piacere della visione collettiva e del confronto. Per questo motivo finisce un Festival di Venezia che, nonostante le mascherine in sala e la capienza ridotta, ha dato l'impressione di donare ossigeno e farci tornare a respirare.

Un tema, quello sull'uscire, riscoprirsi e sentirsi liberi, molto presente in vari film del concorso (Spencer, È stata la mano di Dio, ma anche Captain Volkonogov Escaped). Come ogni anno, anche per questa Venezia78 abbiamo raccolto le preferenze della redazione di Movieplayer.it. Lo diciamo subito: non è stato facile. Non per la mancanza di titoli forti, ma, paradossalmente, proprio per il motivo opposto.
In attesa della cerimonia di chiusura che sancirà definitivamente la fine di quest'edizione, torniamo a casa dopo un viaggio di undici giorni, con gli occhi rinnovati, guardando fuori dal finestrino del treno, portandoci con noi un mosaico di storie.

Luca Liguori

Top 5

  1. È stata la mano di Dio: Semplicemente il film più emozionante del concorso, forse in assoluto tra i più belli mai girati da Paolo Sorrentino. Il regista si mette a nudo e ci fa capire tantissimo del suo rapporto con il cinema e della sua filosofia di vita.

  2. Spencer: Si può fare un film su Lady D senza cadere nella trappola del già detto? Se ti chiami Pablo Larrain sì, e infatti questo Spencer mischia i generi, rischia tantissimo ma ci fa ancora una volta innamorare della principessa triste. E perfino di Kristen Stewart che la interpreta.

L'evenement: Film shock su un aborto illegale, quasi speculare al capolavoro di Mungiu 4 Mesi, 3 Settimane e 2 Giorni. Ma questa volta la protagonista è completamente sola e per questo il tutto è ancora più angosciante. Strepitosa Anamaria Vartolomei, davvero da applausi e da premio.

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  1. Qui rido io: Mario Martone realizza il suo film migliore e più emozionante. Merito di tutto il cast (Servillo in primis è bravissimo) ma anche del materiale di partenza: la storia di Eduardo Scarpetta e della sua famiglia allargata è di quelle che non possono lasciare indifferenti.

  2. Captain Volkonogov Escaped: Un film che sorprende continuamente, dal gran ritmo e con un protagonista carismatico. La dimostrazione che si possono approcciare argomenti iper abusati in modo originale.

Il film italiano

In un'annata ricca di grandi film italiani - avremmo voluto inserire tra i migliori anche America Latina e il documentario Ennio - ci teniamo a segnalare il bellissimo Ariaferma di Leonardo Di Costanzo. Un prison movie diverso da quel che siamo abituati a vedere e con la coppia Servillo-Orlando davvero da applausi.

La sorpresa del festival

The Last Duel di Ridley Scott sorprende in primis per la sua sceneggiatura a sei mani, ricca di sensibilità e di impressionante attualità. A questo aggiungiamo grandi performance attoriali (Jodie Comer la rivedremo agli Oscar) e una regia ispirata che sfocia in un duello brutale e di grande impatto.

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The Last Duel: Jodie Comer in una scena del film

Il mostro della mostra

Tra tanti ottimi film italiani ce ne è anche uno che proprio non abbiamo digerito: La scuola cattolica di Stefano Mordini fallisce nell'impresa (quasi impossibile a dire il vero) di adattare il complesso romanzo premiato con lo Strega e diventa un vero e proprio pasticcio in cui si fatica a provare empatia di qualsiasi tipo verso anche solo uno dei tanti (troppi) personaggi. Decisamente non è questo il cinema italiano di cui vogliamo andare fieri.

La scena cult

Un festival così ricco ci ha regalato letteralmente decine di scene cult che ricorderemo e citerei in futuro. Ma vogliamo ricordare il bellissimo documentario Ennio anche per i tanti momenti divertenti e simpatici che ci regala il Maestro Morricone, raccontando aneddoti (come quello su Petri e Indagine su un cittadino) davvero fantastici.

La scena scult

Purtroppo più di una scena di The Power of the Dog scivola verso lo scult. Ma anche buona parte de La scuola cattolica.

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Giuseppe Grossi

Top 5

  1. È stata la mano di Dio: Sorrentino si mette a nudo e ci regala il suo film più sentito, sincero e di cuore. Un ritratto familiare dolcissimo e amaro, che è anche il racconto di un ragazzo immerso nei dubbi e nelle speranze di una città intera. Senza dubbio il film più emozionante e commovente di questa splendida Venezia 78.

  2. Spencer: dopo Jackie, Pablo Larraìn torna stravolgere il genere biografico con un film di suggestioni. Il malessere, l'inadeguatezza e la vitalità di Lady Diana attraversano un film dalla cura estetica quasi maniacale. Con Spencer Larraìn va oltre Diana attraverso Diana grazie a una vocazione universale, e allo stesso tempo riscatta la donna soffocata dalle etichette di una vita che le stava strettissima.

  3. Official Competition: ironico, acuto e pungente. Un lungo dietro le quinte del mondo del cinema messo in scena con ispirata intelligenza. Un film esilarante, che fa riflettere dopo ogni risata e allo stesso tempo deride la fiera della vanità distruggendo il culto dell'Ego.

  4. Captain Volkonogov Escaped: un viaggio nel Purgatorio sospeso tra un senso di colpa infernale e un perdono paradisiaco. Una caccia all'uomo cruda e brutale, che va alla ricerca delle redenzione in modo quasi disperato.

  5. Qui rido io: Mario Martone si lascia ispirare da Eduardo Scarpetta. E allora per una volta lascia da parte l'intellettuale per abbracciare il popolare. Qui rido io racconta la caduta di un vecchio re e la nascita dell'impero. La fine di un'epoca e l'inizio di una grande eredità. Teatro immortale travestito da bellissimo cinema.

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Il film italiano

Freaks Out: "Si può fare!". Così gridava qualcuno dando vita al freak dei freak. Gabriele Mainetti lancia un urlo pieno di orgoglio e ci regala il primo blockbuster nostrano. Spettacolo e sentimento si fondono in questo bellissimo omaggio al cinema d'avventura di spielberghiana memoria. Un altro cinema italiano è possibile, e sarà premiato davvero quando smetteremo di considerarlo strano come un freak.

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Freaks Out: una sequenza

La sorpresa del festival

Ennio: un documentario appassionato e appassionante su Ennio Morricone. Molto più di un compositore, ma uno dei più grandi musicisti del Novecento. Tra aneddoti, interviste a grandi figure del cinema (e della musica), immagini di repertorio e retroscena (buffi e commoventi) Giuseppe Tornatore confeziona un film che ti fa venire immediatamente voglia rivedere e risentire i grandi cult musicati dal maestro sullo schermo più grande possibile.

Il mostro della mostra

Les promesses: rendere piatto e incolore un personaggio interpretato dalla mitica Isabelle Huppert è ardua impresa. Questo film ci riesce alla grande.

La scena cult

Il duello finale di The Last Duel: poderoso, realistico e coinvolgente.

Official Competition, la recensione: distruggendo la fiera della vanità

La scena scult

La sequenza finale de Il collezionista di carte, in cui tutto il senso della misura del film di colpo viene meno per dare vita a un rallenty che ridefinisce il concetto di "cringe".

Carlotta Deiana

Top 5

  1. È stata la mano di Dio: Il bellissimo ed emozionante film di Paolo Sorrentino. Una lettera d'amore ai suoi genitori, alla città di Napoli e alla sua infanzia. Indimenticabile.

  2. Spencer: Il ritratto di Diana Spencer di Pablo Larraín, uno sguardo intimo e toccante sulla vita di un'icona.

  3. L'envenement: La difficile storia di una studentessa universitaria che decide di abortire nella Francia degli anni Sessanta, quando era ancora illegale. Un film che non può lasciare indifferenti con una magnetica protagonista.

  4. The Last Duel: Ancora un film ambientato nel passato, ancora un tema tremendamente attuale. Tre punti di vista per la storia di una donna, interpretata da una splendida Jodie Comer, che decide di non nascondere la verità e denunciare il suo aggressore.

  5. America Latina: L'ultimo film dei fratelli D'Innocenzo è l'ennesima sorpresa: una regia ispirata e una storia che - pur nel suo essere così enigmatica - trascina e cattura.

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America latina: un'immagine

Il film italiano

Qui rido io: l'indimenticabile ritratto del padre della commedia teatrale napoletana, Eduardo Scarpetta, e della sua enorme famiglia allargata. Toccante, divertente ed assolutamente imperdibile.

La sorpresa del festival

Official Competition: del duo Duprat-Cohn, questo film è una satira esilarante e sagace sul mondo del cinema. Imperdibile anche per le performance di Penelope Cruz, Antonio Banderas e Oscar Martinez, mai così divertenti.

Il mostro della mostra

On the Job: The Missing 8: Questo film filippino di più di tre ore parte in maniera interessante ma si perde velocemente in un miasma di personaggi, sottotrame e situazioni improbabili. A Bella Ciao in filippino, poi, volevamo lasciare la sala.

La scena cult

I personaggi di Banderas e Martinez, in Official Competition, che provano la loro parte sotto un enorme masso tenuto su da una gru. Direttive della regista Lola, interpretata da Penelope Cruz, che vuole ottenere da loro più intensità drammatica.

La scena scult

Benedict Cumberbatch nel ruolo di Phil Burbank in The Power of the Dog che si sfila dalle mutande il fazzoletto con le iniziali di Bronco Henry, annusandole. La consapevolezze che non si lavava mai (lo stesso Cumberbatch ha dichiarato che durante le riprese non si è fatto la doccia per una settimana) rende il tutto ancora più scult.

Matteo Maino

Top 5

  1. È stata la mano di Dio: Paolo Sorrentino si racconta in un film intimo, delicato, divertente e drammatico allo stesso tempo. E soprattutto emozionante. Privo di ogni esasperazione stilistica presente nell'ultimo periodo del regista, È stata la mano di Dio è un film adulto e maturo, capace di mettere d'accordo estimatori e detrattori del regista. Arrivati alla fine del Festival, con alcune sequenze ancora stampate nella memoria, rimane il film più bello del concorso.

  2. Spencer: Una fiaba al contrario, in cui la Principessa deve riappropriarsi della propria identità semplice. Con protagonista una Kristen Stewart magnetica, Spencer è l'ennesimo gioiello di Pablo Larraín, che qui dimostra una prova di regia maiuscola, con sequenze incredibili e una fotografia pastellata che non lascia indifferenti.

  3. America Latina: La conferma dello straordinario talento registico di Fabio e Damiano D'Innocenzo, con un terzo film davvero autoriale e "da festival". Narrazione poetica, che procede attraverso le immagini e lascia più domande che risposte, America Latina costruisce un'atmosfera di angoscia per tutti i 90 minuti del film. La dimostrazione di una voce unica e personale di questi giovanissimi registi italiani.

  4. Official Competition: si ride tantissimo grazie a un trio di attori davvero sorprendente in questo film spagnolo. Ricco di idee visive, Official Competition sbeffeggia e fa riflettere sull'industria cinematografica, sul ruolo dell'attore, sui premi, sui festival e sull'ego degli artisti. Uno di quei film capaci di utilizzare al meglio il linguaggio cinematografico, giocandoci.

  5. Ennio: il documentario di Giuseppe Tornatore su Morricone è stato un colpo di fulmine. Il racconto della carriera del celebre compositore, attraverso interviste e aneddoti (anche narrati dallo stesso Morricone molto rilassato), funziona grazie a un montaggio da manuale. Più che un elogio, il ritratto di un genio della musica. Emozionante sotto vari aspetti.

Il film italiano

Tanti film italiani in concorso e fuori concorso, tutti diversi, a dimostrazione di un cinema nostrano variegato e vivo. Risulta difficile sceglierne uno in particolare, ma scegliamo di soffermarci su Freaks Out di Gabriele Mainetti. Un film per certi versi imperfetto, come i freaks protagonisti, ma unico nel suo genere. Un blockbuster italiano che appare come una novità assoluta e fa ritrovare allo spettatore un senso di meraviglia.

La sorpresa del festival

The Blind Man Who Did Not Want to See Titanic: un racconto brevissimo, con protagonista un uomo affetto da sclerosi multipla, incapace di muoversi senza sedia a rotelle e quasi completamente cieco che decide di raggiungere la sua amata. Un film fortissimo, quasi completamente sfocato per immergerci nella difficoltà del protagonista, con un'esplosione emotiva finale che non lascia indifferenti.

Il mostro della mostra

Peggio dei film non riusciti e respingenti ci sono i film che vogliono raccontare tanto, ma risultano abbozzati. The Power of the Dog di Jane Campion non è un brutto film di per sé, ma si rimane basiti da come vengono sprecati i talenti presenti all'interno del film, tra un Benedict Cumberbatch totalmente fuori parte e una sceneggiatura che non riesce a colpire emotivamente quanto dovrebbe.

La scena cult

Un festival pieno di momenti indimenticabili (l'epifania in Spencer, il finale del film di Sorrentino, quasi ogni sequenza di Official Competition), ma la menzione d'onore va a un omicidio presente in Halloween Kills, uno slasher camp di stampo anni Ottanta dove funziona una certa creatività nella morte delle povere vittime di Michael Myers. Senza voler rivelare troppo, vi diciamo solo che questa scena colpisce alla velocità di un proiettile, tanto da rimanere bene impressa nella nostra mente.

La scena scult

Difficile trovare una scena scult in questa varietà di titoli, ma è oltremodo difficile dimenticarsi di Kirsten Dunst che ha un'esperienza quasi mistica mentre indossa un paio di guanti in The Power of the Dog. Un momento di overacting in cui è percepibile un certo imbarazzo.

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Halloween Kills: Jamie Lee Curtis in una scena d'azione

Valentina Ariete

Top 5

  1. È stata la mano di Dio: Uno dei film a cui più si è continuato a pensare in tutti questi giorni, commovente come pochi altri. C'è tutto: l'amore, la morte, il sesso, i sogni, la disillusione, il senso dell'umorismo. Il più bel film di Paolo Sorrentino è la sua storia, ma riesce a essere la storia di tutti.

  2. Spencer: Una prova di regia elegantissima: Pablo Larraìn trasforma la storia di Lady D in un film di fantasmi. In cui le angosce della protagonista, una Kirsten Stewart mai così brava, diventano visioni nella sua mente che si alternano seguendo un ritmo jazz.

  3. Freaks Out: Un film pieno di cuore e acciaio. L'ambizione più sfrenata incontra il desiderio di meraviglia. Ci si ispira al cinema americano, in particolare quello di Steven Spielberg, ma lo spirito è quello della commedia all'italiana. Il cast è perfetto. Un film fatto per il pubblico. Finalmente.

Freaks Out, la recensione: diversi nell'aspetto, classici nell'anima

  1. America Latina: Il talento dei fratelli D'Innocenzo dobbiamo tenercelo stretto. In America Latina, loro terzo film, sfoggiano una padronanza del mezzo che lascia impressionati. Ogni inquadratura è un capolavoro di ricerca. Elio Germano sempre più bravo, terza colonna portante della pellicola. Un film difficile, inizialmente respingente, che cresce nel tempo: le immagini rimangono impresse nella mente e cominciamo a capirle soltanto una volta elaborate.

  2. Scenes from a Marriage: La miniserie di Hagai Levi non fa rimpiangere l'originale di Ingmar Bergman e vanta la coppia più bella e brava di tutta la Mostra: Jessica Chastain e Oscar Isaac sono semplicemente sublimi.

Il film italiano

È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino.

La sorpresa del festival

L'attrice Aurora Giovinazzo, interprete di Matilde in Freaks Out di Gabriele Mainetti: al tempo delle riprese aveva soltanto 15 anni e per presenza scenica e intensità promette di essere un'interprete da tenere d'occhio. La sua "freak" è il cuore del film. Anche noi abbiamo la nostra Daenerys Targaryen.

Il mostro della mostra

American Night di Alessio Della Valle. Raramente si è vista un'accozzaglia simile di scene e personaggi senza senso. Sceneggiatura e cast totalmente fuori controllo al punto che gli stessi personaggi, dopo che uno dei protagonisti è sparito per buona parte del film, si chiedono chi sia lo stunt-man che ha dato il la a tutta l'inutilmente complicata vicenda di un quadro di Andy Warhol rubato.

Scena cult

Lino Musella nel ruolo del vicino di casa che disegna con il pennarello un pene sullo specchio dell'ascensore per far ridere Maria (Teresa Schisa): il riso nella tragedia. Bellissima.

Lady D (Kristen Dunst) soffocata dalla vita di corte e dal tradimento del marito, immagina di mangiare la collana di perle che le è stata appena regalata da Carlo per Natale, ma che ha donato anche all'amante Camilla.

Scena scult

Diverse scene di The Power of the Dog di Jane Campion: Phil Burbank (Benedict Cumberbatch) che si strofina addosso un fazzoletto appartenuto all'amico Bronco Harry. Rose (Kirsten Dunst) che in preda a un delirio indotto dall'alcol si mette dei guanti di pelle e continua a dire: "Come sono morbidi".