Riccardo Scamarcio e Valeria Golino: corti a confronto

Doppio incontro con la coppia più bella del cinema italiano. Riccardo Scamarcio presenta il corto Diarchia, di cui è interprete e produttore. Valeria Golino esordisce alla regia con l'interessante Armandino e il Madre.

Il Festival di Locarno è la vetrina ideale per piccoli, ma interessanti progetti. Lo dimostra una delle coppie più solide del nostro cinema, quella formata dal bel tenebroso Riccardo Scamarcio e dalla solare Valeria Golino che, insieme a Viola Prestieri, hanno fondato una piccola società di produzione chiamata Buena Onda. Lo scopo è quello di crearsi nuovi spazi lavorativi nella giungla del cinema italiano con un governo che riduce costantemente i finanziamenti e un box office assetato di commedie disimpegnate. Tra i primi progetti del neonata Buena Onda spiccano due interessanti cortometraggi, il primo, intitolato Diarchia, è co-prodotto dal regista di Io sono l'amore Luca Guadagnino e vede protagonisti Riccardo Scamarcio, Louis Garrel e Alba Rohrwacher. A dirigere è il giovanissimo Ferdinando Cito Filomarino, autore della storia. Il secondo corto, Armandino e il Madre è diretto da Valeria Golino.

Diarchia, realizzato in 35 mm, è costato 100.000 euro ed è stato girato in sei giorni nella costosa Villa La Foce nei pressi di Chianciano Terme. Come è nata la scelta del cast?

Ferdinando Cito Filomarino: Io e Alba ci siamo conosciuti sul set di Io sono l'amore e quando le ho proposto di partecipare al mio corto ha accettato anche prima di leggere la sceneggiatura, perché gli era piaciuto il suo personaggio. Per i protagonisti maschili avevamo pensato subito a Scamarcio e Louis Garrel. E' stato Riccardo a contattare Louis. Già in precedenza volevamo lavorare insieme e così alla fine il progetto ha preso il via. Entrambi sono due attori molto fisici, muovono il corpo nello stesso modo e nello stesso tempo la tensione tra loro è evidente, perciò sapevo già che sarebbero stati perfetti per questo lavoro.

Riccardo, perchè hai deciso di fare il produttore?
Riccardo Scamarcio: La partecipazione alla produzione è nata per caso. Con Valeria Golino e Viola Prestieri abbiamo fondato una società per sostenere progetti di questo tipo. Ci auguriamo che questo contenitore possa fornirci nuovi stimoli e nuove possibilità lavorative. Il mercato del corto in Italia non ha grande spazio, ma speriamo che il film interessi distributori esteri. In Italia c'è la necessità di cercare nuovi canali per esprimersi. Tutti quelli che fanno cinema sentono una grande pressione e questo dipende dalla situazione economica. Se un regista sbaglia film non gli viene data una seconda possibilità. Distributore e produttore calcolano a monte quanto il film dovrà incassare e la presenza di una superstar non cambia le cose.
Luca Guadagnino: In Italia c'è un mercato del talento e della creatività, ma produrre un corto è una scommessa assoluta. Per noi il cinema deve essere fatto da chi un'urgenza e una sensibilità anche se è privo di esperienza. Quando ho iniziato, Laura Betti mi disse: "Tu sei un bambino e te lo rinfacceranno sempre" e avevo ventisei anni. Ferdinando è un neonato allora. Devo dire che Riccardo si è dimostrato un ottimo produttore. Il suo è un compito noioso e complesso e lui si è fatto carico di tutte le difficoltà.

Perché avete deciso di girare in francese?
Ferdinando Cito Filomarino: La lingua francese esaspera il personaggio di Riccardo. Deve sforzarsi a esprimersi nella lingua del padrone di casa, il suo accento porta i due personaggi a separarsi sempre di più. La lingua francese mette il personaggio di Garrell in posizione di superiorità.

Pensi di diventare regista come la tua compagna Valeria?

Riccardo Scamarcio: Non voglio rispondere a questa domanda perchè in realtà non lo so. Per adesso va bene così. Faccio già l'attore, ora anche il produttore. Mi sembra già abbastanza. Forse in futuro.

Valeria, Come hai scovato il bambino protagonista del tuo cortometraggio che, tra l'altro, ti somiglia moltissimo?
Valeria Golino: Il protagonista si chiama Dennis Nikolic, è di Scampia e vive in un campo rom. E' un principe, ha un'eleganza incredibile. Appena lo abbiamo visto io e Riccardo ci siamo innamorati di lui e lo abbiamo preferito a tutti gli altri bambini che avevamo incontrato.

Perché e come hai deciso di diventare regista?
Valeria Golino: Io non ho studiato da regista né da attrice. Tutto quello che so l'ho appreso dall'esperienza, dai film a cui ho lavorato. Non sempre si impara da tutti i film, ma da molti si. Per esempio sono stata influenzata moltissimo da Peter del Monte e Francesco Maselli, poi da Barry Levinson, Sean Penn, Crialese, Capuano. E' quasi inevitabile costruisi un'identità che è anche legata alla mia passione di cinefila, non solo con coloro con i quali ho lavorato. Mentre giravo ho pensato molto anche ai Dardenne e a Jane Campion. Stavolta per me era più complicato perché non sono abituata alla dimensione del corto. In alcuni casi mi sono trovata in empasse. Volevo raccontare più cose contemporaneamente e alla fine mi sono trovata a dover fare una scelta. La regia mi ha permesso di ritrovare il piacere di questo mestiere. Ho già un'idea in testa per un lungometraggio che ho iniziato a scrivere con Valia Santella e Francesca Marciano. Purtroppo non so se ce lo faranno fare. Gli attori registi hanno una libertà diversa rispetto agli attori puri, hanno modo di esprimersi più liberamente. Da tempo pensavo di fare la regista, ma questo progetto mi è stato commissionato per promuovere il Madre (Museo d'Arte Contemporanea). Sono stati i produttori a spingermi a realizzare un corto promozionale che ho anche scritto e prodotto.

Cosa si prova a dirigere invece che essere diretti?

Valeria Golino: Diventando regista passi dall'altra parte della barricata. Ho iniziato a recitare a sedici anni. L'attore è soprattutto il proprio corpo, tutto passa attraverso la tua immagine. Anche quando è freddo, stai male, ti senti brutta, aspetti da due ore di lavorare, ti stanno truccando, sai che al ciak dovrai diventare la persona più sexy del mondo. Il lavoro dell'attore è anche questo, mentre il regista ha la libertà di non apparire. Solo per questo cambierei mestiere, ma in realtà continuerò a recitare ancora a lungo.