C'è una nuova detective in tv. Brillante, spiritosa, perspicace. Un successo annunciato? Forse. E il merito è tanto di Cristina Cassar Scalia, che ha inventato il personaggio letterario (edito da Einaudi), ed è tanto dell'attrice che la interpreta. Un ruolo, potremmo dire, che sembra scritto apposta per lei. Un'attrice giovane, consapevole, preparata. Perché mai come oggi il nostro panorama cinematografico e seriale ha un futuro (e un presente) assicurato. Ecco, Giusy Buscemi fa parte di questa meravigliosa new wave attoriale: classe 1993, dopo Miss Italia del 2012 ha capito che fare l'attrice era per lei una sorta di percorso annunciato. Applicazione, studio, impegno. E l'opportunità da cogliere. Ed eccola, allora, quella della svolta: diventare Giovanna Guarasi nella miniserie Mediaset Vanina - Un vicequestore a Catania(su Canale 5 dal 27 marzo e in streaming su Mediaset Infinity), diretta dal bravo Davide Marengo e, appunto, tratta dai romanzi della Scalia.
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La storia? Proviamo a riassumerla in una riga: dopo essersi trasferita a Catania (vero e proprio personaggio), Vanina (così la chiamano tutti) è a capo della sezione omicidi. In qualche modo, vuole onorare e perseguire le orme di suo papà, anch'esso ispettore, ucciso dalla mafia. E il tono? È quello tipico del giallo, tra umorismo, intrecci, emozioni. Di Vanina - ma anche del suo essere attrice - abbiamo parlato con Giusy Buscemi, partendo dai quattro elementi che fanno una buona ispettrice: fiuto, tenacia, empatia, spirito di squadra. Sono applicabili anche al mestiere dell'attrice? "Il fiuto non saprei come collocarlo, però è importante capire dove impegnarsi, e cosa fare", ci dice al telefono. "La tenacia e lo studio poi sono fondamentali: non è un mestiere che si impara una volta e basta. Appena sono ferma, cerco di studiare, sempre. Lo spirito di squadra è importante, perché sul set ci sono centinaia di persone. C'è un equilibrio di ruoli"_.
Giusy Buscemi, la nostra intervista
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Ma con Giusy Buscemi partiamo poi da lontano. Da quando si è trasferita a Roma, iniziando a studiare per diventare attrice. "Il mio lavoro è nato mentre lo scoprivo. Mi sono trasferita a Roma dopo Miss Italia, e ho iniziato a studiare: mi sono messa alla prova, pensando al fatto che se non fosse andata come sperato avrei dovuto trovato altro", continua l'attrice. "Questo però mi de-responsabilizzava, senza portarmi a dare il massimo. Quello dell'attrice è stato un lavoro che è contemporaneamente all'impegno messo in campo. Poi però deve arrivare quello che spero accada a tutti: l'occasione e l'opportunità. Che sia un provino, o un regista che ti nota. Opportunità che arrivano anche dal valore che ripongo nell'arte: bisogna sempre reinventarsi, sperimentare. Rompere gli schemi". Ma quanto è difficile rompere gli schemi, oggi, in un'epoca pre-impostata? "Molto. c'è sempre un politically correct che aleggia, sul vivere e sul parlare, in base ai nostri pensieri. Rompere gli schemi è una libertà".
Vanina, il passato e le responsabilità
Come vediamo in Vanina - Un vicequestore a Catania si rincorro diversi temi, ma uno è preponderante, e accende la storia: la fuga. Vanina rompe con Palermo e vola a Catania, una città che in un certo qual modo rispecchia le caratteristiche - anche estetiche - della protagonista. "Io, quando volevo sfuggire, era perché avevo paura di affrontare esperienze diverse", spiega Giusy Buscemi. "Quando non studiavo non mi presentavo in classe. Anche all'università, volevo lasciare e non laurearmi. Ci vuole coraggio per scappare, ma poi servono le responsabilità. Vanina fugge, perché è lei a volere fuggire... Poi però deve chiudere un cerchio".
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Se si fugge, spesso si fugge dal passato. Un passato che oggi torna forte, facendoci perdere il contatto con la realtà. "Il passato lo si può riproporre in più campi, e a volte nelle serie o al cinema è importante capire la storia dei personaggi. Questo non significa che poi le persone non cambiano, anzi ci si trasforma. Il legame con il passato è parte di un rapporto complesso".
"L'arte? Bisogna valorizzarla"
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A proposito di passato, Vanina è appassionata di vecchi film in bianco e nero: "I film in bianco e nero li ho visti e studiati all'università... Godard e poi Chaplin, e devo dire che mi piacerebbe approfondirli di più: non per tornare al passato, ma tutto ciò che abbiamo ora, lo dobbiamo a coloro che sono arrivati prima. Soprattutto nel mondo dell'arte. Poi c'è sempre un modo nuovo per raccontare qualcosa: penso al lavoro di Paola Cortellesi con C'è ancora domani", e prosegue, "Poi è complicato perché si da poco valore all'arte: guardo in Francia, lì ci tengono all'arte. E un paese come l'Italia che vive di arte deve valorizzarla ancora di più". Come fare, dunque, per sostenere la nostra arte e la nostra industria? "Raccontarla: nel cinema per esempio non ci sono solo i primi piani. Il set è vario, numeroso. Prima erano aspetti meno conosciuti, oggi invece dobbiamo andare dietro le quinte, raccontando davvero quello che facciamo". Proprio come fa Giusy Buscemi.