Venezia 69, Marco Bellocchio in concorso con Bella Addormentata

Standing ovation in sala stampa per il secondo film italiano in lizza per il Leone d'Oro, un dramma intenso ispirato alla vicenda di Eluana Englaro; 'In parlamento c'è una disumanità psicologica', ha raccontato in conferenza l'autore piacentino.

Solo un anno fa riceveva dalle mani di Bernardo Bertolucci il Leone d'Oro alla carriera e oggi Marco Bellocchio torna al Lido per presentare la sua ultima fatica, Bella Addormentata, secondo film italiano in concorso al Festival di Venezia. Molto si è detto nei mesi passati di questa pellicola, scritta con Stefano Rulli e Veronica Raimo, ispirata alla vicenda di Eluana Englaro, la giovane donna di Lecco morta nel febbraio del 2009 dopo 17 anni di stato vegetativo, su richiesta dei familiari di interrompere l'alimentazione forzata. Fu l'epilogo di una lunga e dolorosa vicenda giudiziaria sul tema della fine vita, segnata da polemiche e dibattiti politici spesso e volentieri ai limiti del buon gusto. Non è però il solo tema cardine di un'opera che, grazie alle differenti storie che si intrecciano, affronta in maniera più ampia altri argomenti cari all'autore piacentino. Oltre ad una giovane donna in coma, vegliata da una gelida madre religiosa, ci sono due ragazzi del fronte laico, il politico che cerca rimanere fedele alla propria coscienza, nonostante le pressioni della corrente di maggioranza del suo partito e il medico che ostinatamente cerca di impedire ad una tossicodipendente di suicidarsi. Accompagnato da un cast di strepitosi attori che comprende Isabelle Huppert, Toni Servillo, Maya Sansa, Pier Giorgio Bellocchio, Michele Riondino e Alba Rohrwacher, Marco Bellocchio si è espresso a tutto campo nella conferenza stampa di rito dov'è stato accolto da una standing ovation.

Perché ha deciso di partire dalla vicenda di Eluana Englaro per il suo film?
In realtà la cosa è nata per caso. In quei giorni sono stato aggredito e coinvolto da quello che vedevo e per reazione mi sono venute in mente delle immagini, poi dei personaggi e infine delle storie che ho lasciato decantare. Dopo qualche tempo ho ripreso le immagini e assieme a Stefano e Veronica abbiamo orchestrato, arricchito e strutturato il film. Ci tengo a dire che nulla è stato voluto e determinato per affermare un principio, un'idea o una tesi. Certamente il film svela quello che io penso, ma in modo complesso e non ecumenico, è semplice ed essenziale senza divagazioni ideologiche o compiacimenti. Mi interessava sottolineare il fatto che, a parere mio, Eluana vivesse una vita vegetativa, dare un riconoscimento al padre e nel contempo rappresentare dei risvegli come quello della ragazza che vuole morire a tutti i costi, rivendicando la libertà di uccidersi. Non lo fa perché scopre che c'è qualcosa di buono nel medico che la salva. Ma non si è trattato di una simmetria volontaria.

Nel film c'è anche un profondo rispetto per il sentire cattolico...
Ma non mi sono convertito! La mia è sempre una posizione calmamente laica, tuttavia l'immaginazione non può respingere o castrare delle cose che ti vengono in mente. Non voglio annullare o condannare chi ha fede, anzi guardo a loro con curiosità e interesse. Nel film c'è un momento molto importante, cioè quando in tv si vede la sequenza del film di Mauro Bolognini, La vera storia della Signora delle Camelie, in cui la protagonista, proprio Isabelle, beve il sangue di un vitello sgozzato. Ecco, questo tipo di dimensione estrema, glaciale, assoluta è qualcosa che io considero al limite del patologico.

Ha sentito il padre di Eluana prima di girare il film?
Mi sono sentito in dover di parlare con Beppino Englaro prima delle riprese e lui è stato estremamente disponibile. Fin dall'inizio gli ho detto che sarebbe stato un film di fantasia e lui non ha fatto obiezione. Il 7 settembre inoltre ci incontreremo a Udine per presentare il film. Lo ha visto, ma non dico nulla di ciò che pensa.

Servillo, il personaggio che interpreta, il senatore Beffardi, è probabilmente uno dei pochi politici fragili e in crisi di coscienza... Toni Servillo: ho seguito un indicazione chiara che mi ha dato Marco, cioè rendere i suoi dubbi con una grande dignità. Beffardi è un personaggio ricco di conflitti, una ricchezza con cui se uno se lo merita, va a nozze. Del resto lavorare con Marco è piuttosto semplice perché ha una curiosità per questo strano individuo che è l'attore.

Ha paura che il suo film possa essere considerato un affronto da tutti i familiari di persone in stato vegetativo che vivono con una certa serenità la condizione difficile dei propri cari? Marco Bellocchio: sarebbe innaturale per me utilizzare questo film come bandiera di una tesi, anche se, lo ripeto, ho delle idee personali sull'argomento. So bene che del film se ne discuterà in tal senso, ma non va sottovalutato il suo aspetto artistico.

Si è fatto un idea di come il pubblico straniero possa reagire al film?
Assolutamente no, se dovessi pensare a come possa reagire una platea internazionale non ce la farei più. A volte i miei film sono stati apprezzati all'estero, altre volte no, però sarebbe un calcolo assurdo come i pronostici che certi produttori fanno sugli incassi.

Signora Huppert, il suo è il personaggio della Divina Madre, qual è il suo rapporto con la trascendenza e come ha lavorato sul suo personaggio? Isabelle Huppert: io non mi pongo domande sul personaggio prima di interpretarlo. Solo dopo, dalle domande che mi fanno, riesco a capire che cosa ho fatto. Lei mette in scena la morte della figlia, la trasforma nel personaggio di una fiction, nella bella addormentata della favola e si rifugia nella religione, ma tutti i personaggi sono tentennanti, pieni di contraddizioni, ecco perché l'onestà intellettuale è immensa. Il film ci pone una domanda, noi vogliamo essere liberi, ma cosa ne facciamo di questa libertà? Nessuno ha la risposta.

Bellocchio, la classe politica ritratta nel film non fa certo una bella figura... Marco Bellocchio: sì, ma non c'è disprezzo nella descrizione. Io mi sono interessato della loro disperazione, dello smarrimento che provano. Quando Herlitzka dice che in Parlamento ci sono tanti malati non era solo una battuta. C'è una disumanità patologica, molto più della volontà di arraffare e di rimanere incollati alla poltrona.
Roberto Herlitzka: considerato il luogo in cui la battuta è detta (una sauna ndr) possiamo parlare di un piccolo inferno, una palude che emana dei fumi e loro sono dei dannati di seconda classe.